di Giuseppe De Petro.
Molto probabilmente, mentre sto scrivendo queste poche righe, si riunisce per la prima volta il comitato tecnico dell’Agenzia di marketing. Ricordate? Quella struttura individuata come essenziale da una delle commissioni dal Piano Strategico che si occupava di marketing: quel “Piano” figlio del “Patto per Piacenza” siglato nel 2000 da Squeri e Guidotti.
L’Agenzia, presentata in pompa magna da Reggi e Boiardi il 19 del gennaio scorso, aveva esordito informalmente, già nel novembre dello scorso anno, quando ancora era in “embrione”, per finanziare l’allestimento dello stand dei prodotti tipici piacentini al Salone del Gusto. Visto il notevole ritardo accumulato, si volle dare un segnale sul metodo, concertare la partecipazione degli operatori piacentini, ma soprattutto che i lavori, molto lentamente, stavano procedendo. Alla fine ci sono voluti cinque anni per muovere i primi passi!
Ho ricordato questo breve aneddoto sull’Agenzia di marketing perché è di questi giorni la notizia che Comune e Provincia starebbero per partorire il Patto 2: questa volta diverso perché si chiederà ai giovani cosa vorranno si facesse nei prossimi 15-20 anni. I progetti dovranno essere di lungo periodo, probabilmente nel senso che per il varo della prossima Agenzia si potranno attendere anche quindici o vent’anni. Fuori dall’ironia, non vedo come possa avere successo la riproposizione di un percorso che ha dato frutti ampiamente inferiore alle attese, in misura quasi fallimentare; per di più gestito dalle due istituzioni, Comune e Provincia, chiaramente in crisi di progettualità e dalle idee confuse.
La notizia poi che il Patto 2 avrà altre caratteristiche è la dimostrazione che il primo è morto e sepolto per cui la diffidenza mi sembra più che giustificata. Del resto le categorie economiche hanno già fatto sapere che sarebbe più producente condividere pochi progetti e riuscire a realizzarli piuttosto che scrivere il solito libro dei sogni che restano tali. Realizzazioni che potrebbero finalmente alimentare un po’ di entusiasmo e quindi una maggiore voglia di fare, di intraprendere.
Purtroppo il tenore del messaggio che si ricava da questa nuova iniziativa è di segno opposto: “Cari giovani siccome non siamo in grado di costruirvi un futuro, cioè non sappiamo che pesci pigliare, pensateci voi! Noi non siamo stati in grado di rendere la città più vivibile, abbiamo chiuso gli occhi su ogni genere di degrado, abbiamo cercato di sviluppare il lavoro e gli affari, ma abbiamo finito per fare solo quelli nostri. Lo sviluppo lo abbiamo ingessato nelle pastoie della politica, lo abbiamo frenato con veti incrociati alimentati dalle invidie e da anacronistiche divisioni ideologiche sui programmi da realizzare. Non riusciamo a combattere lo smog, il traffico ci è sfuggito di mano, la cultura l’abbiamo delegata alla “Toscanini” che ci costa un occhio della testa e con quello che ci rimane riusciamo a vedere poco. Dopo aver recuperato il “bastione” di Porta Borghetto ora lo lasciamo andare a pezzi così nel Patto 2 prevediamo il recupero 2 e siamo in media - Scusate di nuovo l’ironia, ma aiuta - Perciò crescete in fretta e diteci cosa volete: faremo in modo che tra vent’anni lo potrete realizzare voi!”
Una vera e propria abdicazione, una dichiarazione di incapacità ad interpretare il mandato che il consenso popolare ha attribuito loro.
Se osserviamo, il malessere si manifesta chiaramente ora, ma è da sempre – a parte una breve parentesi della giunta Vaciago alla guida del comune del capoluogo – che questa comunità è carente di progettualità. Tutti i vantaggi che avevamo ce li siamo giocati ed ora accusiamo un ritardo sempre più sensibile. Ma l’aspetto più preoccupante, come ho già detto, è la mancanza di idee, di strategie; il ripiegare su noi stessi, chiusi tra le mura farnesiane a dibatterci tra gli egoismi di sempre.
Che la classe politica piacentina, non faccio distinzioni, sia in piena crisi se ne sono accorte anche le associazioni produttive che attraverso la Camera di Commercio hanno spinto la politica fuori dalla “Fondazione” riuscendo a far convergere i favori su Giacomo Marazzi e licenziando Giancarlo Mazzocchi presidente da sempre e candidato di Comune e Provincia. Si è a lungo polemizzato sulla nomina, come al solito in modo sterile, denunciando il mancato accordo con le istituzioni. Trascurando invece di considerare le cause di una così vistosa divaricazione tra gli amministratori e le categorie economiche: evidentemente è venuto meno il rapporto di fiducia tra la società e la classe politica.
Il tempo della delega in bianco è finito, gli amministratori sono chiamati a confrontarsi con le associazioni economiche, sociali, culturali tutti i giorni per realizzare politiche, strategie e progetti condivisi. Per fare ciò non occorre organizzare un altro “circo” come probabilmente sarà il Patto 2, è sufficiente parlarsi. Giuseppe De Petro Piacentini -Aprile-Maggio 2005 -n.3
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