da LIBERTA' del 10 agosto 2010
da LIBERTA' del 10 agosto 2010 : Paolo Botti contesta tutta l'indagine L'ex presidente: gli elementi in possesso degli inquirenti sono inconsistenti
(mir) Paolo Botti proprio non ci sta. L'ex presidente di Tempi spa respinge con molta fermezza le accuse della Procura della Repubblica di Piacenza, che lo ha iscritto assieme all'ex vicepresidente Pierluigi Scaglioni nel registro degli indagati per peculato. Nel mirino degli inquirenti le spese di rappresentanza effettuate dai due: 55mila euro di pranzi e cene dal 2006 al 2010 pagati con le carte di credito aziendali o i cui conti sono stati fatti spedire in sede per essere saldati dagli uffici. Il tutto, stando alle ipotesi investigative, in maniera illegittima, perchè quei pasti erano in realtà consumati nell'esclusivo interesse personale e non per fini istituzionali. Per Botti anche l'accusa di falso ideologico: dietro agli scontrini scriveva i nomi di politici, colleghi o consulenti per giustificare la spesa di rappresentanza, mentre per gli investigatori si trattava di un modo per coprire la reale situazione. Sotto la lente anche i pranzi pagati nei periodi di ferie aziendali o, nel caso di Scaglioni, di infortunio. L'ex vicepresidente per il momento non replica, ma comunica solo di aver affidato la sua tutela all'avvocato Luigi Alibrandi. Botti, invece, torna a ribadire la totale legittimità dei suoi comportamenti: «Innanzitutto - afferma - non vorrei che si facesse confusione su un punto: l'amministratore di una società non è un lavoratore dipendente che ha le ferie e la malattia, ma ha il dovere di esserne sempre responsabile. Non c'è bisogno della presenza fisica, quindi, e anche nel caso non sia in sede è da ritenersi comunque in servizio, perchè la sua responsabilità non si interrompe mai durante il mandato. Quindi non capisco come si possa ipotizzare che non dovevamo effettuare e pagare i pranzi, che nessuno nega, in un momento di ferie teoriche». Botti ricorda anche i mesi in cui Scaglioni si ruppe una gamba e andò in infortunio: «Tranne i primi tempi in cui è stato ricoverato, ha sempre partecipato a tutte le adunanze del consiglio di amministrazione: era in stampelle, ma riusciva a svolgere sempre la sua attività di amministratore. Quindi credo che l'accusa non si basi su questi elementi, perchè sono davvero inconsistenti». A dire il vero, Botti contesta anche le altre possibili ipotesi: «Io personalmente avevo richiesto la dotazione per tutti gli amministratori della carta di credito, perchè è il sistema di pagamento più trasparente e consente la massima tracciabilità. I numeri e i documenti parlano chiaro: le spese di rappresentanza che ho sostenuto sono tutte registrate e sono state effettuate a fini esclusivamente istituzionali e non personali. Tra l'altro il loro ammontare è decisamente ridotto, molto inferiore a quello di altre società pubbliche».
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