Ipnosi collettiva, tormentone estivo a suon di numeri e logica, sfida personale, di coppia o di gruppo, la febbre del Sudoku dilaga sui principali quotidiani e sul web. Neofiti, professionisti e critici non paghi del gioco, confessano fatiche ("sudo col Sudoku"), soddisfazioni ("è un gioco troppo semplice, altro che rompicapo"), passioni ("troppo bello, ci gioco 3 ore al giorno") e delusioni ("sinceramente preferisco gli incroci enigmistici").
La regola: mai lo stesso numero Esiste una sola regola per giocare a Sudoku: bisogna riempire la scacchiera in modo tale che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contengano i numeri dall’1 al 9. La condizione è che nessuna riga, nessuna colonna o riquadro presentino due volte lo stesso numero. Il consiglio: usare il ragionamento Per mettere i primi numeri si può anche tirare a indovinare, ma è molto più divertente usare il ragionamento e la logica per trovare le giuste posizioni dei numeri. Ogni numero inserito correttamente è un’informazione in più per trovare gli altri. Gli strumenti: matita, gomma e pazienza Per giocare a Sudoku bastano una matita, una gomma per cancellare gli eventuali errori e un po’ di pazienza. Partite dai numeri che sono più presenti, non tirate a indovinare, ragionate, inserite il numero solo quando siete certi e ricordate che per ogni gioco la soluzione è una e una sola.
L’esempio: come si comincia Il quadrato riportato qui sopra lo usiamo come esempio per suggerire alcune tecniche logiche per iniziare a giocare. Osservate i 7 nella serie verticale a sinistra dei tre riquadri. C’è un 7 nel riquadro superiore, un 7 nel riquadro inferiore, ma non c'è il 7 in quello centrale. Il 7 nel riquadro in alto vale per tutta la prima colonna, il 7 nel riquadro in basso vale anche per tutta la seconda colonna. Quindi il 7 che dobbiamo mettere nel riquadro centrale non andrà nella prima e nella seconda colonna, ma nella terza. All’interno del riquadro centrale, la terza colonna ha già due caselle compilate e una sola libera. Quella casella (contrassegnata nell’esempio con la lettera A) è l’unica che può contenere il 7. Questa tecnica si chiama slicing, fare a fettine. Ora vediamo i 7 nella serie di caselle in alto nella griglia. Il 7 c’è nel riquadro a sinistra e c’è anche in quello a destra, manca nel riquadro centrale. Il 7 del riquadro a destra vale per tutta la prima fila, il 7 del riquadro a sinistra vale per tutta la seconda fila di caselle. Usando la tecnica logica precedente sappiamo che in questo caso il 7 deve essere inserito nella casella B o nella casella C. Ma nella prima colonna del secondo riquadro c’è un 7, mentre non c’è nella seconda. Di conseguenza il 7 va messo dove si trova la lettera C. Andando avanti e prendendo in esame i riquadri centrali e sempre il numero 7 vediamo che manca nel riquadro a destra della sequenza di mezzo. Secondo gli stessi ragionamenti già fatti in precedenza, è chiaro che il 7 va dove abbiamo messo la lettera D.
«Per risolverlo mi sono ispirato a Platone» L' INTERVISTA di Elvira Serra a Enrico Berti, Accademico dei Lincei (dal Corriere della Sera del 10 luglio 2005) MILANO - Lo schema del Sudoku è una griglia in cui inserire la serie dei primi nove numeri naturali. Bisogna riempire gli spazi vuoti. Si procede per esclusione. Quanto basta per incuriosire Enrico Berti, accademico dei Lincei e docente di Storia della filosofia all' Università di Padova, che accetta di giocare. Professore, quale schema ha scelto? «Quello facile». Ed è riuscito a venirne a capo? «Sì, l' ho risolto in venti minuti. E non mi sono mai innervosito». Pensa che questo tipo di giochi sia utile come allenamento mentale? «Credo che faccia sempre bene esercitare la mente, in particolare a chi come me ha una certa età. Ritarda l' invecchiamento. C' è un principio generale che vale per qualsiasi organo: l' esercizio lo affina e lo mantiene in buona salute. Far funzionare il cervello certamente lo mantiene vivo». Il metodo del Sudoku le fa venire in mente qualcosa di simile nella storia della filosofia? «Il modo di risolvere lo schema mi ricorda molto quello che Popper chiama il procedimento per tentativi ed errori: si fanno tante ipotesi che poi si falsificano, una a una. Alla fine rimane quella giusta. È un procedimento dialettico che non ha molto di matematico». Allora la matematica non si applica al Sudoku? «Non è certo utile la logica di tipo puramente matematico, che è il calcolo. Nel Sudoku non ci sono operazioni da fare, non ci sono addizioni o sottrazioni. È un gioco a incastro, si prova e si vede se i conti tornano. Per risolverlo serve una logica intesa come dialettica, cioè come discussione, come confronto tra le diverse possibilità, tra ipotesi differenti. È una logica di tipo dialettico nel senso antico del termine, mi riferisco a quella applicata da Socrate e da Platone». Questo prova che il gioco inteso come «ginnastica mentale» ha una nobile tradizione filosofica. «Sì. Nel Parmenide, Platone definisce gioco, serio e laborioso, la deduzione di tutte le possibili conseguenze da due ipotesi opposte. È la dialettica, vale a dire la sua stessa filosofia. Ed è un gioco fine a se stesso, però è anche serio perché si applica a problemi enormi. Nel caso specifico del Parmenide Platone parte dalle due ipotesi "se l' uno è" e "se l' uno non è" e ne deduce tutte le possibili consegue».
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