Pisapia è davanti alla Moratti
Uno schiaffo alla Moratti e a Berlusconi.
Dopo 15 anni il centrosinistra torna al ballottaggio a Milano e ora spera, al secondo turno, di espugnare la tana del lupo.
«La sfida del premier si è rivelata un boomerang, il vento del nord ha spirato contro il polo Pdl-Lega», esulta il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, dopo essersi congratulato al telefono con Giuliano Pisapia, il candidato di Sel ora diventato il simbolo della riscossa di tutto il centrosinistra e con Piero Fassino.
Milano è la porta d’accesso al potere berlusconiano. Dopo il primo turno delle elezioni comunali, e la sorpresa di Giuliano Pisapia che va al ballottaggio con più consensi di Letizia Moratti, quella porta non è più blindata (con il candidato di centrosinistra che sfiora il 48%). Non è stata aperta, ma da oggi è socchiusa e qualche chiavistello ha ceduto.
È la sorpresa maggiore di questo primo turno elettorale che ha chiamato alle urne quasi 13 milioni di elettori ma con i riflettori accessi su quattro Comuni capoluogo come Torino, Milano, Bologna, Napoli. Il risultato di Milano è anche una sconfitta personale di Berlusconi che resta molto al di sotto delle 53 mila che aveva chiesto ai cittadini per «sostenere il governo». Flop anche per Lassini, il candidato dei manifesti sulle "Br in Procura", che non arriva a mille voti.
La Moratti: "Bisognava parlare di più della città" Il primo a essere sorpreso è stato lo stesso Pisapia. Un attimo, perchè subito dopo si è detto certo che al ballottaggio la fiducia dei milanesi raccolta oggi «aumenterà e porterà il consenso a oltre quel 51% che serve per cambiare Milano». Il ballottaggio era il traguardo importante su cui puntava e ha sintetizzato questo risultato ricordando che i suoi avversari lo consideravano «prima impossibile, poi improbabile, ora altamente probabile». Il sindaco uscente Letizia Moratti parla solo a tarda serata: «Il ballottaggio è una fase completamente nuova, una nuova campagna elettorale», commenta defindendo «un buon risultato» quello del centrosinistra. La campagna, fino ad ora, secondo il sindaco uscente, «ha parlato complessivamente forse poco dei programmi e delle cose concrete. In questi giorni dobbiamo tornare alle cose concrete che interessano i cittadini». Moratti ha spiegato che questa non è una critica a Silvio Berlusconi che ha impostato la sua campagna da capolista sui temi della giustizia trasformando il voto di Milano di fatto in un test nazionale.
L'incognita Terzo Polo Non senza una punta di malizia, Formigoni ha lapalissianamente sintetizzato: l’unico dato certo è il ballottaggio. Errori della Moratti? Forse errori di «comunicazione», ha chiosato Formigoni. Poche battute per far trasparire la delusione e qualcosa di più per il risultato. Il secondo turno è comunque ancora alla portata di Letizia Moratti, nonostante i circa 6 punti percentuali di distacco. Si tratterà di vedere se in questi quindici giorni sarà in grado di tessere alleanze soprattutto con il Terzo Polo che si è attestato al 5%. La partita di Milano ha però un significato politico molto più ampio che pesa e peserà sul governo. Silvio Berlusconi, infatti, oltre a candidarsi come capolista del Pdl, nelle ultime settimane ha radicalizzato la sfida dicendo chiaro che vincere a Milano vuol dire rafforzare l’azione dell’esecutivo. Cosa accadrà è difficile dirlo, non si può però negare che, anche se si tratta di elezioni amministrative, proprio per le affermazioni del premier, i milanesi hanno bocciato Letizia Moratti e la sua giunta ma hanno dato un giudizio negativo anche all’operato del governo. Sembrava che il Terzo Polo, a Milano, fosse destinato ad un ruolo marginale invece con il 5% potrà essere veramente l’ago della bilancia: formato da tre anime, Fli, Api e Udc (a Milano si è presentata da sola ma ha sostenuto Manfredi Palmeri del Fli) potrebbe anche dividersi tra Pisapia e Moratti. Inoltre c’è sempre l’incognita leghista.
Il Carroccio: serve una riflessione La Lega commenta per ultima il risultato alle amministrative. Ma quando lo fa, dichiara il suo disappunto per Milano e chiede una «riflessione» all’alleato di governo. Perché, è in estrema sintesi l’analisi che circola a via Bellerio, se il Carroccio deve incassare lo smacco di Milano, è proprio a causa delle scelte di Silvio Berlusconi e dei suoi. Resta ufficialmente in silenzio Bossi. Ma dalla stanza di via Bellerio dove è chiuso per l’attesa e poi l’analisi dei risultati, trapela la sua sorpresa e anche la rabbia per i numeri incassati dalla coalizione di centrodestra. Anche perché a Milano il Carroccio registra un -3% rispetto alle politiche del 2008. Quello di Milano è un voto «anomalo, perchè pensare che la città vada in mano agli estremisti non è mai successo», afferma alle 22.30 in conferenza stampa il viceministro Roberto Castelli. E invoca la necessità di «riflettere» in vista del ballottaggio. Poi puntualizza: «In questo momento distinguiamo il voto in due parti: Milano, dove non è certo positivo per il sindaco, e il resto della Padania, dove la Lega sta registrando un aumento di voti».
L'arretramento del centrodestra I dati di Milano, del resto, sembrano penalizzare non solo la Moratti, ma la stessa Lega. La lista del Carroccio passa infatti dal 3,8% del 2006 al 9,5%. Ma perde quasi tre punti rispetto alle politiche del 2008, quando aveva raggiunto il 12,3%. Il tracollo, certo, lo registra il Pdl, che nel 2006 sommando i voti di Fi e An arrivava da solo al 40,8% e oggi si ferma al 28,9% (alle politiche era al 36,9%). Ma quello che da via Bellerio si rimprovera all’alleato è di aver trascinato giù anche la Lega, almeno a Milano. «Io credo che la riflessione complessiva sia che il governo dovrà essere ancora più determinato sul capitolo delle riforme», afferma invece Roberto Calderoli. Con una frase che sembra anticipare l’intenzione di passare all’incasso presso l’alleato, per ottenere un’azione di governo più vicina alla linea della Lega. Ad ogni modo, una resa dei conti all’interno della maggioranza sarà inevitabile. Anche perchè il malcontento della base inizia a trapelare.
da La Stampa del 17 maggio 2011
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