Piacenza Expo "batte cassa", si moltiplicano i compiti gestionali del quartiere fieristico piacentino che è il braccio operativo dell'Ats (l'associazione temporanea di scopo) nata per promuovere il nostro territorio in vista dell'esposizione internazionale di Milano del 2015.
E l'assessore Francesco Timpano (Sviluppo Economico), ha confermato l'orientamento del socio di maggioranza della fiera, vale a dire il Comune, di ricapitalizzare la società sulla base però di un preciso piano industriale in vista di Expo 2015, dove si attendono 21 milioni di visitatori.
Stare sul mercato La forza e le fragilità del quartiere fieristico di Piacenza sono state al centro della commissione consiliare 4 (Sviluppo economico) presieduta da Michele Bricchi. Il direttore della fiera, Davide Lenarduzzi, e il presidente Angelo Manfredini hanno tracciato un profilo del panorama finanziario e gestionale. E' vero che c'è uno sbilancio dettato da 400mila euro di ammortamenti, ma la nostra fiera sta sul mercato molto meglio di altre realtà anche emiliano romagnole, da qui il "no" di Timpano a improvvide fusioni con enti fieristici come quello di Reggio Emilia che perde 18 milioni di euro, sì a collaborazioni per noi vantaggiose su progetti condivisibili. Bisognerà anche far la voce grossa in regione contro concorrenze sleali. Piacenza è piccola fra le sessanta fiere italiane, alcune molto strutturate, ha minimi sostegni locali, non ha risorse pubbliche come i 3 milioni di euro stanziati per Veronafiere nella Legge di Stabilità o i 2 di Milano, ma con le sue trenta manifestazioni di cui cinque internazionali, spesso di nicchia, frequentate da gente di cinque continenti, si regge bene, crea indotto e risponde all'aggressività di altre fiere, un caso per tutti: Bologna sta tentando di rubarci la "perla" Geofluid, duplicando l'evento. Si fa muro per evitarlo. Inoltre, in vista di Expo 2015 va messo in sicurezza il padiglione principale e ciò richiede «un forte aumento di capitale» non ancora quantificato e ci vogliono almeno 200 mila euro all'anno per convogliare flussi turistici, va riqualificata l'area a rischio-degrado di Le Mose, intorno alla fiera. Si è parlato in generale anche di cosa sta facendo l'Ats sul fronte promozionale in vista di Expo. Ma non emergono novità rispetto ai giorni scorsi, se non quella comunicata dall'assessore Katia Tarasconi, vale a dire che Piacenza si appoggerà probabilmente alla piattaforma web di Expo Milano, sfogliata dai visitatori di tutto il mondo.
Pomodoro, bandiera italiana Si è anche parlato del simbolo piacentino del pomodoro per Expo 2015, su cui è apparso perplesso Filiberto Putzu (Misto): «corriamo il rischio di una battaglia di retroguardia, a Parma Mutti fattura 112 milioni, qui le nostre imprese si sono spostate su concentrato e tubetto, nel 2013 la produzione italiana é calata... ». Ma alla fine sono apparse convincenti le ragioni esposte da Emilio Bolzoni, presidente di Confindustria e presente alla seduta insieme ad Attilia Jesini della giunta camerale: «Piacenza rappresenterà il pomodoro italiano tutto, non ci è venuto in mente niente di meglio. Servirà a portare qui molta gente per raccontare tutte le eccellenze di Piacenza. Anche Parma ci sta dicendo di di portare avanti il pomodoro italiano. Questo servirà a far arrivare qui persone che possano conoscere tutte le nostre eccellenze». Una volta sbarcati a Piacenza i turisti/uomini d'affari potranno assaporare la bontà dei nostri prodotti enogastronomici, della coppa e del gutturnio, ma anche apprezzare la meccanica al servizio dell'agricoltura e l'industria in senso più ampio.
A Milano in 37 minuti Si è parlato nuovamente del collegamento ferroviario con Milano. Jesini ha riassunto gli studi commissionati dalla Camera di Commercio al Politecnico: «62 per cento dei 5mila pendolari giornalieri per Milano usa mezzi privati», ergo c'è un ampio margine per implementare il trasporto su rotaia, e Bolzoni è tornato a spiegare perché un sistema di 33 treni a cadenze di mezz'ora tra Piacenza e Milano, per arrivare in 37 minuti a Rogoredo e da lì al passante che unisce dieci stazioni della metro, resti a suo avviso la soluzione ideale, peraltro già contemplata da uno studio delle Ferrovie per collegare a quel passante le città lombarde a un raggio di 60 chilometri dal capoluogo. Il potenziamento ferroviario si può chiedere più facilmente in via provvisoria per i mesi durante e dopo Expo, anche per non soccombere al traffico che si genererà nel sud Milano, per poi trasformarlo in un definitivo vantaggio per Piacenza. «Come avviene in tutta Europa, non conta la velocità del treno su queste tratte, ma l'efficienza del servizio, la frequenza, la puntualità, il comfort e l'incrocio con la metropolitana della città» sintetizza il presidente di Confidustria. E in definitiva con solo due treni in più anche l'impegno economico appare vicino a zero. E con queste ragioni si dà risposta alla visione divergente dell'Associazione Pendolari.
Mille ricercatori Sui temi un po' intrecciati, ci sono stati vari interventi. Per Roberto Colla (Moderati): «Expo ci dà occasione per stabilizzare una situazione, oggi ci vogliono 50 minuti tra Milano e Rogoredo». Giovanni Botti (Pdl) si chiede che fine abbiano fatto i progetti di Vision 2020, come mai non si investa in tecnologia e mentre «molte città simili a noi si sono sviluppate dentro la crisi, il nostro territorio non ha curva di sviluppo». Sul punto, l'assessore Timpano obietta che non tutto è nero ed elenca: Piacenza ha oggi mille ricercatori, laboratori come Musp e Leap fatturano sul mercato la metà dei loro introiti, il Comune approverà entro un anno il Psc e su Expo 2015 «abbiamo fatto un'operazione migliore di Brescia, un tavolo istituzionale ricco e con tutti, a Brescia non è successo. «Il pomodoro? E' uno dei prodotti fondamentali per contenuto salutistico, a me pare scelta giusta». Chi, sui treni, la vede diversamente, è Erika Opizzi (Fratelli d'Italia), 33 treni al giorno incanalati in una sola vita subirebbero comunque i ritardi provocati dagli intercity: «Forse è meglio un treno che non fa fermate e va spedito». Secondo Andrea Gabbiani (M5S), sarebbe bene includere anche la vicina Parma nel "pacchetto" nostrano per Expo, ha marchi conosciuti e forti, inoltre il consigliere lancia l'idea di attivare un meccanismo per attrarre investitori su aree artigianali dismesse. Restando sul tema del pomodoro, Manfredini ha confermato che Piacenza è leader sulla produzione e Parma sulla trasformazione, forse è davvero conveniente cercare una convergenza con Parma, intanto dal 5 al 7 dicembre arriva Tomato World e il pomodoro sale sul podio.
Patrizia Soffientini LIBERTA' del giorno08/11/2013
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