di TEOBALDO VISCONTI
Il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, è una persona intelligente. Non deve quindi far finta di ritenere che i piacentini siano degli stupidi ai quali si può far digerire tutto ciò che si vuole. Ad esempio, utilizzando i dati, taroccati, forniti dallo stesso Comune di Piacenza, un giornale nazionale ha stilato una classifica dalla quale risulta che Piacenza è al top, fra le città italiane, per l'ampiezza della rete delle sue piste ciclabili. Ciò non è assolutamente vero. La rete delle piste ciclabili piacentina è risibile e comunque insufficiente per connotarsi come struttura di comunicazione di massa.
Le piste ciclabili infatti non sono degli "andarini" asfaltati sui quali i ciclisti vanno avanti e indietro per cento e duecento metri. Esse invece debbono essere delle strutture viarie fra di loro organizzate che dovrebbero consentire, alle persone che vivono nei quartieri extra mura, di poter raggiungere, quando vogliono, e senza rischi, nel centro storico dove, una volta arrivati, i ciclisti possono andare dove vogliono. Il Comune sa che cosa sono le piste ciclabili perché le ha già realizzate, e bene, come prototipi.
Sgombriamo quindi il terreno dall'equivoco nel quale si è crogiolato Roberto Reggi. Non basta stendere della vernice per terra per fare una pista ciclabile. La pista deve essere in sede propria, com'è stata fatta, esemplarmente bene, bisogna riconoscerlo, in via 24 Maggio, da Porta Genova verso piazzale Torino. Una pista di questo tipo difende il ciclista e rende il suo spostamento sicuro.
Tutte le altre cosiddette piste, sono solo fumo negli occhi.
Per fargliene rendere conto vorrei invitare il sindaco Reggi a pedalare lungo viale Dante-viale della Conciliazione dove ci sono le piste dipinte per terra (le non-piste, appunto) e chiedergli se si sente sicuro quando, trovandosi davanti una macchina che occupa la cosiddetta pista ciclabile (ce n'è sempre una) deve superare la macchina ferma per invadere la corsia delle auto che, nel frattempo, arrivano a velocità sostenuta.
Forte dell'esperienza da me maturata all'estero a questo proposito e partendo dal fatto che i tecnici del Comune, se sono indirizzati da precise scelte politiche, sanno costruire delle piste ciclabili a regola d'arte (l'unica cosa che manca a questa amministrazione è la volontà politica di scegliere fra pochi posti auto e le piste) mi permetto di aggiungere qualche consiglio:
1) Se ci sono le piste ciclabili, sui marciapiedi non possono assolutamente andare le biciclette che debbono essere escluse (se non c'è una sede loro propria) anche da strade ingolfate di pedoni come via XX Settembre o la seconda parte di Corso Vittorio Emanuele. 2) In compenso la pista ciclabile va riservata solo alle biciclette. Non può quindi essere un percorso misto bici-pedoni perché i pedoni vanno a una velocità che è sette volte inferiore a quella di una bicicletta che avanza lentamente: tre km/ora contro 20 km/ora. Sarebbe come se su una carreggiata si ammettessero veicoli che vanno a 50 e a 350 km l'ora. Sarebbe un'ecatombe. La pista ciclabile quindi è una cosa e il marciapiede è un altro. Mentre in via 24 maggio (sulla pista già definita a regola d'arte) si è fatto l'errore di ammettere anche i pedoni, pur di salvare una decina di posti auto davanti alla Camera del lavoro. E infatti, stanno fioccando gli incidenti ciclisti-pedoni. Bisogna tenere sempre presente che il pedone non si muove come se fosse in macchina. Quando si sposta lateralmente, infatti, non si guarda indietro e non dispone nemmeno di uno specchietto retrovisore. Lo fa e basta. E su un marciapiede, viaggiando alla stessa velocità degli altri pedoni, può farlo senza rischi. Se invece viene messo in una corsia a mezzadria con i ciclisti, gli incidenti sono sempre in agguato. E provate a scampanellare per consentire a un pedone che cammina su una pista ciclabile di rendersi conto che sta per essere superato: la reazione del pedone sarà sempre stizzita. 3) Le piste ciclabili debbono essere a doppio senso di marcia ciclabile, quindi ne basta una sola per via. 4) Le piste ciclabili debbono proporsi di portare i ciclisti dalla periferia al centro. Non per portarli in campagna. Questa visione è tipica di chi ritiene che la bici sia un mezzo di trasporto per lo svago del week end. La è, ma non principalmente.
Vorrei portare il sindaco Reggi alla stazione ferroviaria di Bruges, una città fredda e rabbiosamente piovosa per gran parte dell'anno. Ebbene, se ci si va alle 9 del mattino, si trovano non meno di 5 mila biciclette ben sistemate. Sono quelle dei pendolari del luogo che poi hanno preso il treno. la multi modalità dice qualche cosa, in Comune di Piacenza. La priorità quindi è rendere ciclabile la città. Quindi bisogna dare segnali rapidi, precisi ed univoci, in questo senso. Basta con il bricolage, signor sindaco. Ad esempio, una pista ciclabile a doppio senso dovrebbe subito essere fatta dalla Santissima Trinità a piazza Cavalli, passando per piazzale Genova e penetrando, sempre su sede propria e senza soluzione di continuità,, in corso Vittorio Emanuele fino all'incrocio con via Nova, per poi lasciare il corso ai soli pedoni e quindi indirizzarsi verso via Santa Franca e, da qui, raggiungere via Sant'Antonino dove la pista si interromperebbe perché, a quel punto, i ciclisti sarebbero liberi di andare dove vogliono. I 100 posti auto che saltano? Sono più che compensati dal parcheggio dietro lo Scientifico, da quello dietro la Questura e da quello, imminente, della Cavallerizza. 5) Un'altra pista, bidirezionale, dovrebbe collegare il Corpus Domini, lungo via Dante con la già indicata pista che, dalla SS. Trinità, porta a Piazza Cavalli. 6) Poi si potrebbe tirare il fiato. Ma sono convinto che già basterebbero questi assi per vivacizzare il centro. Il centro muore perché i piacentini non ci possono più arrivare. In seguito (ma non a distanza di anni) si potrebbe realizzare un pista ciclabile modello 24 maggio che unisca il Centro universitario di San Lazzaro e l'Urban Center con piazza Cavalli. I ragazzi e la ragazze amano andare in bicicletta. L'università e la bicicletta sono come il pane e il salame. Si sposano perfettamente.
Che cosa ci vuole, per realizzare questo sogno? Solo la volontà politica. E i soldi, in questo momento di crisi? Si trovano, se si vuole. Basterebbe, ad esempio, invitare gli sponsor obbligati che finanziano il Festival del Diritto, faccio un caso fra cento, e indurli a orientare i loro fondi sulle piste ciclabili.
Queste sì che cambierebbero la vita (e l''umore) dei piacentini e renderebbero conviviale, accessibile e usato da tutti, il centro storico. Senza tubi di scappamento, rumori, rischi. Forza, signor sindaco. Non potendo più essere rieletto per ragioni di legge, si faccia almeno ricordare per una cosa che lascerà il segno sul carattere dei suoi cittadini e nel profilo della sua e nostra città. Via, sindaco Reggi, non faccia il conservatore. Decida, scelga. E' stato eletto per questo. Non per fare il ragioniere dell'esistente. Con tutto il rispetto dei ragionieri, si intende. Teobaldo Visconti LIBERTA' del 26/06/2010
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