Vision 2020
La qualità dello sviluppo territoriale non si compra e non si copia. È un'arte, una costruzione sociale alla quale ogni cittadino può dare il suo contributo.
Le parole di Geneviève Lecamp , già esperta Ocse di economia sociale, sono apparse come la sintesi ideale della prima giornata di lavori di Vision 2020, il convegno in corso anche oggi all'Università Cattolica sul futuro di Piacenza. Queste parole contengono un metodo di lavoro, vale a dire come si modella un piano strategico, esaltandone l'aspetto partecipativo. Inoltre ogni città deve essere riconosciuta per le sue peculiarità, deve trovarsi soluzioni "su misura".
A sua volta, il sindaco Roberto Reggi insiste sulla bontà di «nuove forme di democrazia partecipata, che sostengano e confermino l'azione degli amministratori chiamati a governare», ma anche sulla necessaria cooperazione pubblico-privato, tra chi amministra e gli imprenditori («nessuno da solo ha risorse sufficienti»). E Piacenza è chiamata oggi a cercare queste soluzioni di crescita armonica che tengano in equilibrio la ricchezza economica, le garanzie sociali, la sicurezza della cittadinanza, un ambiente sostenibile.
Il convegno propedeutico al nuovo piano strategico si propone come «laboratorio» per produrre idee dirà nell'aprire i lavori Paolo Rizzi (Laboratorio Economia locale della Cattolica).
Anche se un quadro impietoso della nostra provincia - fornito da Giuseppe Capuano , responsabile Ufficio studi dell'Istituto Tagliacarne di Roma - ci racconta di una città con buone infrastrutture classiche e viarie (autostrade a tre corsie), un buon pil pro-capite, ma poche dotazioni culturali, siamo molto in basso nella classifica nazionale per biblioteche statali, cinema, aule di scuola alle superiori, persino posti letto in ospedale, reparti specialistici e apparecchiature sanitarie, per non dire delle reti sofisticate, telematiche telefoniche e il cablaggio (40 punti in meno rispetto alla media nazionale). Insomma, un territorio in deficit di «modernità, innovazione e creatività».
E per essere attrattivi non finisce qui. C'è chi, come Renato Galliano , responsabile dell' Association of regional developement agencies , cita anche la «tolleranza» e la «diversità culturale» come valori che calamitano investimenti internazionali. E, volendo spingere ancora più nel particolare, c'è la testimonianza di Carlo Pesso , consulente per le politiche di sviluppo ambientali e locali a Parigi, che parla del «gay-index», l'indice Ocse che stabilisce una correlazione positiva fra il numero di omosessuali presenti sul territorio e il tasso di sviluppo: l'effetto di una cultura liberale, pluralista e accogliente fa bene all'economia.
Sono infiniti gli spunti arrivati dalla prima giornata di lavori del convegno voluto da Comune, Provincia e Camera di Commercio, una maratona per la verità faticosa, con trenta interventi di fila (appuntamento costato 40 mila euro, la metà sponsorizzati e dove nessun relatore ha avuto un cachet).
Si è molto parlato in chiave accademica e quindi troppo complessa per catturare una platea di ragazzi, come era auspicabile visto che il secondo piano strategico guarda al coinvolgimento dei giovani: «Il linguaggio che stiamo usando va rivisto, ha un taglio sbagliato, sono rimasti in sala solo cinque studenti», graffia l'assessore comunale Pierangelo Carbone quando è il suo turno. «Serve una comunicazione che parli allo stomaco, al cuore».
Non è facile. Mentre sono chiarissime le coordinate ideali da cui il piano muove i passi: ne parlano le autorità locali, coordinate dall'assessore provinciale Alberto Borghi . Gian Luigi Boiardi , presidente della Provincia, riprende l'idea di una Piacenza «città laboratorio», capace di confrontarsi con realtà italiane e straniere, di allacciare relazioni esterne ed interne («La Provincia in questi anni ha sviluppato un importante ruolo di coordinamento»). Giuseppe Parenti , presidente della Camera di commercio, difende nella concretezza il ruolo del mondo economico, chiave per produrre ricchezza, e al quale è indispensabile operare nell'efficienza della pubblica amministrazione e con infrastrutture moderne («Se no si viene spazzati via»). Giancarlo Forestieri , presidente di Cariparma e Piacenza, che ha sostenuto il convegno, evoca la responsabilità sociale delle banche. E infine l'assessore regionale Mario Luigi Bruschini parla di una Piacenza che da Cenerentola, si fregia oggi dell'attenzione particolare della Regione per trasformare una «debolezza storica del sistema piacentino» in forza propulsiva, vale a dire il nostro ruolo di testa di ponte tra Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Lombardia.
Il piano strategico? «Qualcuno lo dava in stato d'agonia, così non è». E anzi, la voglia è quella di lievitare il piano con un pizzico di utopia. «Intanto ripartiamo dal Po, nostra antica vocazione, il grande fiume può far molto».
Patrizia Soffientini, Libertà del 28 ottobre 2005
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