Piacenza dà l'addio a 410 imprese nei primi tre mesi dell'anno.
E' un dato allarmante quello che emerge dal registro camerale. E meriterebbe di essere indagato nei suoi risvolti, mettendo a fuoco e ragioni specifiche che portano le imprese a chiudere i battenti. La doppia marcia dell'economia locale è ormai un dato di fatto consolidato attraverso i numeri.
Da un lato l'export traina le imprese di maggiori dimensioni, così è stato lo scorso anno e il trend continua ad essere positivo per chi ha sbocchi internazionali, mentre chi non ha questo "polmone" delle esportazioni, chi si rivolge ad un mercato più domestico e magari resta schiacciato dalla mancanza di liquidità e di credito bancario, fatica a tenere il passo ed è esposto ai quattro venti di un'economia fragilissima che non accenna a ripartire.
I dati. «A fine marzo le imprese piacentine registrate in Camera di commercio sono risultate 30.858, 410 in meno di quelle che vi comparivano alla fine del 2012» recita la nota diffusa dall'ente di Palazzo Borsa. Il tasso di crescita trimestrale non può quindi che avere segno negativo: -1,11 per cento. In quanto alla dinamica di questi primi mesi, le iscrizioni sono state 501 e le cessazioni 848, con un saldo in negativo per 347 unità. E a cadere sotto i colpi di una crisi che "morde" ancora sono imprese di tutte le dimensioni e forme giuridiche visto che la contrazione ha interessato sia le società sia soprattutto (e come prevedibile) le ditte individuali. Mentre mostrano una maggior capacità di tenuta le imprese in forma cooperativa o consortile. La riduzione più significativa ha comunque interessato le imprese individuali che, nell'arco dei primi tre mesi, hanno perso ben 361 realtà. Si può supporre che tra queste ci sino diversi casi di ditte operative in campo edile. Sono 30 in meno invece le società di persone e 21 in meno le società di capitale. Due in più, invece, le altre forme giuridiche. Piacenza, va detto, è in buona compagnia in questa stagione recessiva, il primo trimestre mostra tassi di crescita negativi tutte le province dell'Emilia Romagna, purtroppo però quello piacentino è il dato peggiore dopo il caso di Parma (-1,21 per cento). Nell'insieme la regione Emilia Romagna presenta un tasso negativo medio dello 0,78 per cento.
Peraltro, anche nel contesto nazionale il risultato è di un tasso di crescita che ha il segno meno, con un valore assoluto più contenuto, pari a -0,51per cento. red. eco. LIBERTA' 20/04/2013
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