Quando il tenore coreano Li Nam Duk avanza dal fondo del Gotico reggendo due bicchieri di gutturnio mentre canta "Libiam ne' lieti calici" non celebra solo il bicentenario verdiano facendosi largo con il brindisi di Traviata fra una platea divertita ed euforica, ma racconta in formato ridotto quello che l'Italia vuole da Expo 2015: chiamare turisti anche con gli occhi a mandorla, offrirgli il meglio della nostra cultura e dei nostri cibi, nel caso di Piacenza vino e coppa. E tanto altro.
La serata di gala per l'assegnazione del premio Coppa d'Oro a Diana Bracco, industriale di grande nome e presidente di Expo Spa, a Benito Benedini, presidente de "Il Sole 24 Ore Spa", a Gualtiero Marchesi che al nome di chef preferisce quello più artigianale di cuoco è anzitutto l'occasione per interrogarsi sulla presenza piacentina all'Expo 2015, l'indomani della firma del protocollo che ha riunito - fatto più unico che raro - tutte le istituzioni e le associazioni economiche in uno sforzo congiunto.
«Come può Piacenza entrare nell'Expo? - Diana Bracco ha la risposta - Discutendo per essere presente con spazi o con eventi nel Padiglione Italia, ma fatelo presto, c'è già molto interesse, la firma di Brescia, che ha portato avanti un modello di aggregazione del territorio illuminante come il vostro, ha accelerato i movimenti. Non avrete problemi sul come essere presenti, dalla musica, alle bellezze del territorio, cominciando da questa sala meravigliosa di palazzo Gotico, al percorso dei castelli, ai prodotti agroalimentari. Sarà una scelta felice». Bracco, commissaria del Padiglione Italia, ha aggiornato tutti i dati sensibili di Expo (136 i paesi aderenti ad oggi), ha mostrato in anteprima il prospetto del Padiglione, un grande "vivaio" «antiretorico e avveniristico», legato alla nozione di radice, con un albero della vita che cresce, con la comunità riunita intorno a una piazza fra l'auditorium e la sala espositiva.
Il progetto vincitore su 68 è quello di Nemesi&Partners di Roma, Proger di Pescara e Bms progetti di Milano, su concept di Marco Balich, la gara sarà aggiudicata a novembre, nel 2013 il cantiere. «Nel vivai come questo germogliano le giovani imprese, i nostri talenti, le tecnologie ecocompatibili... ».
L'occasione è irripetibile per ritagliare una visibilità a Piacenza, ne è consapevole e orgoglioso il presidente camerale Giuseppe Parenti, "anima" e infaticabile promotore della Coppa d'Oro, che da sette anni a questa parte ha trovato testimonial d'eccezione. Roberto Belli, presidente del Consorzio Salumi Tipici Piacentini, anche a nome di Antonio Grossetti, che presiede il Consorzio Salumi Dop, ripassa i compiti di un consorzio di tutela, fra cui quello di raccontare la storia ultracentenaria di un territorio, della sua manualità inalterata e inimitabile nel produrre i salumi. Prendono la parola il sindaco Paolo Dosi, convinto della bontà del "patto" fra tanti soggetti pubblico-privati per Expo e il presidente della Provincia, Massimo Trespidi: «Ci sono condizioni perché a Milano da maggio ad ottobre 2015 Piacenza possa essere presente con una grande scommessa». Sostiene l'impresa il prefetto Antonino Puglisi: «Vogliamo far progredire Piacenza in ogni modo e in ogni forma». Roberto Napoletano, direttore del quotidiano "Il Sole 24 Ore" evoca l'immagine suggestiva della grande "sartoria" italiana, che va dalla capacità di coltivare i prodotti della terra al far meccanica di precisione. Piacenza le sente entrambe proprie. Bracco racconterà che il decollo di Expo è nei fatti e il premier Letta pare stia ottenendo da Obama la certezza della presenza Usa, mentre la Cina sarà presente con tre padiglioni. Expo è trattore di investimenti esterni pari a 1 miliardo e 300 milioni, potrà moltiplicare l'export italiano, puntando sulla filiera agroalimentare e i flussi turistici («5 miliardi di euro l'indotto stimato»). Cifre che confortano e riaccendono speranze. Da ultimo interviene il coordinatore del progetto Expo Piacenza, Silvio Ferrari: «abbiamo fatto un patto, ora bisogna lavorare con grande capacità di ascolto e d'azione, i tempi stringono». Patrizia Soffientini LIBERTA' 12/10/2013
Benedini: l'agroalimentare deve puntare sulla coesione. Per il manager è l'eccellenza che può portarci fuori dalla crisi. Una coppa per la prima volta di otto mesi. Stagionata e coccolata quanto in una gestazione, nel grembo della mamma. È la Coppa piacentina, la Coppa d'oro, profumata e dal gusto pieno e dolce, a portare con sé almeno due significati, sottolineati dai relatori della tavola rotonda che ieri pomeriggio, nello splendido scenario di Palazzo Gotico, ha visto una carrellata di interventi significativi moderati dal direttore de "Il Sole24Ore", Roberto Napoletano. Il primo è che dietro alla coppa vi sia innanzitutto un gusto unico, da presentare - finalmente - nel mondo. Il secondo è che quella coppa, orgogliosamente piacentina, rappresenti il simbolo della cultura alimentare della qualità che, nei tempi della Grande Crisi, ha portato ad una ricerca continua nel prodotto (tanto da riuscire a dare una stagionatura di otto mesi alla coppa) e alla riscoperta per l'amore del settore agrario e alimentare. Confermato da un dato: «Mentre in tutte le università italiane le iscrizioni a causa della crisi crollavano del 12 per cento - ha detto il Cavaliere Benito Benedini, un manager "di razza" per il suo curriculum imprenditoriale d'eccellenza e presidente del Gruppo "Il Sole24Ore" - la facoltà di Agraria cresceva negli iscritti addirittura del 45 per cento». Dietro alla coppa, c'è una storia. «Piacenza ha la coppa, Parma il culatello: c'è spazio per entrambi» ha ricordato Napoletano. Ma fare sistema è complesso, come ricordato da Silvio Ferrari, presidente di Cargill e numero uno dell'associazione temporanea di impresa che dovrebbe traghettare Piacenza nell'Olimpo dell'Expo 2015, la fiera mondiale da più di venti milioni di visitatori da tutto il mondo (secondo le stime 14 milioni di visitatori dall'Italia, tre dall'Europa, altri tre extraeuropei e addirittura un milione solo dalla Cina). «Abbiamo seminato per due anni e ora stiamo raccogliendo - ha detto Ferrari -. Non siamo ipocriti: fare sistema è anche complesso. Si deve lavorare con una grande capacità di ascolto, con la capacità di fare. Dobbiamo aprire il cantiere, è arrivato il momento». Era stato Ferrari, con Diana Bracco, presidente di Expo 2015 spa, a iniziare proprio da Piacenza il tour nelle città che potevano offrire spalla e supporto alla fiera. «All'inizio eravamo increduli e scettici - ha ricordato la "lady Expo" -, ma ora possiamo realmente dire come tutto il mondo scommetta su questo evento: 136 Paesi hanno già aderito, ora aspettiamo gli Stati Uniti. Questa fiera produrrà Pil e occupazione, sarà un acceleratore di infrastrutture. Faremo partire il cantiere entro il 2013». Per i relatori, l'Expo sarà un «vivaio» dove far germogliare giovani, imprese e talenti. «Stiamo facendo imparare agli americani cosa sia la pasta - ha precisato Benedini -, tocca alle imprese investire, cogliere le opportunità per ottimizzare i punti di forza di un comparto agroalimentare che dovrebbe puntare su una maggiore coesione tra gli enti competenti, rilanciando i consumi sia ai fini dello sviluppo della presenza italiana sui mercati internazionali, sia per la difesa dei prodotti italiani dalle contraffazioni». «Quale Paese è più "fusion" di noi? - ha chiesto infine il cuoco di fama internazionale Gualtiero Marchesi -. Dalla Sicilia all'Alto Adige al Lazio, quanti sapori. Coppa e culatello sono due salumi diversi. Ognuno può fare la sua parte». Elisa Malacalza 12/10/2013
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