Schiarita per la centrale Piacenza Levante. Nella serata di ieri il sindaco Roberto Reggi ha appreso che il ministero delle Attività produttive avrebbe tenuto fuori solo Piacenza dall'elenco delle centrali da riavviare a olio combustibile dopo la crisi del gas, chiedendo invece a Edipower di tenersi pronta per la partenza di Sermide.
«Abbiamo buone speranze di non dover tornare a bruciare olio combustibile - fa sapere il sindaco - non voglio cantar vittoria, ma credo che il ministero abbia percepito il segnale che arrivava da Piacenza e che le nostre motivazioni erano valide, speriamo adesso che nessuno si metta di traverso». Una novità che, se confermata nei prossimi giorni, ha il sapore di uno scampato pericolo per la qualità dell'aria piacentina.
L'impopolarità era già alle stelle per la centrale Levante in predicato di tornare a olio combustibile.
La mobilitazione in città è stata immediata: dalle ipotesi di ricorsi legali formulate dalle associazioni ambientaliste, alle istituzioni che stavano pensando a un ricorso alla Corte Europea.
L'emergenza gas in Italia sta provocando l'effetto di riportare centrali ormai "pulite" a funzionare a nafta, in deroga anche ai limiti imposti sulle percentuali di zolfo. Una "Caporetto" per la lotta all'inquinamento atmosferico che desta «molta preoccupazione» anche ad Arpa, come testimonia il direttore Sandro Fabbri, che vede pregiudicare ulteriormente la qualità dell'aria.
Intanto le istituzioni si sono ieri consultate, il sindaco Roberto Reggi e il presidente della Provincia Gian Luigi Boiardi hanno ipotizzato un ricorso alla Corte Europea, riferisce l'assessore provinciale Gian Luigi Ziliani (Ambiente).
La Pianura Padana presenta condizioni di concentrazione di inquinante troppo sfavorevoli e il ritorno all'olio combustibile farebbe superare il limite dei 400 milligrammi al metro cubo di anidride solforosa. Processi che nell'atmosfera porterebbero anche alla formazione del particolato secondario di dimensioni molto fini, a un incremento delle polveri. In breve: aumenterebbero i fattori di rischio, e l'impossibilità di rispettare le leggi europee in materia. «Ecco perché l'ipotesi di riaccensione ci preoccupa notevolmente» sintetizza Ziliani.
L'assessore comunale Pierangelo Carbone (Viabilità, Ambiente) fa comunque osservare come la centrale da un mese vada solo a metano, senza che questo abbia permesso di tener le polveri sotto la soglia di allarme. Resta il traffico (le polveri a terra, non disperse in alto) il nemico da combattere. Per la centrale il problema è di area vasta, non strettamente locale e piacentino («Ma aumentare la concentrazioni di polveri sarebbe comunque un colpo alla nuca»).
In fibrillazione Legambiente e il coordinamento delle associazioni della campagna "Respirare Piace" che, se il governo non farà dietrofront, sono pronti a partire sabato con un primo banchetto: «Siamo contrarissimi alla riaccensione con il vecchio combustibile. Tornare indietro è una beffa. Raccoglieremo firme anche contro la centrale a olio - anticipa Marco Natali - e valutiamo le vie legali».
Durissima posizione anche della Federazione dei Verdi, che parla - se necessario - di azioni di contrasto legale e di disobbedienza civile e che ieri ha inviato telegrammi a Reggi, Boiardi e Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna, chiedendo di usare tutti gli strumenti «per impedire uno scempio che comprometterebbe definitivamente la possibilità stessa di vivere a Piacenza». Patrizia Soffientini, Libertà del 2 febbraio 2006
|