La telefonata di Luigi De Biase a Filiberto Putzu
Era entrato a palazzo Mercanti grazie ai voti conquistati con la civica che sosteneva Guidotti, lui con Emilio Gorgni Bottego. Un paio d'anni dopo il grande passo: Filiberto Putzu si arrende e sceglie Forza Italia. Anzi, più che una resa una svolta. Perché, come disse all'epoca, la forza dei movimenti prima o poi si esaurisce, e per continuare a fare politica occorre il sostegno di un partito, di una struttura organizzata.
Qualche mese dopo l'opinione non è cambiata: se possibile sembra più forte di prima. «Ho deciso di passare a Forza Italia per disillusione - dice Putzu - ciò non significa che non creda all'esperienza delle civiche. La gente ha voglia di partecipare, ma se la società civile non riesce ad assicurarsi l'appoggio del mondo economico, allora è destinata ad avere vita breve. Questa è l'idea che mi sono fatto».
L'unica civica rimasta in Consiglio è Piacentini uniti. Significa che loro ce l'hanno, la protezione del mondo economico? «Loro hanno vinto, e questo è un fattore importante. Ma rispetto a due anni fa non stanno proprio bene. Hanno un assessore in meno, Marco Elefanti, passato ad Enìa, e Giorgio Cisini, un uomo di grandi capacità, è approdato alla Margherita divenendo capogruppo».
E non sembrano neppure troppo uniti, i Piacentini. «Non hanno leadership, se non la trovano sono guai. Credo che la Fellegara, in Giunta, sia poco rappresentativa. La figura di riferimento è Miglioli, ma dev'essere stato boicottato, perché è strano che non abbia nessun incarico importante. Se non troveranno un leader vero verranno assorbiti da qualcuno».
Dicono che il loro orticello faccia gola a molti. «Non è loro, l'orticello. E' un giardino incolto, non hanno seminato. Non mi meraviglierei se prima o poi ci spuntassero tante margherite».
Luigi De Biase La Cronaca di Piacenza
|