di DANIELE FORNARI
Prima di fare previsioni ed analisi sul 2013 è opportuno non dimenticare che cosa è accaduto nell'anno che sta per finire.
Il 2012 lo ricorderemo come un anno vissuto "pericolosamente" durante il quale siamo stati molto vicini al rischio "défault": quello del paese, quello dell'euro, quello della politica. Il governo tecnico ci ha messo una grossa pezza anche se oggi, passata la fase di emergenza più acuta (pur non sottovalutando la possibilità di pericolose ricadute!), si tende ad enfatizzarne di più i punti di debolezza che non i punti di forza.
In realtà, per comprendere quanto la situazione fosse molto grave, basti pensare che per sostenere il governo-Monti si è arrivati addirittura a formare una maggioranza parlamentare composta da partiti che si erano delegittimati a vicenda e si si erano combattuti furiosamente per anni. E' legittimo, quindi, pensare che questa maggioranza non si sarebbe mai potuta costituire se non fossimo stati sull'orlo del baratro.
I grandi meriti del governo-Monti sono stati due. Il primo merito è stato quello di aver ricostruito la credibilità internazionale dell'Italia tanto da contribuire a ridurre il livello dello spread, sempre più inteso come una sorta di indicatore non solo dello stato di salute di un paese, ma anche della stima di cui una Nazione gode nel Mondo. Il secondo merito, che potremmo definire di carattere "pedagogico", è stato quello di aver accresciuto la consapevolezza che non è possibile realizzare un vero risanamento e rilancio economico senza una forte discontinuità culturale e politica.
Questa discontinuità può essere concretizzata partendo, oltre che da nuove mentalità e da nuovi stili di vita da parte di tutti, dall'assunto che per uscire da questa fase storica così difficile sia sempre più necessario "volare alti" puntando più sulle idee che sugli schieramenti di parte; più sulle riforme che sul mantenimento di situazioni e di regole anacronistiche; più su progetti di sviluppo di ampio respiro che su iniziative contingenti e poco strategiche; più sulla politica intesa come servizio per i cittadini che come tutela delle lobby socio-economiche; più sui giovani preparati e ricchi di entusiasmo che sulle figure clientelari prive di competenze e di qualsiasi voglia di cambiamento; più sulle imprese orientate allo sviluppo che sui lacci e lacciuoli della burocrazia pubblica; più sul forte ricambio delle rappresentanze politiche, associative, sindacali che sulla continuità di quelle posizioni che hanno contribuito, con pesi diversi, alla situazione di grave squilibrio in cui ci troviamo.
Di questa "discontinuità" c'è un grande necessità anche nella nostra realtà locale. A Piacenza, negli ultimi mesi, si è avvertito un forte peggioramento della situazione economica che ha assunto dimensioni quasi drammatiche nei settori delle costruzioni, del commercio, dell'artigianato. In questi settori i danni della crisi economica appaiono sempre più evidenti osservando i numerosi cantieri edili nei quali l'attività produttiva è stata sospesa, le centinaia di esercizi commerciali che sono stati chiusi, la grande fatica a sopravvivere di molte imprese artigiane penalizzate sia da mercati in forte contrazione sia da una bassissima, se non inesistente, disponibilità di credito bancario. Sembrano resistere, pur se con alcuni problemi, le attività agro-alimentari e le attività meccaniche soprattutto quelle orientate all'esportazione.
Dal contesto con cui si conclude il 2012 scaturiscono alcune valutazioni sulle prospettive e sulle sfide di Piacenza per il nuovo anno.
La prima valutazione, di carattere prettamente culturale, è che sarebbe opportuno non usare più il concetto di "crisi" per indicare la situazione difficile e complessa che stiamo attraversando. Dal dopoguerra fino al 2008, le situazioni congiunturali negative erano durate mediamente 16 mesi. La situazione che stiamo attraversando, iniziata nel 2008, dura ormai da 5 anni. In questi anni 5 anni il PIL italiano è calato di circa 8 punti percentuali. E per il 2013 si prevede un ulteriore perdita. E' evidente, dunque, che la situazione attuale tende a configurarsi come una fase di ‘nuova normalità' dello sviluppo economico tale da richiedere non solo nuovi paradigmi di analisi, ma anche nuovi approcci strategici ed operativi.
La seconda valutazione è che Piacenza deve impegnarsi di più nei processi di internazionalizzazione. Le imprese locali che stanno soffrendo di meno sono quelle maggiormente presenti sui mercati esteri o comunque su mercati nuovi, diversi da quelli provinciali e/o limitrofi alla realtà territoriale locale. Per le produzioni meccaniche e per quelle agro-alimentari esistono, al riguardo, delle elevate potenzialità. In ogni caso le imprese locali devono valorizzare meglio la qualità elevata dei loro prodotti con un maggior orientamento al marketing. Non basta essere dei bravi produttori, bisogna far conoscere di più e comunicare meglio i valori distintivi dei prodotti locali.
La terza valutazione è che per affrontare le nuove sfide dell'economia e dei mercati ci vogliono più competenze imprenditoriali e manageriali. Le competenze si costruiscono con l'istruzione e la formazione. In questa prospettiva bisogna impegnarsi di più sull'orientamento scolastico ed universitario dei giovani, sul rapporto tra mondo della formazione e mondo del lavoro. Nelle imprese bisogna dare più spazio ai giovani bravi e preparati. Bisogna favorire maggiormente l'imprenditorialità giovanile. Non è un caso che negli ultimi anni le aziende più performanti sono state quelle con l'età media degli occupati più bassa.
La quarta valutazione, infine, è che la "politica" locale dovrebbe giocare un ruolo più pro-attivo nel creare le condizioni "ambientali" di supporto per lo sviluppo territoriale. Al riguardo negli ultimi due anni si è parlato molto del ruolo che potrebbe avere EXPO 2015 per la realtà socio-economica piacentina. Fino a che punto si è passati dalle parole ai fatti? Qual è lo stato di avanzamento dei progetti e il livello di coinvolgimento degli operatori locali? L'auspicio è che nel nuovo anno la progettazione della partecipazione piacentina a EXPO 2015 possa essere una bella palestra culturale ed operativa per "volare alti" sopra la crisi. Buon anno Piacenza, con un augurio di positività e di fiducia.
Daniele Fornari, Università Cattolica di Piacenza
da Libertà del 31/12/2012
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