di FRANZ BERGONZI
Può Palazzo Farnese essere un motore culturale ed economico per il territorio piacentino?
Questa era la domanda che si sono posti 4 mesi fa gli studenti del Laboratorio di Cultural Design del Politecnico di Milano (facoltà del Design, Campus Bovisa) coordinato dal sottoscritto, dal professor. Francesco Mauri , in stretta collaborazione con la dottoressa Antonella Gigli, direttrice dei Musei di Palazzo Farnese e con il sostegno dell'assessore al marketing culturale Alberto Squeri.
La risposta, scontata, è si, ma risulta decisivo capire come, con che strumenti, con quali modalità e quali attori istituzionali e privati coinvolgere per arrivare ad un risultato possibile e desiderabile.
Ma procediamo per gradi: i 40 futuri designer si sono attivati su di un terreno complesso, sono venuti spesso a Piacenza per vivere ripetutamente l'esperienza "Farnese", hanno intervistato la dottoressa Gigli e la dottoressa Carini cercando di carpire tutto il visibile e l'invisibile del museo, hanno girato per il centro di Piacenza, hanno intervistato alcuni concittadini, hanno scattato fotografie, hanno fatto shopping e hanno mangiato i nostri piatti tipici. Si potrebbe essere già soddisfatti di avere innescato un micro-flusso turistico che ha coinvolto studenti di tutta Italia residenti a Milano per il tempo dell'università, ma l'obiettivo era un altro e necessariamente più ambizioso.
Prima di tutto specifichiamo che gli 8 team di lavoro erano composti da studenti e quindi i lavori non hanno il carattere esecutivo, ma sono "vision" altamente innovative, credibili e, riteniamo noi, fattibili. Per vision, termine molto in voga in questi giorni a Piacenza e che molti si sono scordati di definire per il grande pubblico, intendiamo un quadro progettuale specifico che descrive uno scenario possibile e migliorativo a partire da una realtà esistente che presenta forti potenzialità ed evidenti criticità. Intendiamo la capacità di prevedere prima degli altri opportunità, relazioni, sviluppi, prodotti e servizi per rilanciare un soggetto istituzionale o privato e progettare un quadro che riesca a integrarli in modo creativo.
Palazzo Farnese è stato definito, all'interno del nostro Laboratorio universitario, come potenziale «motore culturale ed economico per Piacenza» perché è ormai chiaro che una risorsa culturale locale non si riqualifica solo dal punto di vista architettonico o impiantistico, sperando che poi funzioni, ma anche da un punto di vista identitario, relazionale e comunicativo.
Si cerca di far emergere le sue unicità, la si lega alle altre ricchezze culturali ed economiche del territorio, si identificano sponsor e partner, si immaginano eventi legati alla sua storia, a quella della città e si progetta un suo nuovo metabolismo capace di reggere e vincere una concorrenza che non si può confinare ai limiti provinciali e nemmeno regionali.
Ma che cosa hanno previsto gli studenti, assistiti dalla docenza e dalla direzione di Palazzo Farnese, nei loro progetti? È necessario specificare che i temi portanti sono stati decisi dalla docenza in accordo con la dottoressa Gigli, così da fornire agli studenti un sistema di valori e criticità già pronti all'uso e "certificati", in seguito i temi sono stati sviscerati, approfonditi e portati allo stato di vision specifiche capaci di collaborare in un progetto-sistema unico e coordinato
È stato affrontato il tema della riconoscibilità esterna del palazzo (non scontata se non si è di Piacenza) tramite l'installazione di alcuni elementi segnaletici progettati ad hoc e la riqualificazione dello spazio davanti all'ingresso che spesso diventa un "parcheggio"abusivo.
Poi si è passati a configurare il Palazzo come "hub" ("perno" dall'inglese) cioè come luogo di accesso e di redistribuzione del flusso turistico proponendo il posizionamento al suo interno di un Apt speciale e di interfacce digitali a forma di "quadro", facilmente consultabili, che guidano alla scoperta del Palazzo, della città di Piacenza e della sua provincia.
Il Fegato Etrusco, pezzo archeologico affascinante e unico al mondo, ha impegnato 2 gruppi che hanno lavorato sulla definizione di un vero e proprio "museo nel museo" con un allestimento specifico e la progettazione di una strategia di comunicazione pensata per lanciarlo nel sistema del circuito culturale nazionale.
Il Museo delle Carrozze è stato un altro oggetto di attenzione progettuale perché è una risorsa importante con una potenzialità sicuramente europea, ma necessita di consolidare la sua posizione strutturando il rapporto con il Quirinale, esponendo in modo più affacinante le carrozze, spettacolarizzando le fasi del restauro e facendo "uscire" i pezzi migliori in collegamento con eventi della vita culturale piacentina.
Anche il tema dell'accoglienza e della ristorazione, attualmente irrisolto, è stato affrontato in profondità, partendo da una caffetteria e arrivando a definire una proposta molto più ampia e articolata. Il concetto base è quello della ristorazione "esperienziale" dove il cibo è importante, ma ancor di più la possibilità unica di mangiare in un ambiente ricco di arte e suggestione, offrendo un'esperienza unica che nessun ristorante potrebbe vantare.
Ma la volontà di legare il valore artistico del Farnese a quello dell'imprenditoria d'eccellenza piacentina ha esplorato anche la possibilità che una nota azienda del settore edilizio proponga una linea di elementi per la pavimentazione dei centri storici partendo dal Farnese come elemento di ispirazione e di "certificazione" nel resto del mondo. Una sinergia forte che porta vantaggi all'azienda e al Museo.
Per concludere, l'immersione dei gruppi nella vita piacentina ha portato un gruppo a ipotizzare che Palazzo Farnese diventi la sede stabile di Piacenza Vision 2020. Non la sede della progettazione, ma il punto dello stato delle cose dove un cittadino può informarsi, conoscere l'avanzamento dei progetti, segnalare un'esigenza e dare un giudizio sul piano nella sua globalità. Un progetto che chiude coerentemente il quadro generale con il quale è stato affrontato Palazzo Farnese e lo pone come location fisica in cui discutere il futuro della città, dopo averne ribadito e consolidato la sua identità di importante eccellenza storica.
La prima speranza è che i lavori presentati saranno un forte stimolo per una discussione sul futuro di Palazzo Farnese, di Piacenza e sulle scelte che è necessario attivare per consolidare e incrementare la competitività della città in funzione di concorrenti regionali, nazionali e internazionali. La speranza ulteriore è che, se ritenuti validi, alcuni di questi diventino in un futuro prossimo veri e propri progetti da realizzare. Buone Visioni.
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