Lo ha detto il neo presidente della Regione Stefano Bonaccini
Quattro giorni dopo la sua elezione alla guida della Regione, Stefano Bonaccini è a Piacenza. Precisamente a Gragnano, poco più di 4mila abitanti. In questo fazzoletto di terra della Valtrebbia, storicamente agricola tanto da avere nel suo stemma comunale una spiga, piove ancora, c'è freddo. Piacenza, del resto, aveva politicamente già gelato il neo governatore la scorsa settimana, unica in regione a scegliere l'oppositore Alan Fabbri, portabandiere di Lega, Fi e Fdi. Bonaccini lo sa, ma non molla, come ogni uomo che vuole conquistare una bella donna, soprattutto se la donna in questione è la "porta" dell'Emilia-Romagna verso la Lombardia dell'Expo da venti milioni di visitatori. Il presidente ricorda che il Piacentino è terra storicamente di centrodestra e dice che, d'ora in poi, lo si vedrà spesso qui. Arriva in abito informale, giacca e maglioncino, e spiega che non vuole visitare solo le città, ma anche le province, tanto che, per arrivare in tempo a Gragnano, è partito da Roma alle 6 e 30. Di auto blu, almeno, non se ne sono viste; la sensazione è che la classe politica, tutta, sappia che il trionfo resta in mano al partito dell'astensionismo e non sono ammessi passi falsi, di nessuna natura. Perfino il parroco don Claudio Carbeni aspetta Bonaccini per dirgli che è tempo di ridare speranza alla nostra gente; ricorda che papa Francesco è uscito dal palazzo e chiede alle istituzioni di fare altrettanto. Perché, di speranza, ce n'è davvero poca. Bonaccini stringe la mano al parroco, fuori dai riflettori, e parte da Piacenza, terra che gli ha voltato le spalle, per annunciare un cambiamento che si vedrà già - scommette - a partire dalla giunta, confezionata forse entro Natale.
Il taglio del nastro che lo vede al fianco del presidente della Provincia, Francesco Rolleri (arrivato anche per chiedere che la Regione Emilia-Romagna tenti la strada del Piemonte, dove è stato garantito un fondo alle Province per togliere almeno la neve dalle strade), del sindaco di Gragnano, Patrizia Calza, e di tante altre autorità, è quello della nuova centrale a cippato. Il che significa, tradotto in parole povere, che si torna a scaldare gli edifici comunali con la legna, ma in un sistema direttamente proiettato nel futuro, decisamente all'avanguardia. Bonaccini ascolta gli esperti mentre illustrano il progetto, storia di una "pratica del bene", che ha visto l'utilizzo di fondi europei, comunali e una donazione record da parte della famiglia Locatelli. Quello di Gragnano è un esempio virtuoso, ma i singoli comuni d'ora in avanti da soli potranno fare ben poco. «Credo che si debba saper stare nei territori, ognuno con la sua peculiarità - ha detto Bonaccini -. Ho fatto l'amministratore quando gli investimenti erano 8-10 volte superiori ad oggi, ora tutto è diverso. Dobbiamo evitare di piangerci addosso; possiamo realmente creare occasioni di speranza, per il futuro dei nostri bambini, ma abbiamo bisogno di fare sistema. Ho convocato tutti i presidenti delle Province perché se la riforma Delrio ha superato le 110 province emiliano- romagnole noi vogliamo andare oltre ed essere primi in Italia a parlare di accorpamenti che potrebbero vedere, perché no, una macroarea Emilia. Piacenza e Parma, ad esempio, in futuro unite anche a Reggio Emilia e Modena. Il contenuto preciso delle unioni lo decideremo con i sindaci, non appena saranno chiare le funzioni alle nuove Province, diventate una sorta di agenzia dei Comuni. Di certo, entro i prossimi cinque anni vorrei vedere anche a livello comunale le fusioni di municipi nel Piacentino. I nostri paesi sono belli, bellissimi, ma da soli non sono attrattivi. Via con le fusioni e con le nuove macro aree. Sono necessarie».
Rolleri non è contrario. Il bilancio della Provincia ormai è senza ossigeno. «Credo che iniziare a parlare di nuove macro aree sia fondamentale» dice. La strada sembra già segnata. Il 17 Rolleri sarà a Bologna, con gli altri presidenti-sindaci delle ex Province. Per poter garantire il sale sulle strade e il riscaldamento nelle scuole potrebbero realmente, questa volta, riuniciare agli storici confini. Elisa Malacalza LIBERTA' 29/11/2014
Sanità, la strada degli accorpamenti. Dialogo aperto sulla riorganizzazione della sanità in Emilia-Romagna, che dovrà riguardare da vicino anche il ruolo dei direttori generali delle Ausl, sempre più dirette verso l'accorpamento interprovinciale. Il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha annunciato, ieri a Gragnano, una sanità più integrata a livello regionale: «Meno ospedalizzazione, indubbiamente, e più domiciliarità - ha detto il presidente. Ma dovremo affrontare insieme l'argomento, valutando attentamente». Bonaccini, alcune settimane fa, aveva già chiesto ai medici e agli infermieri gli straordinari per ridurre le liste d'attesa, con l'apertura di ambulatori e centri di analisi anche al sabato e alla domenica. Intanto, a livello provinciale, continuano i commenti dopo le dimissioni a sorpresa del direttore generale dell'Ausl di Piacenza, Andrea Bianchi. «La sanità piacentina si è guadagnata in questi anni un posto autorevole e di tutto rispetto in ambito regionale - ha detto Paola Gazzolo, neo consigliera regionale del Pd -. Partita da una situazione di disavanzo preoccupante, in pochi anni l'Azienda Usl della nostra provincia, con i direttori che si sono susseguiti, ha risanato i suoi conti, migliorando le performance dei suoi servizi ospedalieri e territoriali. Il raggiungimento di questi risultati lo si deve all'impegno serio e competente di Bianchi. Ho potuto constatare come, attraverso persone come lui, la sanità pubblica della nostra regione, sia in buone mani, sia dal punto di vista delle eccellenze cliniche, ma, cosa che non dobbiamo dimenticare mai, anche dal punto di vista delle capacità gestionali. La buona sanità, infatti, la si costruisce giorno per giorno, anche con l'umiltà e l'ascolto e la buona organizzazione quotidiana. Le scelte personali non si discutono - conclude Paola Gazzolo - ma sono certa che Andrea Bianchi, al quale va il mio sincero ringraziamento, manterrà solidi legami con Piacenza. A lui un affettuoso saluto, alle istituzioni locali e regionali ora la responsabilità di scegliere un successore all'altezza, possibilmente piacentino».
malac LIBERTA' 29/11/2014
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