Il "ciclone" Matteo Renzi si è abbattuto sulla festa democratica di bastione Borghetto, ha fatto il tutto esaurito e strappato applausi a scena aperta, con un intervento che ha mischiato bordate alla "vecchia politica", politiche europee, battute scherzose, addirittura filmati di "Non ci resta che piangere" e "Qualunquemente". Tutto firmato "Stil novo", il marchio di fabbrica che il rottamatore ha dato alla sua campagna elettorale per le Primarie del centrosinistra, che lo vedono sfidare il segretario nazionale del Pd, il piacentino Pierluigi Bersani.
E forse per il timore di giocare in trasferta, il sindaco di Firenze ha tenuto un profilo più basso del solito: «Non ci sono nemici in questa competizione, solo persone che si confrontano: non vedo ostilità, anzi ho accanto tanti sindaci e molti amici che condividono questa battaglia di civiltà, senza parlare male degli altri: in bocca al lupo e vinca il migliore».
Accanto al rottamatore, l'ex sindaco di Piacenza Roberto Reggi, che lo ha accompagnato a visitare le cucine e a salutare molti dei presenti: chi si aspettava una contestazione è rimasto deluso, anzi l'accoglienza è stata molto calorosa e il catino del bastione gremito in ogni ordine di posto fino a mezzanotte, quando sì è concluso l'intervento di Renzi. Che a Piacenza ha trovato anche qualche amico (ad esempio l'avvocato Gianni Montagna, piacentino vicepresidente della Fiorentina calcio) e persino chi gli ha chiesto un autografo sulla sciarpa della Viola.
Renzi si fa serio quando si parla di ricambio generazionale: «Non mi pento di aver usato il verbo rottamare, perché non ho mai detto di volerlo fare con le persone, ma con certe idee. E' il Paese che ci chiede il rinnovamento, a partire da quello della classe dirigente. E poi chi lo dice che è una questione anagrafica? In ogni caso - ha aggiunto sorridendo - i nonni sono utili, per i loro consigli e il ruolo che hanno nella società e nelle famiglie. In politica c'è bisogno di altro».
Alcuni sondaggi dicono che ci sarebbe stato il sorpasso su Bersani: «Non mi intessano, lasciano il tempo che trovano e spesso non ci azzeccano. E comunque sono fatti per essere ribaltati: l'unico che conterà sarà l'ultimo, quello decisivo, io punto a vincere quello. Senza parlar male di nessuno, mettendo in gioco tutto me stesso: per tanti di noi è arrivato il momento di dimostrare che non vogliamo stare in panchina, all'ombra di un potente. Siamo determinati a dimostrare che il nostro sogno si può realizzare. Se andrà male, sarò in prima linea ad aiutare il vincitore. Ma ovviamente si corre per arrivare primi».
Alla fine, applausi e bagno di folla. Con spazio a qualche battuta: «Siamo ostaggi di Reggi, al comitato ci chiamiamo tutti balossi, in piacentino». In platea, renziani e bersaniani si mescolano e fanno capolino anche alcuni infiltrati: gli esponenti locali di Fli e Idv, qualche leghista e qualche elettore di centrodestra dichiarato. Tutti curiosi di scoprire il "fenomeno Renzi", che lascia in eredità una torta alla frutta preparata apposta per lui. «Ma non dire che è il solito magna magna». Michele Rancati LIBERTA' 11/09/2012
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