Nessuna «speculazione edilizia», nessuna «cementificazione del territorio», ma il «legittimo interesse» di un privato che sull'ex Acna ha investito 9 milioni di euro e che punta a ottenerne un ritorno nel «pieno accordo», però, con l'amministrazione comunale. Questa la posizione della proprietà dell'area di via Tramello. A riferirla è Paolo Francesco Calmetta che, se non dell'intera proprietà dei 40mila metri quadrati dell'ex Acna, parla a nome della sua fetta maggiore (v. articolo a fianco), quella Porta Borghetto srl che nel luglio '97 acquisì il terreno dall'immobiliare Ellebi. A Calmetta non piace la piega che ha preso la faccenda. Dice di non spiegarsi l'ostilità incontrata in consiglio comunale dalla proposta di delocalizzazione che, in cambio di un alleggerimento di volumi sull'Acna, porterebbe la capacità edilizia a distribuirsi su circa 150mila metri quadrati di terreno agricolo fuori città, alla Besurica (Ca' degli Ossi). Venerdì scorso il sindaco Roberto Reggi, prendendo atto delle resistenze in seno alla sua stessa maggioranza, ha ritirato le linee-guida per la revisione del Prg che avrebbero incoraggiato la soluzione degli accordi di programma per dirimere, tramite delocalizzazione, le pratiche urbanistiche più spinose, via Tramello in primis. E tuttavia il nodo resta sul tappeto. Proprio oggi è convocata l'ennesima seduta di quella conferenza dei servizi, fin qui sempre rinviata, dove lo scorso febbraio la proposta sull'ex Acna prese forma in via preliminare. E sebbene il sindaco abbia già informato che è in vista un ulteriore aggiornamento (al 31 gennaio 2005), i privati fanno pressione perché di tempo «se n'è già perso tanto», lamenta Calmetta: «La conferenza dei servizi è la sede dove coordinare la volontà degli enti pubblici, mi aspetto di avere delle risposte. Noi più di così, come privati che hanno investito capitali, non possiamo proporre per trovare soluzioni diverse da quelle previste dal piano originario in base al Prg; viene il sospetto che la si tiri in lungo per non fare nulla, ma un anno di trattative per niente non mi sembra un gran risultato». Senza delocalizzazione, mette in chiaro Calmetta, è il progetto iniziale che resterebbe in piedi per l'ex Acna, che prevede 16mila mq di superficie edificabile per farci due strutture commerciali con case, parcheggi e verde. «Quando nel '97 l'abbiamo acquistata, l'area era destinata a verde pubblico. Con la giunta Vaciago si è preparato un piano particolareggiato sulla base di certi indici, ma è con quella Guidotti che sono stati autorizzati 9mila metri di centro commerciale. Quando si è insediata l'attuale giunta, il sindaco ci ha contestato il centro commerciale di 9mila metri e, nonostante fosse nel nostro diritto, ci siamo dichiarati disponibili a trovare un accordo urbanistico buono per tutti. Davanti alla richiesta di ridurre i volumi sull'Acna, abbiamo cercato altre aree e concordato l'acquisto di terreni in periferia. Solo dopo abbiamo presentato al Comune la proposta di delocalizzazione». Così il rappresentante della proprietà ricostruisce una cronologia che, a suo giudizio, dimostra come parlare di «speculazione edilizia» sia «senza senso». «È chiaro che ogni imprenditore cerca l'utile, ma dalla perequazione messa in campo nella circostanza non ci deriva nessun sostanziale aumento di profitti», dice Calmetta: «Sono strumenti alternativi che portano agli stessi risultati, e tenuto conto che ci faremmo carico di opere di indubbio interesse pubblico (tre rotatorie e un raccordo stradale, ndr) certe critiche sono errate». Certo, fa presente Calmetta, «non siamo dei filantropi, siamo imprenditori che cercano il profitto e se ci si attende che sacrifichiamo tutti i nostri diritti a favore della città è impensabile. A noi preme che si concluda un'operazione di interesse reciproco con il pubblico. Il sindaco vuole che l'Acna diventi tutto un parco? Se dobbiamo annullare i diritti su quell'area, si può fare, però trovando da un'altra parte il corrispondente». Anche chi parla di cementificazione di un vasto territorio agricolo sbaglia, secondo la proprietà: il trasferimento pensato per la Besurica è su 150mila mq di cui meno di 20mila di superficie coperta e 27mila di superficie utile, annota Calmetta. Che si domanda: «È più fruibile un campo arato e inutilizzabile per i cittadini o un parco attrezzato?». Sì, perché a Ca' degli Ossi ci verrebbero «tutte case e villette a due piani immerse nel verde», annota Clametta informando che oltre a quei 150mila mq già acquistati la Porta Borghetto ha anche un'opzione a titolo oneroso che riguarda, però, un'altra parte di terreno (sempre a Ca' degli Ossi) non oggetto della proposta di delocalizzazione.
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