In uno scenario condizionato dall' effetto negativo del caro-petrolio sulla crescita economica, dall' Unione Europea arriva un allarme sui conti pubblici del governo italiano. Secondo le stime della Commissione di Bruxelles, quest' anno e nel 2005 si rischia di superare il 3% nel rapporto deficit-pil, che è il livello massimo imposto dal Patto di stabilità e di crescita. Inoltre preoccupa il debito pubblico che, secondo il commissario per gli Affari economici Joaquín Almunia, resterebbe «virtualmente fermo al 106% del pil». Ma il ministro dell' Economia, Domenico Siniscalco, si è detto sicuro di superare i dubbi della Commissione perché il suo governo intende «fare di tutto» per tenere sotto il 3% il disavanzo nel 2004 e per abbassare il debito. Ha aggiunto che esiste una precisa «volontà politica» in questo senso. IL DEFICIT AL 3%. Almunia, al termine del consiglio Ecofin dei ministri finanziari dell' Ue a Lussemburgo, ha annunciato che il rapporto deficit-pil dell' Italia sarà stimato «intorno al 3%» non solo nel 2004, ma anche nel 2005. La cifra precisa sarà ufficializzata martedì prossimo, quando la Commissione pubblicherà le Previsioni economiche d' autunno. Il ministro olandese delle Finanze Gerrit Zalm, presidente di turno dell' Ecofin, è stato più netto nell' anticipare i dati sui deficit 2005: «Secondo le previsioni della Commissione europea - ha affermato - Germania, Italia, Portogallo e Grecia sono a rischio di sfondamento del 3% a politiche invariate». Pertanto ha invitato questi Paesi a «prendere ulteriori misure per raggiungere l' obiettivo di disavanzo», che per il governo di Roma è il 2,7% (il 2,9% nel 2004). LE MISURE. Siniscalco aveva presentato per la prima volta la Finanziaria ai colleghi della zona euro nella riunione di mercoledì sera. Aveva poi spiegato altre misure di contenimento della spesa pubblica e garantito la copertura finanziaria per la riduzione delle tasse annunciata dal governo Berlusconi. Ieri ha detto a Lussemburgo di non aspettarsi l' ammonimento preventivo «early warning» per il rischio di deficit eccessivo nel 2004 (evitato nel luglio scorso), perché ormai lo considererebbe un «late warning», cioè in ritardo. La Commissione potrebbe però emetterlo per il 2005. Almunia, interpellato in merito, ha dichiarato che le valutazioni saranno fatte «dopo» la pubblicazione delle previsioni d' autunno. IL CARO PETROLIO. Siniscalco intende evitare soprattutto la ben più severa procedura che scatterebbe se lo sfondamento del 3% venisse effettivamente accertato dopo la fine del 2004. Ha ammesso che «c' è una bella differenza» per i disavanzi effettivi tra l' essere un po' sopra o sotto il livello consentito. Inoltre ha definito la riduzione del debito pubblico «una esigenza vitale per il nostro Paese», non perché lo chiedono da Bruxelles, ma a causa dell' enorme spesa per il pagamento degli interessi (5% del pil contro una media del 3% sostenuta dagli altri Stati). Secondo il ministro, le divergenze con la Commissione scaturirebbero da una diversa stima della crescita, condizionata dal caro-petrolio. Il governo di Roma avrebbe un basso prezzo di riferimento del greggio nelle sue previsioni (34-36 dollari al barile) e considera i 50-55 dollari attuali «un picco passeggero». Infine Siniscalco ha promesso per il 2005 la «qualità» nel raggiungimento degli obiettivi richiesta da Bruxelles, che significa interventi strutturali e meno introiti «una tantum», come i condoni e le vendite di immobili pubblici (a volte da riaffittare gravandosi di costi futuri a tempo indeterminato). Ivo Caizzi
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