Per chi ha voglia di trascorrere un po’ di tempo in mezzo al verde è meglio progettare un pomeriggio al parco della Galleana, perché per quello della Pertite, che difficilmente verrà realizzato, c’è ancora da aspettare. E il comitato? Secondo Filiberto Putzu (gruppo misto), che su richiesta del comitato ha ritirato la mozione a favore del parco che lo stesso comitato gli aveva chiesto di proporre, sarebbe ora che gli attivisti capissero che da soli non bastano, che devono allargarsi e allargare il consenso, mettendo da parte le ideologie care a molti dei membri del comitato. «Il guasto del comitato – dice Putzu – è che non riescono ad allargarsi: quando ero coordinatore del Pdl gli offrii collaborazione e loro rifiutarono perché dicevano che stavo con Berlusconi». E cosa c’entra col parco? Domanda lecita.
La mozione ritirata, che avrebbe sostenuto la richiesta del comitato di ottenere subito la classificazione a verde dell’area militare lungo via Emilia Pavese inserendola in una variante urbanistica al vigente Piano regolatore, ora dovrà trovare un maggiore consenso dell’Aula, dei gruppi e dei consiglieri prima di ritornare in aula. Ma pare difficile che questo sostegno possa materializzarsi all’improvviso. I pareri in aula sono infatti discordanti. La Giunta propende per agganciare il parco alle linee generali del Piano strutturale del Comune e al Regolamento urbanistico edilizio (Rue). Su Twitter Giovanni Botti (Pdl) definisce una “lodevole iniziativa” la battaglia per il parco, ma, precisa, “ritengo più importante recuperare il cuore verde e nevralgico del nostro centro storico all’ex arsenale”. Sempre su Twitter, a riportarci con i piedi per terra c’è anche Massimo Polledri (Lega Nord), che suggerisce: “Aspettiamo che finisca il processo e si sappia cosa c’è sepolto… Chi paga la bonifica? Pantalone è in mutande…”. Altro problema da non dimenticare, in effetti, è quello che ricorda l’ex candidato sindaco del Carroccio: il processo per il traffico di rifiuti all’interno del Polo fra il 2004 e 2005, che vede dieci imputati, a vario titolo, per corruzione, falso e furto.
Tutte questioni che rendono meno realizzabile la nascita del “bosco in città”, che, tra l’altro, è di proprietà dei militari, che nel frattempo potrebbero decidere di farci dell’altro o di continuare a fare quello che al momento prevede la destinazione: la prova dei mezzi su una pista di collaudo. “L’unica logisticamente vicina all’autostrada”, come ricorda Putzu, evidenziando un punto che potrebbe anche convincere i militari a non cedere l’area.
da www.corrierepadano.it del 6 febbraio 2013
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