I quattro della "squadra Piacenza" votano compatti a favore dell'accorpamento tra Parma e Piacenza, mentre le Province, in regione, diventano quattro, non più nove. L'occasione è quella del Cal, il Consiglio delle autonomie locali, che, da ieri, ha passato la palla alla Regione, la quale, a sua volta, entro il 23 ottobre, dovrà inoltrare la cartina della nuova geografia provinciale al Governo.
Salvo non trascurabili ritardi. Parma storce il naso, tra i malumori anche di Reggio Emilia che segnano una frattura interna al Pd regionale, e il sindaco grillino Federico Pizzarotti - sindaco di Parma - si sfila dall'alzata di mano. Anche nella stessa delibera di consiglio provinciale di Parma, nei giorni scorsi, era stata garantita l'apertura a Piacenza, ma con la condizione che questa aprisse la strada, in futuro, a una "provinciona" più grande, allargata anche a Reggio Emilia e Modena. Ipotesi rigettata con forza dal presidente della Provincia, Massimo Trespidi.
Dopo due mesi "pancia a terra", in sostanza, una nuova mappa regionale c'è, esiste. Ma il parto è stato piuttosto travagliato e potrebbe riservare ancora alcune sorprese, tra scivoloni amministrativi, ricorsi annunciati e fratture.
L'unione con Parma, innanzitutto, dovrà passare per la questione del capoluogo (il PdL di Parma si è già pronunciato perché sia Parma a governare la nuova Provincia, mentre Piacenza ha deliberato un emendamento dove si chiede una provincia "policentrica"), per il nodo delle funzioni da spartirsi come un bottino, e per il referendum per il passaggio in Lombardia deliberato dalla Provincia di Piacenza, che dovrà superare lo scoglio delle autorizzazioni ministeriali e raggiungere il quorum. Referendum che, se dovesse andare in porto, costringerà il Cal a rivedere la mappa e le carte in tavola.
La cartina approvata ieri dal Cal prevede, come annunciato da settimane dalla presidente Marcella Zappaterra («Soddisfatta per la larga condivisione ottenuta» ha detto), la Città metropolitana di Bologna, Provincia di Piacenza e Parma, Provincia di Reggio Emilia e Modena, Provincia di Ferrara e Provincia unica romagnola.
Su 39 presenti, il documento è stato approvato con 33 voti favorevoli: astenuto Pizzarotti, mentre cinque persone hanno messo a verbale l'intenzione di non partecipare al voto (Beatrice Draghetti e Sonia Masini, rispettivamente presidente della Provincia di Bologna e presidente della Provincia di Reggio Emilia, e tre sindaci del reggiano). Il sindaco di Reggio, Graziano Delrio, ha lasciato l'assemblea prima di arrivare al momento del voto. Per la Masini, quello di ieri è stato un voto nato da «un modo molto forzato, la riforma non va bene e il documento del Cal va anche peggio, perché si creano Province eterogenee tra loro».
Per Trespidi, presente con il sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, quello di Pecorara, Franco Albertini, e quello di Vernasca, Gianluigi Molinari, è stato scelto «il male minore. Continuo a nutrire molti dubbi sull'esito finale dell'iter del riordino stabilito dal governo. Spero in una riforma complessiva e organica degli enti locali a tutti i livelli». Albertini sottolinea come si stia portando avanti una «riorganizzazione senza risparmio. Lo dico da almeno due anni, andavano tolte le Regioni. Anche il potere centrale deve mettersi a dieta, a Roma, e, invece, si trova sempre a riformare la periferia. Come Comune di Pecorara, ho pagato allo Stato l'Imu sugli immobili di proprietà comunale: un'assurdità. Non siamo noi lo spreco. Intanto, a fatica andiamo avanti con le Unioni dei Comuni: Nibbiano e Caminata entro il 31 dicembre dovranno necessariamente associare almeno tre servizi con noi». Concorda sulla necessità delle unioni anche il sindaco Molinari: «Adesso lavoriamo tutti insieme. Vogliamo che queste operazioni non creino disagio ai cittadini».
Elisa Malacalza LIBERTA' 02/10/2012
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