di GUIDO RAMONDA
In questi giorni, a seguito di una più che giustificata e meritoria presa di posizione del sindaco Reggi circa la possibilità di trattare nel termovalorizzatore di Tecnoborgo l'intera quantità di rifiuti urbani e speciali assimilabili agli urbani raccolti in provincia, si è sviluppato un dibattito piuttosto intenso con prese di posizione sostanzialmente tutte contrarie alla posizione del sindaco e tutte sostanzialmente ideologiche più che di merito.
Avendo avuto nel passato alcuni interessi nel settore non intendevo intervenire nel dibattito, ma l'intervento del direttore dell'ARPA Fabbri su Libertà dell'8 novembre fa sorgere nel lettore un dubbio, per altro ben colto dalla sagace intervistatrice, e cioè: Tecnoborgo applicava già buone pratiche di contenimento delle emissioni (come da sempre dichiarato) o no?
Ebbene confermo, appunto come più volte affermato in passato, che l'impianto di Tecnoborgo ha da sempre applicato la migliori tecniche disponibili; infatti benché progettato negli anni 1997/8 e costruito nel 1999/2001 l'impianto ha da sempre adottato tecniche di abbattimento che ancora oggi fanno parte delle cosiddette BAT ( Best Available Techniques) elaborate e rese obbligatorie dall'Unione Europea negli anni 2005/2006. Tecniche che hanno permesso in tutti questi anni di funzionamento non solo di rispettare i limiti di legge, che vivaddio esistono e se esistono e vengono rispettati vorrà pur dire qualcosa, ma anzi di essere sempre molto al di sotto degli stessi limiti e molte volte anche di interi ordini di grandezza come per esempio nel caso delle polveri o dell'acido cloridrico; tanto che penso che i valori intermedi da raggiungere in attesa dei futuri interventi risolutivi indicati dal dott. Fabbri , siano già stati raggiunti da tempo.
E' quindi assolutamente il caso di ribadire che l'impianto non è mai stato fuori norma , anzi è stato progettato e realizzato rispettando proprio quelle Migliori Tecniche Disponibili di emanazione europea che nei vari interventi a volte vengono richiamate.
Le tecniche di abbattimento catalitico degli ossidi di azoto che vengono imposte a Tecnoborgo e da attuarsi entro 4 anni, quale reale miglioramento porteranno all'atmosfera piacentina? E' stato fatto uno studio comparato per stabilire qual' è il reale contributo del termovalorizzatore alla situazione qualitativa al suolo dell'aria della città? Uno studio effettuato da Tecnoborgo nel 2005 (ma sia la Provincia che l'ARPA queste cose le conoscono benissimo senza bisogno degli studi di Tecnoborgo) ha messo in evidenza che il contributo dell'impianto alla massa degli ossidi di azoto presente sul territorio risulta essere molto contenuto rispetto alla totalità delle altre sorgenti e valutabile intorno allo 0,17%. Con il sistema catalitico il contributo agli ossidi di azoto passerà allo 0,12% , ma in compenso questo sistema è molto costoso dal punto di vista economico (almeno 5 mil di euro dovendo lavorare su un impianto esistente) ,ha anche un impatto negativo dal punto di vista ambientale traducendosi in una maggior richiesta di energia pari a 65 - 100 kwh per tonnellata di rifiuto trattato come energia termica e 10 - 15 kwh per tonnellata come energia elettrica. Il consumo di questa energia comporta una minor produzione di energia elettrica immessa in rete che verrà quindi prodotta altrove con immissione di altra ossidi di azoto e di altra anidride carbonica: solo nei grandi impianti questo sistema è veramente a bilancio positivo ed è questo il motivo per cui le linee guida europee non hanno abrogato il sistema utilizzato da Tecnoborgo ma lo hanno mantenuto tra le Migliori Tecniche Disponibili. Ed ancora, i lavori richiederanno una fermata di almeno 6 mesi per ciascuna linea e quindi bisognerà trovare per almeno un anno dove collocare più del 50% dei rifiuti raccolti perché ci sarà anche un periodo di lavori comuni sulle due linee e quindi con fermata totale.
A questo proposito nell'articolo di Libertà già citato si richiama l'esempio di Hera, si omette però di precisare che Hera ha adottato questo sistema sugli impianti nuovi o sugli impianti vecchi sottoposti a profonde ristrutturazioni, quelli vecchi ma rispettosi delle BAT continuano a funzionare : anche ENIA nel progettare il nuovo impianto di Parma ha adottato questa tecnica.
Anche per quanto riguarda le famose diossine (ora un po' abbandonate nell'immaginario collettivo a favore delle nanopolveri) non vi sono mai stati problemi in tutti questi anni di funzionamento essendo sempre state al di sotto del limite di 20 o anche 100 volte.
Infine a proposito dell'intervento degli Ordini dei Medici dell'Emilia-Romagna mi permetto di esprimere la mia totale condivisione dell'intervento del ministro Bersani. L'ordine dei medici non è un ente scientifico ma un organo di magistratura dei medici trasformatosi col tempo (come tutti gli ordini professionali, compreso quello dei chimici cui mi onoro di appartenere) in un organo sindacal-lobbistico teso alla difesa degli interessi dei suoi iscritti ( e ciò è chiaramente dimostrato dalla resistenza opposta da tutti gli ordini contro ogni tentativo di "liberalizzazione" degli stessi). Se invece l'ordine dei medici ritiene suo dovere intervenire a difesa della salute dei cittadini, come mai non è mai intervenuto a sostegno degli interventi dell'Amministrazione Comunale sul traffico tesi ad arginare la diffusione delle polveri fini e degli ossidi di azoto rispetto alla loro maggior fonte di produzione; interventi forse non risolutivi ma certamente non negativi né peggiorativi.
D'altra parte proprio due medici, sicuramente iscritti all'ordine, e di una certa fama sono recentemente intervenuti in materia con opinioni ben diverse; opinioni che spero possano servire anche per tranquillizzare i cittadini sottoposti ad una vera e propria azione di "procurato allarme". Il dott. Massimo Federico , direttore della cattedra di oncologia medica dell'Università di Modena nonché direttore del Registro tumori di Modena, ha affermato che le cause ambientali incidono, sui casi di tumore per una percentuale molto bassa, circa il 2%; per cui stimando, prudenzialmente, che il 50% sia da imputare all'inquinamento atmosferico, al quale l'incenerimento contribuisce per meno dell'uno per cento, agli inceneritori non sono attribuibili responsabilità in ordine al peggioramento delle condizioni sanitarie della popolazione come confermano le rilevazioni epidemiologiche basate sui registri dei tumori delle province di Modena, Forlì e Bologna, mentre di gran lunga più importanti sono gli stili di vita non corretti. Sull'"Informazione di Modena" del 10 ottobre il dott. Federico condivide l'intervento di Bersani e così si esprime: "Non esistono prove che l'inceneritore abbia comportato un aumento dei carcinomi nella nostra provincia".
Le conclusioni dello studio "Il recupero di energia dai rifiuti: le implicazioni ambientali e l'impatto sanitario", elaborato da un comitato scientifico di garanzia presieduto dal Prof. Umberto Veronesi, direttore scientifico dell'Istituto Europeo di Oncologia, sono le seguenti: "I dati di mortalità per tutte le cause e per tumori, di morbilità per affezioni alle vie respiratorie e di possibile incremento di effetti sulla riproduzione, sono del tutto inconsistenti e pertanto non provano l'esistenza di alcun nesso causale tra presenza di inceneritori di rifiuti e rischio per la salute di popolazioni residenti nel raggio di ricaduta delle loro emissioni." Testo reperibile su internet: http://www.grenreport.it/contenuti/leggi:php?id
Infine, tanto per dissipare ogni equivoco, vorrei confermare che sono favorevole allo sviluppo delle raccolte differenziate (che peraltro sono sempre cresciute sia percentualmente che in valore assoluto durante il periodo di funzionamento del termovalorizzatore), purché sia tesa ad un vero recupero di materiali e non al semplice trasferimento, sotto mentite spoglie, di rifiuti a casa d'altri affinché provvedano al loro smaltimento. Guido Ramonda, già Presidente Tecnoborgo
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