Scatta l'avviso a Levante e Cementirossi: riducete l'attività.
La centrale Levante e l'azienda Cementirossi sono a ritmo ridotto a partire da ieri. Le due industrie sono state invitate dal Comune ad attuare le misure di contenimento dei carichi emissivi delle polveri fini, previste dai protocolli d'intesa bilaterale siglati l'anno scorso. Per il quinto giorno consecutivo si è registrato il superamento della soglia di Pm10 specificata nelle intese (50 microgrammi al metro cubo, mentre il valore limite per la salute è indicato in 60 ed è stato oltrepassato per 4 giorni di seguito), perciò le due società sono chiamate a ridurre l'attività produttiva. Secondo i dati dell'Arpa, la serie nera delle giornate con l'inquinamento atmosferico fuori controllo era iniziata il 13 novembre scorso con il dato di 51 microgrammi al centimetro cubo di polveri fini (il valore di riferimento è rappresentato dalla media delle due stazioni di rilevamento di viale Pubblico Passeggio e via Ceno), poi si è verificata un'escalation verso l'alto fino al valore di 86 di domenica, mentre ieri ci siamo fermati a quota 61. Non appena le concentrazioni di Pm10 scenderanno al di sotto dei 50, il Comune comunicherà alle due società la cessazione del provvedimento restrittivo: ma le previsioni per i prossimi giorni non lasciano presagire nulla di buono. Sempre secondo l'Arpa, infatti, la stabilità meteorologica su tutto il comprensorio padano e le condizioni di scarsa ventilazione non potranno che favorire l'accumulo di inquinanti nell'aria della nostra città. «Non è in programma, purtroppo, - afferma il direttore dell'Arpa, Sandro Fabbri - nessun cambiamento di rilievo, forse soltanto dal pomeriggio di giovedì potrebbero arrivare perturbazioni tali da interrompere il trend negativo di questi giorni». Come già segnalato più volte, il problema della concentrazione delle polveri sottili investe tutte le città della regione, ecco i dati registrati ieri in alcuni capoluoghi emiliani: Parma 70, Reggio Emilia 76, Modena 58, Bologna 67, Ravenna 64, Forlì 78. Emergenza generalizzata dunque, che travalica le singole realtà locali. «La questione della formazione del particolato fine, noto comunemente come Pm10 - precisa Fabbri - è tuttora oggetto di studio a livello europeo ed è legato a due fattori. Uno di natura primaria connesso alle emissioni nell'atmosfera derivanti dalla combustione. Il secondo di natura secondaria, dovuto alla combinazione per reazione chimica di alcuni agenti inquinanti specifici come gli ossidi di azoto. Su questa seconda origine occorre concentrare maggiori attenzioni e predisporre interventi per il contrasto». Nelle città naturalmente entrano in gioco il riscaldamento civile e domestico e, soprattutto, il traffico veicolare. Un veicolo ha infatti più modi di originare materiale particolato: emissione dei gas di scarico, ma anche usura dei pneumatici e usura dei freni. Per effetto del loro movimento, tutti gli autoveicoli concorrono poi a usurare il manto stradale e a riportare in sospensione le polveri. Mauro Ferri
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