Il movimento musicale Beat, nato in Inghilterra nella prima metà degli anni Sessanta, influenza profondamente anche la musica italiana, che all'epoca è, per lo più, “ferma” alle melodie di Nilla Pizzi e Luciano Tajoli.
Tuttavia, i primi “scuotimenti ritmici” e lo stile moderno e in anticipo sui tempi emergono, di lì a poco ma in maniera preponderante, grazie al talento di musicisti come Renato Carosone, Fred Buscaglione e Domenico Modugno.
E così negli anni Sessanta, anche in Italia iniziano a fiorire musicisti e gruppi che risentono della rivalutazione del blues, insita nel movimento Beat, con conseguente accentuazione del sound e impiego di chitarre amplificate.
I Beatles e i Rolling Stones hanno rivoluzionato profondamente la musica leggera, italiana e internazionale, arricchendola con nuovi contenuti formali e tematici.
Un cambiamento, quello della musica italiana, destinato ad essere altrettanto rivoluzionario di quello britannico. (omissis)
Secondo alcuni esperti, tutto ha inizio alla fine degli anni '50, quando al Palazzo del Ghiaccio di Milano si tiene il primo festival dedicato alla musica lanciata da Bill Haley (fautore del primo vagito rock col suo brano Rock around the clock).
E' proprio lì che un giovanissimo Adriano Celentano, insieme ai suoi Rock Boys - che rispondono al nome di Enzo Jannacci, Giorgio Gaber e Luigi Tenco - stupisce un foltissimo numero di spettatori “attaccando” (in mezzo alla strada, all'ingresso del Palazzo) una versione di Tutti Frutti della durata di un'ora. Per molti è amore al primo ascolto. (omissis)
Da quel momento in poi nascono i primi complessi italiani: dai Dik Dik, con le loro versioni di Sognando California e L'isola di Wight, ai Rokes, che, guidati dal singolare Shel Shapiro, raggiungono il successo con Ma che colpa abbiamo noi; dai Camaleonti, il cui singolo più noto è la cover di Whiter shade of pale (ma fa breccia anche Homburg: in italiano L'ora dell'amore) a Maurzio Vandelli con l'Equipe 84, inizialmente lanciati con traduzioni azzeccate e tempestive come Bang Bang e Ho in mente te e, successivamente, collaboratori di Mogol e Battisti; dai Corvi, prima garage band italiana che emerge con Un ragazzo di strada, ai New Dada, il cui frontman Maurizio Arcieri incarna una versione italica dei Beatles (i New Dada faranno i supporter nel tour italiano insieme a Peppino Di Capri), che più tardi opterà dapprima per la carriera solista (tra i suoi successi il melodrammatico 5 minuti e poi) e, più tardi, nei punk Krisma insieme alla compagna Cristina Moser. Da ricordare anche i Giganti, più intellettuali in Tema, i Primitives capitanati da Mal, personaggio molto noto, che interpretano Non dimenticarti di me insieme a un altro gruppo mitico, i Nomadi di Augusto Daolio (l'anno è però già il 1971), troppo importanti per un ritratto breve. Inoltre, i Pooh raggiungono il grande successo di pubblico con Piccola Katy ma muovono i primi passi con La la la lies degli Who (in italiano Ora che farai) e Till the end of the day dei Kinks che diventa Nessuno potrà ridere di lei.
Tutti gruppi che hanno segnato un'epoca entrando nella leggenda, oltre a rappresentare, ancora oggi, un mito per molti appassionati e un punto di riferimento per le nuove band. La “matrice” della musica moderna gira, per la maggior parte, sempre attorno alla stessa base ritmica e la strumentazione, salvo inserimenti particolari, resta la stessa.
Per l'Italia, l'anno della svolta è il 1964, data di nascita per il debutto ufficiale al grande pubblico delle già citate band storiche.
In comtemporanea arrivano le prime “dive” della canzone: la scalmanata Rita Pavone, l'energica Caterina Caselli, la conturbante e giovanissima Patty Pravo, “regina” del mitico locale romano Piper.
Tra loro, una su tutte: Mina Mazzini, destinata a volare lontano e per lunghissimo tempo.
Mina è un vulcano di energia; all'inizio viene lanciata come “urlatrice” insieme a Celentano ma, di lì a poco, trova un suo spazio in prima linea nel mondo dello spettacolo, sia per l'effervescente personalità sia per l'eccellenza delle qualità vocali e la sensibilità delle sue interpretazioni.
Celentano è accompagnato da un suo gruppo di riferimento ed è “apparentato”, per il modo di cantare ma anche di muoversi in palcoscenico, coi rocker americani. Al suo fianco ci sono Little Tony e Bobby Solo, che iniziano la carriera addirittura in Inghilterra e si rifanno ad Elvis.
Ma c'è anche un altro personaggio, giovanissimo, che diviene immediatamente un idolo delle ragazzine e che, da allora, vive una lunghissima carriera di successi: Gianni Morandi.
Dalla nascita di questi nuovi “fenomeni” italiani, si arriva ai Festival estivi del Cantagiro e alle hit parade che segnalano, di pari passo con la prima trasmissione radiofonica “moderna” Bandiera Gialla (diretta da Renzo Arbore e da Gianni Boncompagni, chiamata come la canzone interpretata dal piacentino Gianni Pettenati - vedi a fianco), i 45 giri di maggior successo, italiani e stranieri.
E nel '64 i primi in classifica sono proprio Mina, talmente brillante da venir soprannominata la “tigre di Cremona” (sua città natale), al terzo posto con E' l'uomo per me, Celentano, al secondo posto con la canzone Il problema più importante, e Gianni Morandi, al primo posto con le romantiche ma vibranti note di In ginocchio da te.
I tre, come molti altri musicisti, vengono scritturati anche dal cinema italiano, che in quel periodo vede la continua fioritura di pellicole musicali leggere, basate su storie d'amori adolescenziali e d'amicizia (le stesse interpretate dal più melodico e meno rock Al Bano insieme alla sua futura moglie Romina Power), tra gruppetti di giovani che si trovano a zigzagare per le strade della città in motocicletta e nel tempo libero s'incontrano in qualche cantina per suonare.
E, se ci pensiamo bene, non s'inizia forse così anche oggi?
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