L'appello di Montezemolo: ricominciamo a sognare per dare un futuro all'Italia.
Piacenza - «Governare vuol dire fare delle scelte, guardare al futuro e mettere in fila i veri problemi». E' un messaggio politico forte e chiaro quello che il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo lancia dalla Cappella Ducale di Palazzo Farnese durante il dibattito su “Competitività del nostro territorio nella globalizzazione dei mercati”, fianco a fianco con il viceministro alle Attività Produttive Adolfo Urso. «Basso profilo» - Nell'attacco del suo intervento, Montezemolo ribadisce di voler «star fuori» dal dibattito «di questi giorni e di queste ore» che giudica «modesto e di basso profilo», riconosce che il Governo «ha fatto delle cose importanti, delle cose buone ma - precisa - non è sufficiente». «La meritocrazia» - «Da un po' di tempo - esordisce il presidente di Confindustria - tra i tanti termini che sento assente nel dibattito del Paese c'è la parola meritocrazia, che invece deve tornare d'attualità: nell'università, nella pubblica amministrazione, nell'industria, nella politica, nella cultura del Paese». La classe dirigente - Secondo Montezemolo «la classe dirigente-politica italiana è di fronte ad una sfida importante». Rivendicando la capacità degli imprenditori «a guardare la sostanza» in un paese «che purtroppo vive di slogan e che continua a parlare di prima seconda, terza e quarta Repubblica» il presidente di Confindustria, con chiaro riferimento alle polemiche seguite alle sue affermazioni dei giorni scorsi in tema di fisco e di manovra finanziaria ha giudicato «inaccettabile il fatto che in Italia ogni volta che qualcuno affronta un tema venga per questo definito di destra o di sinistra, vicino a questo o a quel partito, alla maggioranza o all'opposizione». Il futuro - «Il futuro dell'Italia, dei nostri figli, delle nostre imprese - ha aggiunto - non è di destra nè di sinistra. Dobbiamo guardare avanti, guardare ai giovani, saper accettare una sfida che per certi aspetti è simile a quella che il Paese ha affrontato nel dopoguerra. Dobbiamo ridarci degli obiettivi - ha detto Montezemolo - ricominciare a sognare». «Bipolarismo imperfetto» - Secondo Montezemolo «siamo di fronte ad un bipolarismo fortemente imperfetto e ad un Paese che fa fatica a prendere decisioni di fondo sul proprio futuro». Le esportazioni - Il portavoce nazionale degli industriali ha ammesso che «il dollaro così debole è un grande problema, non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa» e ricordato che dal 1995 l'Italia perde quote di esportazione rispetto a concorrenti come la Francia e la Germania. Le colpe - «Non possiamo sempre pensare di dare la colpa al sindacato o al Governo di turno - ha aggiunto - dobbiamo anche guardare a casa nostra, vedere tutto quello che possiamo fare per essere più competivitivi». Ma, a giudizio di Montezemolo, non si può affrontare questo «tema vitale» per la nostra economia «da settembre a dicembre o con una Finanziaria che, storicamente, guarda alla sera e nemmeno al mattino». Le scelte - L'esortazione di fondo è ad abbandonare la politica delle «scelte contingenti, mai strutturali, mai di fondo». «E non parlo solo dell'ultima Finanziaria - ha voluto precisare - perchè ormai è tradizione quella di progettare la politica economica ed industriale del Paese in autunno e in tre mesi. Non è possibile andare avanti in questo modo». «Bisogno di certezze» - Gli imprenditori hanno bisogno «di fiducia ma anche di certezze» ha aggiunto «non si può cambiare idea ogni giorno e pensare di fondare le scelte di politica industriale ed economica sul compromesso, non dico politico ma addirittura partitico». Montezemolo auspica «un grande salto di qualità della classe dirigente-politica nel suo complesso, una classe politica - precisa - che ha il ruolo di fare delle scelte, magari impopolari, ma che creino il consenso su questioni fondamentali per il futuro del nostro paese». Bill Gates - Non manca un “siparietto” ironico sul recente incontro conBill Gates, a Milano. «Sono felice di scoprire che dell'Italia gli piace il cibo, il vino, i bei posti e l'arte - scherza, ma non troppo il leader di Confindustria - ma se non mi avesse anche detto che compra qualche auto italiana da un'azienda non lontana da qui, avrei pensato che credesse che il nostro Paese sia una sorta di Disneyworld». Montezemolo usa questa “provocazione” per un'ammonizionea non perdere di vista, in questo Paese «la centralità dell'industria e in particolarità del manifatturiero». I tagli delle tasse - «Ben vengano i tagli delle tasse, ci mancherebbe» ha proseguito il presidente di Confindustria, esortando però «a capire e a definire cosa si intende con tasse perchè troppo spesso ci si dimentica che tasse vuol anche dire efficienza di servizi. In Italia - ha precisato Montezemolo - abbiamo, assieme alla Germania, il più alto indice di fiscalità sul costo del lavoro, ma non credo che l'impresa abbia in Italia gli stessi servizi pubblici che vi sono in Germania». Il «malessere sociale» - Il presidente degli Industriali ha definito l'Italia un Paese alle prese con un chiaro «malessere sociale» e nel quale «oggi per molti è diffiicile arrivare alla fine del mese». Ha quindi esortato a «ragionare sul cuneo fiscale, sulla composizione della busta paga» a pensare ad interventi fiscali «favorevoli a chi regolarmente riceve lo stipendio e non al sommerso». «Le scelte elettorali» - «Okay alle riduzioni delle tasse - ha ripetuto Montezemolo - ma attenzione, a noi le scelte elettorali non interessano, non si gestisce il futuro di un Paese solo in funzione di scelte elettoralli». Rivendicando il ruolo di Confindustria «che non fa politica; che tiene dritto il timone in funzione delle esigenze della competività dell'impresa italiana; che giudica qualcunque Governo sulla base dei risultati e dei programmi, non annunciati ma realizzati, sulla capacità di fare scelte anche impopolari in funzioni del futuro». La metafora di Schumacher - «Noi non vogliamo creare problemi - ha detto a questo punto Montezemolo - ma governare significa fare delle scelte, guardare al futuro e cioè ai veri problemi: non competitività e non attrazione di investimenti». E qui il presidente degli Industriali ha usato una curiosa metafora sportiva e “ferrarista”: «Noi possiamo anche essere come Schumacher, ma se dovesse guidare con una mano sola - ha scherzato - in queste condizioni, anche con la macchina migliore, non vincerebbe nulla». «Burocrazia eccessiva» - Non è mancato un nuovo accenno polemico all'eccessiva burocrazia, nemico subdolo dello sviluppo imprenditoriale: «Non è possibile - ha detto Montezemolo - che un piccolo imprenditore debba passare gran parte del suo tempo a seguire pratiche burocratiche lunghe, costose e faticose, non potendo così investire quello stesso tempo e quello stesso denarto nello sviluppo della sua impresa. Questa non è politica di destra o di sinistra - ha ripetuto - non sono discorsi da opposizione, ma discorsi che guardano al futuro di questo Paese. Non possiamo - ha aggiunto - avere una pubblica amministrazione che ha un'incidenza unica in Europa rispetto al Pil del Paese: una pubblica amministrazione che non viene giudicata, premiata, pagata in funzione dei risultati che raggiunge, dei servizi che riesce ad offrire ai cittadini». Le ragioni della crisi - Secondo Montezemolo «le ragioni per cui gli investimenti esteri in Italia si stanno riducendo al luminicino e molte multinazionali se ne sono andate via si chiamano: burocrazia, lungaggini della politica e della giustizia civile, infrastrutture ancora carenti. Dobbiamo evitare - ha ammonito il presidente di Confindustria - che qualunque Governo che arriva dopo un altro ricominci da capo o addirittura abroghi tutto quello che di buono da ha fatto il Governo precedente». Parola d'ordine: innovare - La parola d'ordine è innovazione: «Deve entrare nel Dna di questo Paese, dall'asilo alla scuola, dall'università alla pubblica amministrazione, fino alle fabbriche» ha detto Montezemolo, che ha concluso con un'esortazione riguardante la piccola e media impresa, «che deve saper guardare avanti anche accettando soci o patti con aziende concorrenti» ma che deve anche essere maggiormente aiutata dal punto di vista fiscale «favorendo le fusioni e le concentrazioni». Giorgio Lambri
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