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martedì
3
ottobre
2023
Santa Maria Giuseppa Rossella



Lettera al Corriere della Sera di Roberto Formigoni.

«Vi spiego il mio piano e il mio disagio»

Caro Direttore,
il dibattito in corso in questi giorni sulle candidature del centro destra per le Regionali rischia di risultare incomprensibile ai cittadini elettori che guardano con interesse ma anche con preoccupazione il mondo della politica, chiedendosi dove sono dibattuti e tutelati i problemi e gli interessi veri della società e dell’individuo.
Mi ritengo perciò in dovere di spiegare a tutti loro il senso del progetto politico che sto cercando di perseguire e che nulla ha a che fare con obiettivi di poltrona o di affermazione personalistica.

A che punto è l’Italia?
A metà tra rischio di declino e nuovo sviluppo, e la Lombardia è cruciale per la crescita dell’intero Paese. Ma occorre uno sforzo comune per aiutare una ripresa che è possibile solo a patto che ognuno svolga la sua parte, e la Lombardia non sia ostacolata nel fare da locomotiva.

L’idea di una lista civica con il mio nome nell’ambito della Casa delle Libertà non è nata da un mio progetto (io appartengo a Forza Italia), ma dal confronto con un’area riformista e popolare cattolica e laica che oggi in Lombardia è presente e di cui si percepisce la domanda di rappresentanza politica, ma anche dal fatto che essa non si riconosce in nessuno dei partiti.
Eppure quest’area ha una sensibilità affine con il metodo politico e con i principi di libertà, sussidiarietà e sviluppo perseguiti in questi anni dal governo lombardo.
Un’area con cui è in atto da tempo un dialogo, non innanzitutto politico nel senso di strategie e schieramenti, ma fattivo, sulle scelte concrete intraprese in queste due legislature per dare ai lombardi tutti, ricchi e poveri, di nascita o di immigrazione, imprenditori o dipendenti, piccoli o anziani, più sicurezza economica e sociale, più libertà, più futuro, più qualità del vivere, più bellezza.
La presenza in Giunta di Giampiero Borghini, la designazione di Carlo Tognoli a Presidente del Policlinico, la collaborazione istituzionale che prosegue da tempo con Adriano De Maio, Piero Bassetti e altre illustri personalità sono il segno più evidente di questo dialogo.

Questo progetto (lo dicono i sondaggi) attirerebbe a sé molti dei cosiddetti «incerti», prevalentemente persone moderate che oggi faticano a riconoscersi tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra.
Davanti a questa «fatica» i partiti non possono scandalizzarsi e chiudersi a riccio, arroccandosi sulle loro posizioni.
Dobbiamo chiederci cosa freni questi cittadini nella loro adesione, e dialogare con loro, aperti alle loro istanze ma anche a nuove forme di collaborazione, restando fedeli, naturalmente, a ciò in cui crediamo.

Ed è appunto quello che sto cercando di fare, per il bene della Casa della Libertà e per il bene comune.
Credo che privarsi del contributo di cittadini che condividono con noi una sensibilità innanzitutto culturale e perciò naturalmente politica - l’amore per la libertà e la democrazia, la responsabilità sociale, la voglia di impresa e la capacità di iniziativa, il senso della famiglia e il senso dello Stato, la passione per l’educazione dei giovani, la consapevolezza dei propri doveri e non solo dei propri diritti, un desiderio di giustizia che rifiuta il giustizialismo, una volontà di pace che non si accontenta di un pacifismo melenso o, peggio, ideologico - ecco, privarsi del contributo, nella politica attiva, nel governo delle istituzioni, di una componente così sana e vitale sarebbe un errore imperdonabile e anche incomprensibile.
E per che cosa poi?
Per la paura del nuovo, del diverso, o, peggio, perché questi cittadini non intendono aderire tout court alle nostre sigle già codificate, ai partiti già esistenti?

Sia chiaro, io non rinuncerò a questi contributi.
Come non rinuncerò a mettermi in discussione ogni giorno di fronte alle esigenze nuove, alle sollecitazioni degli straordinari cittadini lombardi, cercando «con» loro di dare una risposta a ciascuno di loro.

Sono stato educato alla libertà e nella libertà, perché essa non è solo un ideale ma anche un terreno di coltura dove germoglia e cresce l’io in quanto relazione con il mondo, e perciò come responsabilità verso se stessi e la realtà tutta.
Per questo mi trovo a disagio di fronte a reazioni così poco libere verso una possibilità di costruzione più larga per la nostra regione e per il nostro Paese.

Io sto lavorando con altri perché la Casa della Libertà, nel suo insieme, si riveli davvero all’altezza del suo nome e si apra verso questo progetto, non solo per ragioni meramente di successo elettorale (anche se c’è da chiedersi perché dobbiamo farci del male da soli) ma soprattutto di prospettiva: allargare l’area del consenso e aggregare quelle risorse presenti nella società civile che vogliono rimettersi in gioco nell’agone politico per dare un contributo di idee e di opere alla costruzione del Paese.

La posta in gioco è la ripresa di una responsabilità politica dal basso che deve trovare spazio e disponibilità nei palazzi e nella aule consiliari.
Non solo: è in gioco un modello positivo di dialogo e di azione comune di cui tutti abbiamo bisogno, perché la nostra storia nazionale porta ancora vivi i segni e le rovine dello scontro ideologico e delle lotte di potere.
In un mondo che fatica tanto a costruire la pace, perseguire ovunque il dialogo e la costruzione comune è un dovere morale, prima che politico.

Roberto Formigoni,
presidente Regione Lombardia

13 gennaio 2005


pubblicazione: 13/01/2005

Roberto Formigoni 4993
Roberto Formigoni

Categoria
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 :..  Casa delle Libertà



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