Siete stati parola». Il sindaco di Piacenza Roberto Reggi inaugura il nuovo Campus di Cariparma riannodando il filo di una promessa fatta due anni fa dai vertici bancari, quando l'istituto ducale strinse un patto federativo con Crédit Agricole e FriulAdria. Allora si decise: Piacenza sarebbe stata il cuore pulsante della formazione del Gruppo che stava triplicando le forze ma certo non voleva sacrificare le comunità progenitrici della banca. E così è accaduto. Ne è nata una opportunità per la città, grazie al prestigio dell'istituto aperto nel vecchio centro studi ristrutturato di via San Bartolomeo 40. Ieri il taglio del nastro e la benedizione del vescovo, monsignor Gianni Ambrosio. Si spera ora in un indotto economico di tutto rispetto che nasca dalla presenza e dalla permanenza dei corsisti: centinaia di giovani neo-assunti ma anche direttori di filiale, corporate, marketing. Senza contare che questa fetta antica di città, con la rigenerazione di Acna, è già destinata ad un rilancio complessivo, come ha sottolineato Reggi. E in via San Bartolomeo una vera folla di autorità ha partecipato al debutto che il primo cittadino valuta come il segno evidente di una «banca affidabile». Stupisce e convince che in un momento critico per il mondo bancario, la "Cassa" abbia scelto di non rinunciare ad investire nell'uomo e nella formazione. Ma è proprio in questi frangenti che occorre puntare sulla qualità delle risorse umane, s'è detto a più voci. A Piacenza ruoteranno migliaia di dipendenti del Gruppo per accrescere la loro competenza. Perché anche sulla ricostruzione di un rapporto di fiducia piena tra risparmiatore e banca - argomenta Giancarlo Forestieri, vicepresidente di Cariparma Spa - si gioca la sfida dei prossimi anni per gli istituti di credito. Il Campus piacentino sarà il ponte ideale con l'università, la società esterna, evitando i rischi di autoreferenzialità e migliorando in cultura. «Investire sulla formazione è la cosa più importante da fare» si dice convinto, in apertura, Ariberto Fassati, presidente di Cariparma. E il Campus, che ha accolto circa duecento corsisti e ne vedrà ruotare settemila, ha in agenda per il 2009 ben 46mila ore/uomo di istruzione mirata: «Non solo per creare buoni bancari e buoni banchieri - prosegue Fassati - ma anche perché passando da 350 a 800 sportelli, la banca, non più interregionale bensì nazionale, ha bisogno di una cultura omogenea». Decisivo sarà l'apporto dell'Università Cattolica, che cura ben 9.200 ore formative. Tradizione e innovazione sono la benzina di quest'avventura affidata alla corporate university di Cariparma, come emerge anche nelle parole del giornalista Giangiacomo Schiavi, caporedattore del Corriere della Sera, piacentino doc, che nel moderare una tavola rotonda sui temi della formazione ha rievocato i suoi maestri. «Non c'è futuro senza radici», ripete Schiavi, e in quanto alla solidità professionale, arriva spesso dal microcosmo della provincia, come sosteneva un altro illustre giornalista, Alberto Cavallari, partito da casa nostra per conquistare palcoscenici internazionali. Fra i tanti consigli pratici, Schiavi parla di cose che, se servono alla carta stampata, risuonano ugualmente vere per i bancari: l'importanza di semplificare, di servire il cittadino e non gli apparati, l'essere sempre preparati e quindi non improvvisare, il rispetto delle regole sorretto da una visione etica. Enrico Bovina, responsabile della formazione per il Gruppo Fiat, racconta cosa si fa in una grande azienda per tenere elevata la qualità delle prestazioni e in buona sostanza non si smette mai di apprendere, ma la preparazione è avvitata all'aspetto esperienziale. Di grande efficacia l'esposizione di Marco Grazioli, responsabile delle risorse umane per The European-House Ambrosetti. «Ci sono casi di motivazione molto alta e competenza molto bassa e questo fa danno» esordisce. Ma niente conta più di alcune regolette in azienda: meritocrazia, linee guida chiare per tutti, comunicazione dall'alto verso il basso e viceversa, ampliamento delle responsabilità dei collaboratori. E poi parla dell'importanza di non dirsi bugie, della generosità necessaria nello scambiarsi competenze. Consigli buoni per tutte le imprese, la prima lezione da imparare sui banchi del Campus magari per correggere quell'inarrestabile calo della produttività che l'Italia patisce da fine Anni '90 in modo assai più marcato rispetto al resto d'Europa. E se Pier Cesare Rivoltella, docente della Cattolica, si sofferma sulle nuove tendenze della formazione, a chiudere la giornata sono le considerazioni di Giancarlo Forestieri riferite alla crisi in atto: ecco i rischi di credito sempre più emergenti, il ridimensionamento dell'attività finanziaria, lo sgonfiarsi di opportunità di business. Per le banche è più che mai essenziale ricucire un rapporto di comprensione con il cliente, tornare alla semplicità, alla trasparenza di prodotti spesso fuggiti di mano agli stessi esperti. La gente deve percepire una «discontinuità», la voglia, la capacità, il dovere di voltar pagina. Patrizia Soffientini patrizia.soffientini@liberta.it
21/01/2009
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