Intervista a Gianni Baratta.
LIBERTA' del 08/02/2003 : «E' un matrimonio che arricchirà Piacenza e non solo il Teatro Municipale». Gianni Baratta, “deus ex machina” della Fondazione Toscanini, tranquillizza i dipendenti del nostro teatro (ne riferiamo a parte) e rilancia alla città gli ingredienti di un'alleanza che, ci tiene a rimarca non è affatto “colonizzante” ma di reciproca collaborazione. «Innanzitutto - spiega - è molto positivo il fatto che sul questo accordo si sia aperto un grande dibattito in città. Adesso si tratta di far vedere, con le nostre proposte, che talune preoccupazioni sono del tutto infondate. Noi partiamo con la serenità di chi sa benissimo di non voler fare nessun opera di colonizzazione, bensì di valorizzazione di quello che c'è. L'ho ribadito anche oggi (ieri per chi legge ndr.) nell'incontro con il personale del teatro». Tra le tante cose che si sono dette sul fronte dell'opposizione, si è anche sostenuto che la Toscanini cercava questo matrimonio solo per il bisogno impellente di avere un Teatro importante in Emilia (e in particolare nelle terre verdiane) dopo che questa possibilità non le sarebbe stata concessa da Parma. E' così? «E' evidente che, la condizione per fare un accordo tra due soggetti, è che questo accordo sia vantaggioso per entrambi. Ma in questo caso l'interesse della Toscanini coincide con quello della città di Piacenza, perchè con questo accordo verrà valorizzato il “marchio Verdi”, il “prodotto doc” - come amo definirlo io - delle terre verdiane, nel quale si riconoscono da sempre i piacentini. Si sono create le condizioni per fare assieme un cammino che parte dalle terre verdiane, ma che poi proseguirà». Che cosà darà a Piacenza questo abbinamento e che cosa, obiettivamente, le toglierà in termini di autonomia gestionale? «Quando si lavora assieme si ottiene molto in termini di potenzialità ma inevitabilmente si perde qualcosa, perché siamo costretti a misurarci con gli altri. Oggi la città di Piacenza e la Fondazione Toscanini, in un dialogo costruttivo, cercano un contesto produttivo nuovo, che invece di limitare l'attività e la produzione, le aumenteranno in modo estremamente rilevante. Investire anche economicamente nella cultura significa avere nuove opportunità di lavoro, un rilancio turistico e di immagine. Ecco quale può essere la chiave vincente di questo accordo». Piacenza Expo sta preparando un'iniziativa, anticipata nei giorni scorsi dal sindaco Reggi, che prevede la possibilità di “mettere in mostra” Verdi. Può chiarirci meglio questa idea? «Per ora effettivamente è solo un'idea. E io la condivido pienamente. Sono convinto che lo spazio-fiera costituisca una grossa opportunità per tutti i soggetti che operano nel mondo dello spettacolo, anche quello classico, di confrontarsi e di misurarsi su un potenziale nuovo. Si tratta di creare le migliori condizioni per operare in uno spazio neutro. Sappiamo tutti che - in un paese in cui, ahimè, non si insegna la musica nelle scuole - il teatro, per un certo tipo di pubblico può costituire una sorta di “barriera”. Occorre quindi creare un terreno di confronto “neutro” per avvicinare i giovani ad un linguaggio come quello della lirica in un ambiente in cui essi non si sentano a disagio: La fiera, sotto questo punto di vista, può costituire una grossa opportunità». Avvicinare i giovani alla lirica? E' un'impresa in cui hanno già fallito in tanti. Qual è la vostra “ricetta”? «E' da tempo che ci lavoriamo. Il primo sbarramento da superare è quello del costo del biglietto, decisamente eccessivo e che - peraltro - non risolve i problemi dei costi della lirica. Ma il discorso è più ampio e riguarda soprattutto noi, che dobbiamo metterci sulla “linea di comunicazione” dei giovani, capire qual'è la porta di accesso per entrare nei loro gusti. A quel punto la proposta di un linguaggio classico, pur in un contesto di rinnovamento, sarà in grado di creare ascolto». Si è profilato per la Toscanini un problema di uno spazio-prove. Si è già fatta l'ipotesi della chiesa di Sant'Agostino. C'è già qualcosa di deciso e, comunque, quali sono le vostre esigenze? «Stiamo aspettando le proposte del Comune e di deciso per il momento non c'è niente. Il teatro deve funzionare per gli spettacoli e non per le prove». Da Mantova è rimbalzata l'indiscrezione di un'alleanza della Toscanini anche con il Teatro Sociale di Mantova nell'ottica di allargare il circuito delle terre verdiane. Cosa c'è di vero? «Allo stato niente, ho letto anch'io questa notizia sui giornali, ma posso assicurare che in questo momento noi non riteniamo assolutamente di ampliare la nostra azione su altre sedi teatrali». Nel 2004 il Municipale festeggerà il bicentenario, cosa rappresenterà per la Toscanini questo evento? «La Toscanini si metterà al servizio delle esigenze della città per festeggiare un evento che va al di là dello spettacolo teatrale. Questi festeggiamenti saranno l'occasione per confrontarci con ancora più forza con la città affinché, nel rispetto della tradizione, si creino innovazione e nuovi stimoli di confronto culturale». Giorgio Lambri giorgio.lambri@liberta.it
|