Dal "Comitato 100 sapori" progetti per Expo 2015
Dal "Comitato 100 sapori" idee e proposte per Expo 2015. Tra i progetti anche una sede di Eataly alla Cavallerizza.
Il "Comitato 100 sapori", strumento attraverso il quale il territorio piacentino guarda a Expo 2015, coinvolgendo imprenditori e istituzioni e suggerendo strade concrete, che potranno riguardare la condivisione di un progetto, la formazione manageriale dei protagonisti, la circolazione di conoscenze, la progettazione di un marketing più innovativo, fino alla realizzazione di un vero marchio, che dia visibilità al concetto di "piacentinità".
Ma non solo.
Continuare su questo percorso si potrebbe arrivare alla realizzazione di un vero centro enogastronomico - che potrebbe sorgere a Piacenza presso la Cavallerizza sullo stradone Farnese -, dove la cultura agroalimentare possa essere conosciuta, oltre che apprezzata, attraverso la degustazione dei prodotti.
Questo in sintesi il contenuto del complesso progetto di valorizzazione della filiera agroalimentare piacentina, così come è emerso dai lavori del seminario, tenuto dal professore Daniele Fornari, che si è svolto ieri in Cattolica, dove sono state poste le basi per la costituzione del Comitato.
Il progetto è stato messo in campo, anche in vista di Expo 2015, circa un anno fa attraverso un percorso che ha coinvolto molti interlocutori e che ha visto tra i protagonisti il comune di Piacenza, la Provincia, la Camera di Commercio, PiacenzaExpo (che ha assunto il ruolo di coordinatore), oltre a molti imprenditori.
«Il comune di Piacenza - ha spiegato l'assessore allo Sviluppo economico, Anna Maria Fellegara, introducendo i lavori - ha ritenuto di coinvolgere tutto il sistema territoriale in un progetto di cui è stato dato il coordinamento a PiacenzaExpo che punta alla valorizzazione della filiera agroalimentare anche in vista di Expo 2015. Perciò mettiamo a disposizione alcune infrastrutture che potrebbero essere utilizzate come veri "contenitori" per divenire centri di valorizzazione del nostro agroalimentare».
A tal fine la Fellegara ha identificato due sedi: «Una è la Cascina San Savino, struttura storica adiacente la fiera di proprietà del comune e che rappresenta un'ottima posizione, dove collocare un centro per la vendita dei prodotti alimentari, vista la sua vicinanza all'autostrada. L'altra è la Cavallerizza dove già, dal prossimo giugno, potrà essere disponibile un parcheggio sotterraneo e una piazza, il che farebbe di questo sito un vero luogo di animazione». La Cavallerizza sembra essere il luogo ideale per la sede di una Eataly piacentina: un centro dove comprare, gustare e studiare i prodotti tipici. Eataly è un modello creato da Oscar Farinetti e diffuso con successo nel mondo. Claudia Molinari Libertà del 12/12/2009
Agroalimentare piacentino: un esercito di 10mila aziende (mol.) Un sistema complesso ed articolato quello dell'agroalimentare piacentino nel quale sono inserite quasi 10mila imprese che complessivamente vanno a rappresentare il 25% del Pil - prodotto interno lordo - della nostra provincia. Questa la fotografia presentata ieri da Daniele Fornari, che ha recentemente terminato uno studio che aveva appunto l'obiettivo di mappare l'agroalimentare del nostro territorio e di caratterizzarne la composizione. All'interno del comparto la maggiore rappresentatività va al settore primario che con più di 6mila imprese continua a costituire lo "zoccolo duro". Molto ben rappresentati anche gli esercizi commerciali e le imprese di ristorazione: in crescita anche gli agriturismi, seppur un po' in ritardo rispetto a quanto accaduto nella vicina Parma. Un settore quello agroalimentare piacentino che esprime come è noto prodotti eccellenti, sui quali però c'è ancora molto da fare in termini di comunicazione. Da una recente ricerca dello stesso Fornari, incentrata sui salumi e sul grado di conoscenza delle denominazioni da parte dei consumatori è infatti emerso che mentre ad esempio la denominazione del prosciutto di Parma è nota ad oltre il 90% dei consumatori; solo poco più del 30% conosce le tre Dop di casa nostra: coppa, salame e pancetta piacentina. Dagli studi di Fornari è però emerso anche che la tipicità è ormai da considerarsi un valore di consumo; il che può rappresentare un punto di forza per i nostri prodotti. E anche in termini di dimensioni delle aziende, il nostro tessuto aziendale tipicamente costituito da piccole medie imprese viene dai moderni studiosi di marketing considerato in alcuni casi addirittura più capace di adattarsi ai cambiamenti che la crisi impone e quindi talvolta maggiormente competitivo.
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