di Gianluigi Paragone
«È brava, anche se donna». Alla Finocchiaro, le parole del Cavaliere sono sembrate una semi-offesa, uno sfregio maschilista alle femmine. E dire che Berlusconi voleva davvero complimentarsi con la capogruppo del Pd al Senato. «Io maschilista?», le ha replicato indirettamente il Cavaliere azzurro, sottintendendo diverse cosette. Che cosa è facile a dirsi. Ha due nomi: Michela Vittoria Brambilla e Daniela Santanchè, le due Amazzoni di punta dell'esercito berlusconiano. Gioie e dolori per il Principale della Casa. Per difendere loro e per incoraggiarne l'azione, il Berlusca sta passando un mare di guai.
Il ciclone Brambilla ha travolto Forza Italia scuotendo colonnelli e tenenti. Ora le acque sembrano essersi placate ma sotto sotto Forza Italia e Circoli della Libertà si controllano vicendevolmente, con una certa diffidenza. La Rossa si è appuntata le mostrine della prima vittoria elettorale ad alta quota in quel di Courmayeur. «Siamo grandi, abbiamo vinto alle comunali», scriveva lunedì in un sms agli amici.
Per "colpa" della Nera invece Berlusconi deve ricucire lo strappo con Gianfranco Fini: il leader di An è convinto che dietro la secessione della Destra ci siano lo zampino e i soldi dell'alleato. «È una sua operazione per ricattarci», si lasciano andare con convinzione gli uomini di Fini riuniti ad Assisi. «E poi quei dispettucci stupidi che arrivano dalle sue televisioni...».
Silvio, Michela e Daniela: uno strano triangolo - politico, s'intende... - che punge dovunque lo si tocchi. Dove smussare, allora? Oppure, giriamo la domanda, perché smussare?
Chi conosce il leader di Forza Italia sa che la simpatia per la Brambilla e per la Santanchè nasce dal loro dinamismo, dalla loro intraprendenza. Dal loro essere o apparire politicamente scorrette, dirette nell'azione. La Brambilla sulle tasse, la Santanchè su immigrazione e sicurezza: ognuna di loro ha una mission autonoma.
I Circoli delle due donne sono perennemente in piazza, col megafono davanti alla bocca, con una penna in mano e una petizione da firmare: sicurezza, tasse, immigrazione, scuola, sanità. «Prodi a casa» urlano dai gazebo le Amazzoni del Cavaliere. E lui, per questo ci gode, soprattutto ora che si sente abbandonato dagli alleati.
«Solo io mi batto per mandare a casa Prodi», dice a chi lo incontra. «Gli altri aprono, trattano, inciuciano. La gente però è con me».
Berlusconi non depone l'ascia di guerra. La raccolta di firme di questo week-end è un altro modo per procurarsi battaglia. Ecco perché gli intenti barricadieri delle sue sciure lo confortano.
Quand'anche il movimentismo della Brambilla e della Santanchè dovesse aumentare il malpancismo degli alleati, pazienza: in questa fase Berlusconi non ha voglia di smussare un bel niente. Del doman non v'è certezza. Appunto. Trascorse l'estate a rassicurare Bondi, Tremonti e Bonaiuti sulle incursioni della Brambilla, vorrà dire che passerà il Natale a recuperare «l'amico Gianfranco». La strategia di Berlusconi punta alle elezioni nel 2008; è ancora convinto di potercela fare. Con quale legge elettorale? Con quella attuale, ecco perché ha bisogno di contenitori nuovi capaci di convogliare i voti dell'antipolitica in uscita dal centrodestra. Berlusconi scommette sulle "sue" donne, come elemento di novità. «Altro che maschilista: in casa mia comandano le donne», scherza con gli amici. Michela e Daniela. Con un occhio puntato sempre su Milano, dove governa una certa signora Moratti. Letizia Moratti, la Lady di ferro della Madonnina. Se dovesse vincere la partita dell'Expo, Berlusconi ha in mano un formidabile tris di donne.
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