Consiglio Comunale del giorno 5 marzo 2009
PRESIDENTE Passiamo alla interrogazione successiva, sempre del collega Putzu. Prego.
CONSIGLIERE PUTZU (FI- PDL) Apprezzo la buona volontà dell’assessore Brambati. Assessore, sa che la stimo, al di là delle differenti … Però, pur essendo io uno tra i più inesperti, anche se sono già qui da 7 anni, di solito a una interrogazione uno dice o sì o no..... Va beh, la risposta è “forse”. Alla seconda e ultima interrogazione (penso mi risponderà l’assessore Fellegara) vorrei gentilmente dei dati precisi, perché, per amore di completezza, l’assessore Fellegara spesso fa delle premesse piuttosto ampie per spiegare bene, però alla fine manca il tempo e dobbiamo sempre chiedere la deroga per completare frettolosamente la risposta all'interrogazione..... Mi interessava sapere se l’argomento che è stato trattato in agosto dai quotidiani, cioè: “Enìa, un nuovo impianto per trattare le scorie”, ....argomento già portato in Consiglio un’altra volta..... e la risposta era stata un po’ nebulosa, perché parliamo di scorie non inquinanti di per sé, si tratta infatti di scorie lapidee ferrose o non ferrose, che a tutt’oggi l’impianto di Tecnoborgo non è in grado di smaltire e che quindi deve fare uscire dall’impianto con dei costi che sono di una certa considerevolezza.
Dato che noi abbiamo saputo dalla stampa il giorno 14 agosto che c’era questa ipotesi, il progetto è stato depositato in Provincia, c’erano 60 giorni di tempo; quindi, 14 agosto, 14 settembre, 14 ottobre; non so se sono arrivate osservazioni o meno, non si è più sentito niente di questo discorso e volevo qualche dato tecnico, esattamente qualche dato tecnico è l' oggetto della mia interrogazione. Quante sono le tonnellate annue di scorie residue alla combustione, rispettivamente nelle frazioni ferrose, non ferrose e lapide? Quali sono i costi attualmente sostenuti da Enìa per la cessione e smaltimento delle scorie? Qual è il costo ipotizzato per il nuovo impianto, per quanto riguarda la sua edificazione, mezzi di lavorazione, personale addetto? Inoltre, se il nuovo impianto sarà in grado di dividere ogni differente materiale, così da poter ricavare un utile economico. E ancora se il nuovo impianto sarà in grado di ottenere l’inertizzazione, ed infine quali siano dal punto di vista economico gli utili attesi da questa operazione.
Secondo le mie notizie, che possono essere errate, eventualmente l’Assessore me le conferma o meno..., risulterebbe che a tutt’oggi le scorie totali del lapideo ferroso e non ferroso si attestano intorno alle 20-25.000 tonnellate all’anno. Il costo di cessione annuale di Enìa ad un soggetto esterno della nostra Provincia si fa risalire a 50€ a tonnellata, quindi bisogna moltiplicare le 25.000 tonnellate all’anno per 50€ (questo ci costa fisicamente spostare fuori dall’impianto le scorie). Poi avviene la separazione che viene effettuata fuori dal nostro inceneritore, toglie il ferro e rimane il non ferroso, saltano fuori le sabbie che - sembra di capire - sono acquistate da Cementirossi a 30€ a tonnellata. Viceversa, se l’impianto ipotizzato fosse in grado di determinare una inertizzazione delle scorie residue con la produzione di misto cementato, si potrebbe ipotizzare – sempre secondo i miei dati- come guadagno, dai 30 ai 35€ a tonnellata. La ringrazio, Assessore.
ASSESSORE FELLEGARA Le scorie residue da combustione dei rifiuti presso il termovalorizzatore di Piacenza sono formate da circa 2.250 tonnellate annue di frazione ferrosa e da circa 24.000 tonnellate annue di frazione non ferrosa e lapidea. Le scorie ferrose vengono separate all’interno dell’impianto di termovalorizzazione, fuori prima le scorie ferrose, e avviate al riutilizzo in fonderia, previo trattamento di recupero, con un ricavo da parte di Enìa riconosciuto dal Consorzio Nazionale dell’Acciaio (soggetto pubblico).
Le scorie non ferrose e lapidee vengono per la maggior parte avviate al recupero nell’industria cementarla e in parte minore smaltite in discarica, con un costo medio di smaltimento di circa 58€ a tonnellata, prezzo che è in linea con i valori di mercato. L’impianto per il trattamento delle scorie residue e la combustione dei rifiuti attualmente è in fase autorizzativa, a cui il consigliere Putzu fa riferimento, prevede di entrare in funzione nel 2010 e separerà le scorie per i seguenti materiali nelle rispettive percentuali: 7% metalli a-magnetici, sostanzialmente alluminio, che verranno interamente ceduti al Consorzio Italiano Alluminio (soggetto pubblico di garanzia) sulla base di una convenzione che Enìa ha già provveduto a stipulare. Il 5% della frazione non riutilizzabile verrà smaltito in discarica. Circa l’80% del materiale siliceo, che verrà avviato al recupero, sarà destinato all’industria cementarla. Il rimanente 8% è umidità, che dopo lo stazionamento nelle pile si esaurisce e quindi fa calare il peso della scoria. Si tratta solo di un effetto di evaporazione. Il materiale ferroso continuerà ad essere avviato al recupero in fonderia, quindi a realizzazione dell’impianto non cambierà niente. Il nuovo impianto non effettua l’inertizzazione delle scorie, ma semplicemente si preoccupa del trattamento propedeutico al riutilizzo delle stesse nelle cementerei. Il misto cementato rimane pertanto un prodotto realizzato esclusivamente dagli impianti di produzione degli inerti e non ha nulla a che vedere con quello che svolge, fa o ha intenzione di fare, o farà mai il nostro Enìa al proprio interno, e non ha soprattutto nulla a che vedere con il recupero delle scorie della termovalorizzazione. La realizzazione dell’impianto avrà un costo complessivo di 2,2 milioni di euro, che verranno finanziati da Enìa con un contributo del Consorzio Italiano Alluminio per la parte dell’impianto relativa al recupero del materiale a-magnetico, quindi dell’alluminio medesimo, a fronte dell’impegno di Enìa di confluire allo stesso Consorzio la totalità del materiale alluminio, selezionato attraversamento il funzionamento dell’impianto stesso, per il quale è previsto un costo annuo di personale, noleggio mezzi, che sarà circa di 150.000€. Questo consentirà ad Enìa un risparmio considerevole sui costi di trattamento preliminare delle scorie non ferrose e lapidee, che sono circa l’80% del totale, di cui verrà effettuato il recupero attraverso l’invio all’industria cementarla, che poi per noi è prevalentemente Cementirossi, con una contestuale maggiore capacità di controllo nella qualità dei processi. Questi sono i dati complessivi.
È di tutta evidenza che essendo la società una società che ha finalità di lucro, il business- plain relativo alla costruzione di questo impianto è il trattamento di separazione delle scorie, cioè di quello che è il materiale che fuoriesce dal nostro termovalorizzatore, ha una verifica interna garantita, cioè il ritorno economico, il fatto che l’investimento possa essere recuperato attraverso la riduzione dei costi che attualmente sono previsti per lo smaltimento; non solo, ulteriormente compensati da un ricavo sorgente, derivante dal fatto che il materiale che si può cedere effettivamente alle cementerie o ai consorzi è di migliore qualità separato in modo più puntuale; il rapporto tra l’investimento e il tempo di recupero sono dati interni all’azienda. Noi possiamo conoscere il costo dell’investimento, il costo dei prezzi dei singoli prodotti e il costo di gestione della nuova struttura, questi elementi. L’utile diventa un elemento estremamente complesso da determinare, perché c’è una considerazione di costi generali che non siamo in grado di fare. Ripeto, il fatto che si tratti di una azienda che mira – come segnalava anche nell’intervento precedente il consigliere Putzu – alla realizzazione di un utile, alla distribuzione di dividendi, mi fa presumere che la scelta su un investimento di questo tipo preveda un ritorno economico e quindi un contenimento di costi, che peraltro non mette in discussione la qualità e non pone problemi di tipo ambientale.
CONSIGLIERE PUTZU (FI- PDL) Ringrazio l’Assessore. La risposta è assolutamente precisa, non dubitavo. Avevo ricevuto anche dal vice-presidente di Enìa l’invito ad andare visitare eventualmente l’impianto. Mi aveva dato la disponibilità, ma poi, per motivi contingenti, non siamo riusciti ad accordarci… Ribadisco, però, perché ogni tanto viene balenata l’ipotesi dell’inquinamento e della nocività: si tratta di materiali non nocivi e neanche il misto cementato lo è. Ci sono altre realtà territoriali a noi vicine, che riuscendo ad utilizzare la filiera, arrivando fino al misto cementato, ottengono degli utili considerevoli perché si tratta di 35€ a tonnellata. L’invito che mi sento di rivolgere in questo momento all’Assessore, che sono certo lo trasmetterà a chi di dovere, è che se si riuscisse poi a terminare la catena arrivando al misto cementato, sarebbe meglio, perché avremmo degli utili ancora maggiori. * * * * *
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