Il leader dell'Udc è pronto a correre
Sulla scheda delle elezioni politiche del 13 aprile ci sarà il simbolo del Partito della Libertà. Riunirà Forza Italia e Alleanza nazionale, ma anche i Liberaldemocratici di Lamberto Dini e altri "piccoli" partiti che saliranno certamente sul carro del Cavaliere.
A qualche mese dall’annuncio fatto dal predellino di una macchina a Piazza San Babila a Milano, Berlusconi spiazza nuovamente gli alleati e li mette in un angolo. O state con me nel Pdl o andate da soli, è stato l’avvertimento.
Eccezion fatta per la Lega cui l’ex premier ha concesso la possibilità di federarsi. Gianfranco Fini ha risposto sì.
Per Pier Ferdinando Casini, invece, è più complicato. L’ex presidente della Camera fa sapere che se è impossibile allearsi con il listone, l’Udc non cederà alle imposizioni di confluire nel nuovo partito e correrà da sola. Ma è indubbio che l’uscita del Cavaliere lasci smarriti i centristi. «Io spero che aderiscano, ma se l’Udc non aderisce noi andremo avanti ugualmente», ha detto Berlusconi.
Da Modena, Casini ha sottolineato: «speriamo che la prossima sia una legislatura costituente; quando mi sono visto con Berlusconi abbiamo parlato di questo e francamente credevo che tutto fosse risolto. Poi questa mattina (ieri - ndr), leggendo in treno i giornali mentre andavo a Bologna, mi sono accorto che le cose sono un pò cambiate. Si pretendeva che noi entrassimo in un partito, che rispetto, ma che non ho capito quando è stato fondato, da chi e come».
Il segretario del Pd Walter Veltroni minimizza il "terremoto" del centrodestra: «il problema non è fare maquillage», o «mettere un ombrello sopra a tutto per nasconderlo ma fare scelte, avere il coraggio di cambiare. Non conta il vestito ma la sostanza. Noi abbiamo fatto una scelta, il centrodestra ancora no».
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