Le aree militari situate all'interno del centro storico potrebbero essere delocalizzate vicino al polo logistico di Le Mose, all'interno di una superficie di 220mila metri quadrati: la proposta è stata avanzata dal sindaco Roberto Reggi, nel corso di una riunione del tavolo di lavoro sul polo militare piacentino. Incontro sollecitato dai sindacati (e al quale ha preso parte anche il parlamentare di Alleanza nazionale Tommaso Foti) in vista di due importanti scadenze: da un lato l'approvazione della nuova Finanziaria, dall'altro il passaggio di aree, considerate non strategiche, dal ministero della Difesa al demanio entro la fine di gennaio 2005.
«Lo spostamento a Le Mose dell'Arsenale, del Laboratorio dei Pontieri e del Macra consentirà di ridisegnare la città - ha fatto notare Sandro Busca, segretario provinciale Cisl - qualora questa proposta venga accolta positivamente. Si renderanno disponibili spazi per parcheggi (piazza Cittadella), per abitazioni: in questa prospettiva potrebbe essere ripensata anche la Cittadella della Salute di piazzale Milano. Si tratterà di far partire un progetto pubblico - privato, con il coinvolgimento non solo delle istituzioni, ma anche di imprese private, banche, e vari soggetti, insieme a Regione e Provincia».
«Occorre raggiungere intese serie, con step adeguati - aggiunge l'onorevole Foti -: l'area indicata dal sindaco a Le Mose (attualmente a destinazione d'uso industriale, ndr) offre la possibilità di raccordi ferroviari ed autostradali, e ci consentirà di liberare il “cuore” della città. L'unico rammarico è che la riunione di oggi (ieri per chi legge, ndr) fosse poco partecipata, si tratta di un tema da non da non sottovalutare e che non tocca la sola Piacenza». Passaggio che non può prescindere dalla dismissione delle aree militari non strategiche. Ciò consentirà di mettere a disposizione risorse, attualmente destinate alla Marina, ma che potrebbero essere utilizzate altrimenti. La richiesta dei sindacati parte da qui: in questa partita non deve essere dimenticata Piacenza».
«Si tratta di utilizzare il nostro tavolo di lavoro per fare pressione - osserva Massimiliano Borotti, segretario Uil -, ed ottenere risorse da utilizzare in un progetto di rilancio dello stabilimento». Aspetto sottolineato anche da Claudio Malacalza, Funzione Pubblica Cgil: «Il polo di mantenimento pesante nord richiede ingenti investimenti, sia in termini occupazionali che di strutture, in grado di poter meglio soddisfare le esigenze dell'industria moderna». In chiusura dell'incontro, i partecipanti si sono aggiornati al gennaio prossimo
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