Dal trentesimo al nono posto nella qualità della vita.
Balzo nella qualità della vita dal 30° al 9° posto in Italia di Patrizia Soffientini
Scatto d'orgoglio, il benessere abita qui. Piacenza balza dal trentesimo al nono posto sui cento campanili italiani capitanati da Aosta e sigillati dalla "maglia nera" Caltanisetta. E, meraviglia, siamo i primi nella regione Emilia Romagna dove di solito indossiamo mesti il ruolo di fanalino di coda. Un riscatto che gonfia il petto. Il passato è passato. L'indagine annuale del "Sole 24 Ore" sul tenore di vita fa giustizia di una provincia ripiegata, né carne né pesce, ombrosa e schiva. Eccoci in volata. Parma, l'eterna rivale, stavolta mangia la polvere al decimo posto. Ma soprattutto emerge un'Italia delle piccole patrie, purtroppo spezzata in due tra nord e sud. Il fascino discreto del reddito. Il pil di un piacentino ammonta a 28.410 euro annui (29ª posizione) e si vanta un deposito bancario pro capite di 13.930 euro, prima è Milano con 39mila euro, ultima Vibo Valentia con 4.400 euro. Ogni famiglia consuma 1.338 euro per auto, mobili o elettrodomestici. Precipitiamo invece (75° posto) nell'accessibilità alla casa: un metro quadrato in semicentro costa 2.660 euro. E qui il sud vince alla grande. Ancora: abbiamo 11 imprese registrate per mille abitanti e un indice di 13 fallimenti, siamo a mezza via per i protesti (51 euro) contro i 213 euro di Frosinone. Cattivo clima, ottima scuola Anonimi per infrastrutture, occupiamo un grigio 57° posto. Meglio la pagella ecologica (26esimi), ma giù a rotta di collo per il cattivo clima (96esimi). Siamo una città poco sicura per incidenti (87esimi) con 513 sinistri per 100 mila abitanti. Però la nostra scuola ha i più bassi tassi di dispersione (0,4 per cento) in Italia. La giustizia? Ne infamia nè gloria. Gettando lo sguardo sull'anagrafe, l'unico vero dato che ci sbilancia è la scarsità di laureati: 60 ogni mille giovani. Decisamente alta la penetrazione degli immigrati: siamo ottavi in Italia, con l'11,34 per cento. Fin qui, la classifica. Noi, tenace tartaruga Piacenza, una volta fu definita una città-bradipo da un giornalista, il sindaco oggi preferisce vederla come una tenace tartaruga che parte tardi ma è «inarrestabile». Oltretutto nelle favole vince sulla veloce lepre. «Va male il clima, ma si può far poco, tutte le questioni che risentono dell'azione dell'amministrazione, di imprese e delle categorie sociali vanno bene» apprezza Reggi. Un fatto è certo: «siamo nell'elite delle città medie e davanti a noi ci sono solo città che hanno più risorse, che appartengono a province autonome e godono di ingenti trasferimenti speciali. Noi facciamo con meno e bene - prosegue Reggi - peccato la tendenza a parlar male del territorio, a tirare sempre verso il basso, che si coglie nel sentiment diffuso». Non guasterebbe voler di più le cose, non lasciarle inespresse, sospese, per esempio puntando senza tentennamenti sulla promozione locale: «C'è crescita del turismo senza che facciamo quasi niente per il turismo, siamo carenti nei servizi di segnaletica, negli orari di apertura, ma quando decideremo di sostenerlo seriamente non ci fermerà nessuno». Politiche attive «E' un'immagine certo positiva quella che viene data al territorio piacentino. Ne sono contento» commenta il presidente della Provincia Gian Luigi Boiardi. «Tuttavia, le montagne russe a cui siamo stati abituati in questi anni dai sondaggi più svariati non mi entusiasmano, siano positivi o negativi. Certo, in questi anni abbiamo indirizzato tutte le risorse disponibili nella direzione di politiche attive del lavoro - sottolinea - e quindi di favorire al massimo occupazione, riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori. E i dati evidenziano come questo sforzo fatto sia stato premiante non tanto per noi quanto per tutti quei piacentini che hanno trovato rapidamente lavoro». Patrizia Soffientini, LIBERTA' del 30 dicembre 2008
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