Senato, Marini eletto presidente
Il senatore del centrosinistra Franco Marini è stato eletto presidente del Senato. Alla terza votazione ha ottenuto 165 voti, contro i 156 di Giulio Andreotti. Una sola scheda bianca. La maggioranza necessaria per essere eletto, dato che avevano votato tutti i senatori, era sempre di 162 voti anche se in teoria, se i voti espressi fossero stati meno, ne poteva bastare un numero inferiore. Marini, una volta insediato, ha pronunciato il consueto discorso di inizio mandato: «Permettetemi un ricordo commosso per le vittime di Nassiriya. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno dato il loro consenso, ma anche quanti hanno votato per il presidente Andreotti. Guardando ai fatti, sono stato eletto dalla maggioranza politica che ha vinto le elezioni, ma sarò il presidente di tutto il Senato, con grande attenzione e rispetto per le prerogative della maggioranza e dell'opposizione nel rispetto della democrazia popolare. Il 9 e 10 aprile oltre 38 milioni di italiani hanno votato con una partecipazione eccezionale. La nostra è una democrazia forte e salda come tali sono le nostre istituzioni. Le stesse forze politiche sono oggi chiamate a svolgere il loro compito con impegno. Le sfide che ci troveremo ad afrontare chiedono grande efficienza al nostro lavoro. La forza di una democrazia matura come la nostra chiede a tutti di saper convergere nelle grandi scelte che coinvolgono il Paese. Non voglio evocare intese che non ci sono, ma richiamare una grande senso di responsabilità e la ricerca di un impegno comune alla risoluzione dei problemi. Dobbiamo operare insieme per il bene comune della nostra Patria. La nostra ferma collocazione nelle alleanze atlantiche non ci deve impedire di muoverci liberamente nelle nuove regioni del mondo. Dobbiamo stabilire una nuova e forte coesione sociale. Più sviluppo e più coesione sociale è la sfida difficile che dobbiamo affrontare e vincere». Poi Marini ha aggiunto rivolto ai senatori eletti all'estero «Finalmente benvenuti tra noi».
Camera, Bertinotti eletto presidente
Fausto Bertinotti è stato eletto alla presidenza della Camera alla quarta votazione. Bertinotti è diventato presidente con 337 voti. Ben 144 le schede bianche, mentre curiosamente 100 voti sono andati ancora al presidente dei Ds Massimo D'Alema, che aveva raccolto voti anche nelle prime tre votazioni di venerdì. Dai banchi del centrosinistra il risultato della votazione è stato sottolineato da un lungo applauso. «Grazie. Dedico l'elezione alla presidenza della Camera alle operaie e agli operai»: così Fausto Bertinotti poco prima di entrare in aula per il discorso d'investitura. Subito dopo Bertinotti ha pronunciato il suo discorso d'insediamento. «Ringrazio il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi il mio predecessore Pier Ferdinando Casini e le altre cariche isttuzionali. Credo che il prima compito che tocca a tutti noi sia di valorizzare il ruolo del Parlamento. Necessità storica in questi tempi difficili per la democrazia in Italia e in Europa. Bisogna lavorare con attenzione ai corpi e alle amministrazioni da cui dipende la vita dello Stato e cercare di valorizzare le loro autonomie che sono una ricchezza per il paese, dalla magistratura all'informazione per farci sentire cittadini di uno stato di diritto». «Il popolo deve investire - ha affermato Bertinotti - tutta la sua fiducia sulle istituzioni democratiche per essere libero da tutti i gioghi che esistono, a partire dalla mafia perchè sicurezza deve essere intesa nel senso di diritto all'accesso al futuro». «C'è infatti - ha continuato Bertinotti - il rischio di separazione della quotidianità dalla politica. Bisogna ricreare un rapporto positivo tra il paese reale e le istituzioni. Bisogna creare una nuova frontiera di giustizia sociale per i cittadini, dar loro una sicurezza per il loro futuro. Le istituzioni sono vitali se cresce con essa la società civile». «Piangiamo tutti insieme i soldati italiani uccisi a Nassiriya» ha poi detto il neo presidente della Camera e subito i deputati sono scattati in piedi con un lungo applauso. Poi Bertinotti ha affrontato il passaggio più delicato del suo discorso. «Il 25 aprile è una data all'origine della nostra Repubblica. Vorrei che questa assemblea potesse idealmente svolgersi a Marzabotto e quella collina annegata nel verde in cui si ricorda l'orrore: anche lì è nata la nostra Costituzione a la nostra irriducibile scelta di pace, la nostra irriducibile scelta di lotta contro la guerra e il terrorismo. Vorrei che facessimo insieme un pellegrinaggio nei luoghi dove sono morti i partigiani, quello che Calamendrei indicava ai giovani. In quei luoghi c'è l'origine della nostra Repubblica, e dobbiamo trovare nelle radici la forza per progettare il futuro dell'Italia, dell'Europa e del mondo», passaggio che ha visto forti asppalusi del centrosinistra e silenzio da parte del centrodestra.
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