Piacenza alza la testa di fronte al riordino delle Province, a certi "matrimoni" più o meno graditi sotto lo stesso tetto amministrativo.
E il primo cittadino Paolo Dosi inverte la rotta di uno storico vittimismo, di una sudditanza mal sopportata verso Parma che pur trapela da tanti interventi sul tema. «Se si andasse verso Parma dovremmo smetterla però di considerarci perdenti» commenta, chiamato in causa sul tasto dolente. La cugina ducale sta peggio di noi essendo uscita assai malconcia dalla precedente amministrazione. Se ne traggano le dovute conseguenze.
Dosi non sta con le mani in mano e anche a beneficio di chi lancia strali su una supposta inerzia di Piacenza da "bella addormentata snob" (Filiberto Putzu), fa sapere che diversi contatti sono stati presi, per esempio con Sonia Masini, presidente del consiglio provinciale di Reggio Emilia, terra dove piace la formula larga della Provincia Emilia, altri se ne avranno nei prossimi giorni con Federico Pizzarotti, sindaco "grillino" di Parma e con Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, le due città con cui mettersi a discutere.
Intanto Piacenza, sfavorita dalla posizione geografica che la relega ai margini dell'area vasta, "centro di nulla" come diceva qualcuno, rivendica per forza di cose la formula garantista del policentrismo, spiega Dosi, vale a dire di compiti istituzionali e direzionali ripartiti equamente su più città.
Per il resto il sindaco non vuole e non può sbilanciarsi in una «fase di totale confusione» sul riordino delle Province: «Sarebbe stato più utile avere un provvedimento radicale di soppressione piuttosto che andare nella direzione di accorpamenti o soluzioni miste» argomenta.
Oggi il dibattito infuria, le proposte sono tante, «Non voglio sposare una tesi anziché un'altra sui confini - chiarisce Dosi - dobbiamo invece puntare a salvaguardare le funzioni e la buona distribuzione delle stesse, sia che si parli di Piacenza-Parma, della Provincia Emilia, di Piacenza-Lodi».
Il primo cittadino rimanda al confronto con la Regione Emilia Romagna che peraltro ha chiesto ai territori di individuare le priorità: «C'è un discorso sanitario non solo legato al 118, ma teso ad individuare le eccellenze della nostra offerta sanitaria». Per esempio? Dosi cita certi reparti come onco-ematologia o gastroenterologia, la "brest unit" di senologia, «i primi che vengono in mente, non i soli».
E poi c'è tutto il versante delle eccellenze agroalimentari legato ai prodotti tipici come il pomodoro, i salumi, l'offerta enologica («possiamo essere punto di riferimento su area vasta»). Incalzato a far altri esempi concreti, aggiunge le nostre funzioni di presidio dell'ambiente, dei rifiuti e del circuito idrico: «Vogliamo conservare a Piacenza il comparto ovest di Atersir (ex Ato regionali, ndr) con il ciclo idrico e dei rifiuti qui e non a Parma».
Un punto interrogativo maiuscolo e preoccupante si alza sul futuro di istituti quali prefettura, questura, carabinieri, sul destino delle sedi fisiche come quella della Provincia in via Garibaldi e sopratutto sui dipendenti. «La preoccupazione c'è e ci sono contatti in corso, ma la Regione, che ha in capo l'operazione, aspetta indicazioni precise a livello nazionale sul riordino mentre arrivano solo macro-indicazioni, noi ci impegneremo ad osservare i compiti. E si dica su quali risorse umane ed economiche si potrà agire» avverte Dosi, che forse già sospetta onerose manutenzioni come strade e istituti scolastici, attualmente di pertinenza provinciale, domani chissà.
E già nel recente ritiro di giunta nel convento di Santa Maria di Campagna - oggi nuova occasione di confronto con la maggioranza su palazzo uffici, aree militari, Psc e società partecipate ma anche su servizi cimiteriali e del verde in scadenza con Iren - sono state affidate deleghe che prefigurano passaggi di competenze al Comune. «E' successo sul tema del lavoro, e dell'agricoltura con l'introduzione di una delega specifica (a Francesco Timpano, ndr), considerando che Piacenza è il Comune con la più vasta area agricola del territorio». E si stanno facendo conti sul tema del turismo, compete da sempre alla Provincia («ma ora dovremo avere un protagonismo diverso»).
Detto ciò, il vero nodo è portare a casa funzioni, uffici o strutture strategiche, ma al di là dei «luoghi comuni, va applicata molta razionalità, superando lo schema mentale su Parma - torna a dire Dosi con piglio da sfidante - che è territorio limitrofo, se si va verso Parma non possiamo automaticamente considerarci perdenti, oggi che è più debole».
E circa le ipotesi «fantasiose» di referendum o di realtà come Lunezia «non vorrei inseguire tutte le proposte, preferisco i contatti che in queste settimane ci sono stati con categorie e altri presidi provinciali, nessuna "bella addormentata", né sparate sul giornale, la politica è fatta di relazioni che sono in atto pur in una situazione confusa» insiste il sindaco.
Patrizia Soffientini LIBERTA' 06/09/2012
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