C'è anche il degrado che caratterizza il Lungo Po in due tratti della nostra provincia tra le "brutture" naturalistiche peggiori dell'Emilia Romagna. Questo quanto emerge dalla quarta edizione dei "Luoghi del cuore", l'ormai tradizionale censimento del Fai (organizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo e il sostegno di Msn-Windows Live e del Gruppo Editoriale l'Espresso), che ha chiesto agli italiani di esprimersi su ciò che rovina i posti più amati del proprio territorio.
«Anche per questa edizione - spiega il Fondo ambientale italiano - sono stati moltissimi i semplici cittadini, oltre 110mila, che si sono concretamente mobilitati: non un concorso a premi, nessun vantaggio strettamente individuale da ottenere, ma un'iniziativa che mette in relazione ideali e interessi collettivi il cui monte-premi è il miglioramento dell'ambiente in cui viviamo». Sul poco invidiabile podio regionale ci sono due casi piacentini.
Al trentacinquesimo posto nazionale, al primo in Emilia Romagna con 468 segnalazioni, c'è il Lungo Po nelle vicinanze di Piacenza.
«Il percorso lungo il Grande Fiume - afferma il Fai dopo aver raccolto il parere di chi ha votato - è a oggi soltanto teorico: lo stato di incuria della riva denuncia un suo assoluto abbandono, nonché la sua totale inadeguatezza ai fini di una corretta fruizione naturalistico-paesaggistica. Da segnalare anche la presenza lungo gli argini di reperti di archeologia industriale lasciati al più completo degrado, privi di qualsiasi indicazione storico-turistica e per questo ridotti ormai al rango di pseudo-ruderi del tutto irriconoscibili. La delegazione Fai di Piacenza - aggiunge l'associazione - intende sensibilizzare le autorità competenti affinché intervengano per eliminare la desolazione e le brutture che attualmente deturpano il lungo Po, che andrebbe valorizzato anche con la creazione di un percorso turistico». Progetto, quest'ultimo, che a dire il vero è già stato approvato e finanziato dal Comune, che proprio recentemente ha rimosso anche gli ultimi intoppi burocratici per farlo partire.
Alla posizione numero 43, terza in regione con 292 segnalazioni, si trova il tratto del lungo Po a Boscone Cusani. «Minacciato - dice il Fai - dal progetto di una cava di sabbia nei comuni di Rottofreno e Calendasco (denominata Cava Polo numero 5) che, una volta a regime, prevedrà l'escavazione di due milioni di metri cubi di materiale. La popolazione teme che la corrente del fiume, privata dai suoi naturali contenimenti, possa deviarne il corso cancellando tutti i terreni agricoli e quelli incolti, abitati da numerose specie animali e vegetali. L'attuazione del progetto porterebbe inoltre l'incremento del traffico di mezzi pesanti e dell'inquinamento». Michele Rancati Libertà del 04/02/2009
|