Le risposte dei candidati all'incontro delle "Donne imprenditrici"
«Abbiamo verbalizzato tutto l'incontro e lo metteremo sul nostro blog per verificare se dopo le elezioni manterrete le promesse». Si è chiuso con questo "avvertimento" ai candidati delle prossime elezioni l'incontro "Donne imprenditrici e politica" organizzato da Federica Bussandri Upa-Artigiani, Nicoletta Corvi Confcooperative, Enrica Gambazza Cna-Artigiani, Federica Melodi Upa-Agricoltura e Giovanna Quattrini Apid-Piccole imprese.
Al centro del confronto alcuni temi cardine: l'occupazione femminile, la percentuale di donne candidate, la conciliazione dei tempi di vita con quelli di lavoro, la facilitazione al credito per le imprese femminili e la valorizzazione dei talenti femminili.
Prima "patata bollente" lanciata sul tavolo dal moderatore Andrea Pasquali, le quote rosa. Quasi tutti i candidati si sono riconosciuti contrari al sistema delle quote rosa, mentre l'onorevole Paola De Micheli ha spiegato: «Nonostante le forti lobby che volevano impedirci di votare, noi del Pd abbiamo fatto approvare la parità di genere nei Cda, abbiamo introdotto la doppia preferenza alle elezioni, portato il congedo di paternità anche se solo per poche giornate e previsto una copertura per le professioniste in maternità. Le quote rosa sono necessarie se viste come obbiettivo della parità di genere. Le donne imprenditrici hanno resistito meglio alla crisi». Erica Opizzi di Fratelli D'Italia ha invece definito le quote rosa come "riserve panda": «Sono sempre stata contraria alle quote rosa. Non c'è bisogno di agevolare le donne come se portassero un handicap. Il vero problema è culturale». Della stessa idea anche Pietro Pisani Lega Nord che ha affermato: «Bisogna parlare di individui che vanno messi sullo stesso piano non di uomo o donna». Anche Jonathan Papamarenghi Pdl ha detto: «Parlare ancora di quote rosa nel 2013 fa pensare. L'opportunità vera è data dalla competenza che le donne hanno come gli uomini». All'attacco del centrodestra Daniele Garbi di Futuro e Libertà che ha detto: «Le donne dovrebbero punire alle elezioni quelle forze politiche di centrodestra che non le hanno rispettate». Katia Santussi di Fare per fermare il declino ha definito le quote rosa come un «fallimento della nostra cultura» richiamando le donne stesse all'autocritica in modo che il cambiamento «parta da noi stesse e dall'educazione dei nostri figli». Emanuela Schiaffonati di Sel ha ricordato che «la donna ricorre in tutti i capitoli del nostro programma» e Flavio Antelmi ha sottolineato come negli ultimi 10 anni si sia notato un cambiamento positivo nonostante le grandi migliorie che ancora devono essere fatte. Filiberto Putzu della Lista civica per Monti ha invece spronato le donne a "fare la rivoluzione! ". «L'Italia non è un paese per donne - ha detto Putzu - ma lo deve diventare».
Nicoletta Novara da LIBERTA' del 22 febbraio 2013
L'AGENDA DONNA di "Scelta Civica con Monti per l'Italia"
"Non ci sono fondamentali differenze tra donne e uomo, ma la donna ha maggiore capacità di capire e gestire il contesto. Lo ha appreso storicamente nella famiglia, ma poi ha imparato ad estenderlo alla società e all'economia".
Agenda Donne, perché? L’Italia non è un Paese per donne ed è prioritario che lo diventi. La popolazione femminile è più numerosa di quella maschile, e in media più qualificata; tuttavia, il mercato del lavoro non incoraggia le donne.
La società non offre modelli positivi femminili: l’immaginario collettivo è afflitto da una comunicazione umiliante per la donna, con conseguenze devastanti per la cultura italiana e per la formazione di bambini e bambine.
Ogni cittadina è lasciata sostanzialmente sola di fronte a questa situazione.
Cosa fare? La priorità deve essere data all’occupazione, sia in termini di misure per la partecipazione, che di sostegno alla scelta di avere figli.
L’obiettivo non è solo incoraggiare le donne ad avere una carriera e un reddito, ma anche quello di fare in modo che arrivino ad occupare con autorevolezza e merito posizioni di responsabilità.
Come Farlo?
•Detassazione del lavoro femminile. •Rafforzare quanto già fatto con la riforma del lavoro, rafforzando il periodo del congedo di paternità. •Incoraggiamento del telelavoro. •Incentivare le imprese ad istituire asili aziendali o convenzioni con asili del territorio. •Modificare la legge elettorale in modo da consentire di inserire al suo interno degli strumenti in grado di garantire un effettivo equilibrio della rappresentanza femminile in Parlamento. •Applicare il codice etico previsto dal contratto RAI che tutela il ruolo femminile evitando rappresentazioni lesive dell’immagine della donna. •Ritiro delle pubblicità offensive, volgari e sessiste. •Pieno uso degli strumenti normativi per prevenire la violenza sulle donne, come previsto dalla Convenzione di Istanbul ratificata dal governo Monti.
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