Con lo sbarramento il Carroccio non sarebbe nato
Da sempre, uno dei principali problemi dei paesi liberi è conciliare la rappresentatività ( e cioè la democrazia) con la governabilità ( e cioè l'efficienza).
Lo strumento cardine è il sistema elettorale: quello proporzionale è più democratico, il maggioritario è più efficiente. Saggio e intelligente è trovare una via che garantisca rappresentatività e governabilità.
Per decenni la Repubblica italiana ha avuto un sistema proporzionale " perfetto", che ha garantito il rispetto della pluralità delle opinioni ma che, in quanto a stabilità, è stato un vero disastro: 50 governi fra il ' 46 e il ' 94, uno ogni 349 giorni.
Dal cosiddetto " Mattarellum" la governabilità ha tratto giovamento ( per trovare governi più duraturi del Berlusconi 2 si deve risalire a Mussolini) ma la rappresentatività e la democrazia lasciano un po' a desiderare. Una ventina fra segretari e capataz di partito decidono chi potrà o non potrà entrare in Parlamento. I collegi uninominali e le liste proporzionali chiuse non lasciano scampo: chi non fa parte del giro non ha alcuno spazio. Non è dato sapere se gli attuali mali di pancia proporzionalisti di casa Udc siano il risultato di afflati democratici ( i dubbi sono forti) o di curiali manovre di potere: di sicuro essi hanno toccato il punto essenziale della democrazia delegata, quello della reale rappresentatività. La penisola non ha una luminosa tradizione in questo campo: lo Stato italiano è stato costruito da Parlamenti scelti da meno del 2% della popolazione, un numero appena triplicato con le riforme Zanardelli. Si veniva eletti con pochissimi voti e i prefetti facevano generosamente la loro parte. Fino al ' 46 le donne non votavano.
Per comprensibile reazione ( e per altrettanto giustificata preoccupazione per il rispetto dell'opinione popolare) si è passati a un sistema di minuziosa contabilità delle diverse opinioni e formazioni politiche, garantita dalla possibilità di esprimere per la Camera ben cinque preferenze.
Un bengodi che è stato cancellato da un referendum quando si è preso atto - un po' troppo tardi - che veniva usato per controllare i voti: oggi basta un telefonino a fotografare la scheda e non servono più complicate alchimie numeriche.
Come spesso succede nel Belpaese, si è però passati all'eccesso opposto: in nome della stabilità oggi non si sceglie più un bel niente, si ratificano scelte fatte da altri o - al massimo - a esprimere la preferenza per uno dei bei tomi che ci si trova sulla scheda. Per blindare ancora di più il sistema si vuole conservare anche lo sbarramento del 4%.
Qualcuno si è però accorto - sempre un po' in ritardo - che il maggioritario non ha reso grandi servizi alla qualità del governo, non ha placato la rissosità, nè diminuito il numero di partiti e partitini, e ci ripropone il proporzionale mantenendo però lo sbarramento, quasi che la governabilità sia un feticcio cui sacrificare la libertà di opinione. Lo sbarramento però puzza tanto di arroccamento, di difesa di " diritti acquisiti" che nell'Italia delle false pensioni e dei condoni sembrano essere i soli a essere garantiti. Con lo sbarramento si impedisce la nascita di nuove formazioni e quindi di concorrenti indesiderati alla corsa verso i posti a sedere. Con lo sbarramento le minoranze vengono escluse, le formazioni ( e le istanze) locali sono messe a tacere, con lo sbarramento non sarebbe mai nata la Lega ( con una perdita secca in quoziente di democrazia) o non sarebbero sopravvissuti per decenni partitini come quello repubblicano e liberale ( anch'essi segni - sia pur meno evidenti - di libertà).
Più saggio sembra perciò riconoscere un premio ( è sempre meglio dare che togliere) evitando però di reintrodurre liste chiuse che alla fine riportano il potere alle Segreterie dei partiti. Insomma, salta fuori che la Legge Truffa del ' 52 non era poi così malaccio e che De Gasperi era un gigante rispetto ai suoi colleghi odierni. Cosa su cui nessuno ha mai avuto dubbi.
GILBERTO ONETO, Libero del 30 settembre 2005
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