Provincia, rischio black-out sociale
Dal primo gennaio, la Provincia perderà tutte le sue funzioni, ad eccezione di viabilità, edilizia scolastica, ambiente e pianificazione.
Questo significa che, in assenza di un piano di salvataggio per i dipendenti delle altre funzioni, precisamente quelle delegate dalla Regione alle Province, fra poco meno di due settimane si rischia un drammatico black out sociale.
Dell'emergenza ieri si è discusso a Bologna in un summit con il neogovernatore Stefano Bonaccini. Presenti i referenti delle varie Province, per Piacenza c'era la vicepresidente Patrizia Calza. Durante l'incontro i sindaci-presidenti hanno ribadito come la riforma, così, "non sta in piedi", e hanno sottolineato la presenza di un "buco" di 28 milioni di euro nelle amministrazioni provinciali, causato dai tagli. Da più parti si è alzata la richiesta provocatoria di essere commissariati. Il presidente Bonaccini ha risposto all'allarme chiedendo un incontro urgente al premier Matteo Renzi. Rischio paralisi sociale
Torniamo al rischio "paralisi sociale". Parlano i numeri: il 29 gennaio, ad esempio, scadrà il contratto dei venti lavoratori esternalizzati - assunti cioè da cooperative a cui la Provincia aveva affidato il servizio alla fine degli anni Novanta - del Centro per l'impiego. Questi svolgono da anni incarichi precisi, come i colloqui di orientamento specialistico, che richiedono parametri professionali adeguati e non facilmente sostituibili, ma il loro contratto non potrà essere rinnovato. Così dice la legge. Sorte ambigua, e completamente avvolta dalla nebbia, è anche quella dei dipendenti fissi del settore lavoro (dal primo gennaio dipendenti di chi? Della ex Provincia? Della Regione che si insedierà ufficialmente solo il 29 dicembre?), un ambito delicatissimo, se si considera che alle porte degli uffici, dal primo gennaio non più di competenza della Provincia e senza un "padrone", si sono presentate migliaia di persone. Vediamo nel dettaglio: il Centro per l'impiego ha preso in carico in un anno 8.296 persone (ultimo dato disponibile, quello del 2013, ma il 2014 sembra assestarsi su numeri analoghi, se non peggiori); sono coloro che sono entrate nello stato di disoccupazione e gratuitamente hanno potuto contare sui servizi della Provincia, dai colloqui di orientamento alle informazioni. Nel primo semestre del 2014, inoltre, i nuovi ingressi nello stato di disoccupazione sono stati 3.881. Anche questi seguiti dall'ente Provincia. Per dare un'idea ulteriore della crisi, i lavoratori che si sono presentati al Centro per l'impiego perché interessati da interventi di cassa integrazione in deroga sono stati in un anno 1.454 lavoratori. L'Istat ha detto che a Piacenza vi sono 11mila disoccupati (2013). Questi credono di poter ancora contare su un servizio che, in realtà, dal primo gennaio, appare incerto, indefinito. Di nessuno. Al momento, la situazione è di vuoto normativo.
Si rischia il conflitto istituzionale, anche perché le altre funzioni, quelle in carico ancora alla Provincia, non hanno soldi che le alimentino: e così non si sa ancora come provvedere al riscaldamento nelle scuole, agli spazzaneve, agli spargisale. O come dare risposta ai presidi quando cade un calcinaccio dalle scuole. Gli oltre trecento dipendenti della Provincia occuperanno simbolicamente il palazzo di corso Garibaldi, per tutta la giornata di domani. Nella nuova Provincia di Piacenza (di secondo livello, in quanto non più eletta dai cittadini) sono stati stimati da tagliare 6,6 milioni di spese, cioè 161 dipendenti in meno (dato Upi) rispetto agli oltre trecento attuali dipendenti a tempo indeterminato.
Il summit In questa delicatissima fase, come si diceva, ieri la Calza ha incontrato Bonaccini. «Serve più tempo, al momento la riforma Delrio è inattuabile - ha ribadito la vicepresidente della Provincia dopo il summit -. Come Provincia di Piacenza abbiamo fatto presente al presidente Bonaccini il problema del servizio Agricoltura esternalizzato e dei lavoratori ai quali non potranno essere rinnovati i contratti. Non vogliamo ostacolare il progetto di semplificazione istituzionale; come Regione abbiamo portato avanti l'esperienza delle unioni e delle fusioni dei Comuni e stiamo ragionando di area vasta, ma ad oggi la riforma è evidentemente inattuabile». Quindi, la Calza ha proposto un "raffreddamento": «Servono tempi più lunghi - ha ribadito -, a partire dalla procedura di assunzione del personale delle Province da parte di altri enti che riteniamo debba essere "raffreddata" fino a quando non sarà effettuato un monitoraggio complessivo». Elisa Malacalza LIBERTA' 18/12/2014
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