Agsm Verona chiede spazio e il tavolo traballa
Nessuna retromarcia, semmai un rallentamento. Questo lo scenario che ha preso forma nelle ultime ore attorno a Newco Emilia. All'indomani dell'ultimo vertice tra i quattro primi cittadini impegnati nella partita, Newco «va avanti», ha dichiarato il sindaco di Parma Ubaldi, definendo come «scenario più ragionevole» che entro il 26 aprile - data in cui secondo la tabella di marcia iniziale tutto avrebbe dovuto essere chiuso - si arrivi a un accordo sulle «cose essenziali», rinviando più in là «la stesura definitiva e la formalizzazione degli atti». Lo spartiacque del 26 aprile si spiega col fatto che rappresenta l'ultima data utile per Modena e Reggio, chiamate alle urne il prossimo giugno, per far votare i protocolli sulla NewCo dai rispettivi consigli comunali prima che l'attività si blocchi. Ad aggrovigliare la matassa - al di là degli scogli risaputi legati al tema dei concambi tra aziende, delle cariche di vertice, della sede e dei centri direzionali - l'ultima novità emersa al tavolo delle trattative. E cioè la pressante richiesta di Agsm, la multiutility di Verona, di far parte della partita. La richiesta ha fatto traballare il tavolo emiliano: imbarcare Agsm Verona (forte di ricavi, nel 2002, di 233 milioni di euro) sarebbe un bel colpo, porterebbe NewCo a rivaleggiare ad armi pari coi colossi italiani del settore (Acea Roma, Hera, Aem Milano). I partner emiliani sembrano essersi divisi: chi (Modena) ha sposato la linea del rinvio per fare subito posto a Verona e chi (Reggio) ha sbarrato il passo, con altri (Piacenza) nel ruolo di mediatori. A tutto questo si aggiungono gli irrigidimenti che risultano essere arrivati da Parma sul nodo della sede (ambita anche da Modena).
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