da Libertà del giorno 8/10/2004
«La mia ricandidatura? Dipende se mi votano. Ho paura che stia uscendo una situazione che rende la cosa un po' problematica, ma lasciamo perdere». Gian Carlo Mazzocchi è sembrato nutrire non troppa fiducia nella possibilità di una sua riconferma al vertice della Fondazione di Piacenza e Vigevano, almeno stando alla risposta che sul punto ha dato ieri ad Antonio Levoni (gruppo misto) durante l'audizione in Comune davanti alle commissioni 1 e 4 riunite in seduta congiunta. Oggetto dell'incontro, l'analisi delle modifiche appena apportate allo statuto di via Sant'Eufemia. Il presidente Mazzocchi si è dilungato nell'illustrarle, soffermandosi soprattutto sulla nuova articolazione dei settori destinatari degli interventi dell'ente (“istruzione, educazione e formazione”, “ricerca scientifica e tecnologica”, “arte e cultura”, “volontariato, filantropia, beneficienza”, “assistenza agli anziani”, con in aggiunta l'ambito “famiglia e valori connessi”).
Ma l'attenzione dell'assemblea si è presto spostata sul rinnovo del vertice della Fondazione, tema di stretta attualità visto che proprio ieri, ha informato Mazzocchi, si è messo in moto il meccanismo per il ricambio del consiglio generale con l'invio agli enti che ne designano i 25 componenti delle lettere con la richiesta di indicazione dei nomi. L'attuale “parlamentino” di via Sant'Eufemia scade l'11 novembre, va ricostituito e al suo insediamento eleggerà il nuovo presidente. Sul tappeto, oltre a quella di Mazzocchi, risulta (mai ufficializzata) anche la candidatura di Giacomo Marazzi.
Ma ieri a tenere banco è stato un altro possibile aspirante alla carica, quel Giacomo Vaciago, le cui recenti dimissioni da consigliere comunale (Margherita) sono state lette dall'opposizione come il primo passo per lo sbarco in Fondazione. Interpretazione rilanciata ieri da Massimo Trespidi (Forza Italia) secondo cui l'ex sindaco contava in una riforma della norma statutaria che vieta l'ingresso in via Sant'Eufemia a chi non ha abbandonato da almeno un anno cariche elettive negli enti locali. Ma un emendamento ad hoc, pur discusso, è stato bocciato, e così per Vaciago adesso si aprirebbe la possibilità di un subentro a Mazzocchi in corso di mandato, nel caso che quest'ultimo sia riconfermato presidente. Ricostruzione che lo stesso Mazzocchi, spalleggiato da Sandro Miglioli (Piacentini con Reggi), ha respinto come non rispettosa della «serietà» e della «grande levatura» di Vaciago. E a esplicita domanda (di Levoni) su come veda l'ex sindaco quale suo successore, il presidente si è lasciato andare a quella che è apparsa una, seppur simbolica, investitura: «L'ho sempre stimato, lo vedrei non bene, benissimo», al timone della Fondazione. E «molto adatto», ha aggiunto, «sarebbe in questo momento» di turbolenze finanziarie in cui «si fa fatica a far fruttare il patrimonio» (circa 450 milioni di euro): «Ora occorre una testa raffinata», e Vaciago, dall'alto delle sue competenze in materia, «ce l'ha, indiscutibilmente».
Miglioli si è rammaricato della mancata eliminazione dell'incompatiblità che impedisce a chi siede negli enti locali di far parte della Fondazione («La legge non la prevede e suona come un'ingiustificata discriminazione»). Ma è stata una scelta, l'ha spiegata Mazzocchi, in ossequio alla Corte Costituzionale, che «è tornata alla logica della legge Ciampi e cioè al trionfo della società civile nelle fondazioni, e io la condivido».
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