Il tam tam crea una «massa critica». E ogni elettore diventa attivista
Per il sì oppure per il no o ancora per l'astensione, fate come volete ma fatelo sapere. Twitter. Le email. Facebook. I blog.
Dicono gli esperti che i manifesti elettorali nelle strade sono superati e gli spot televisivi nemmeno più considerati.
Da Obama alle rivoluzioni nordafricane fino alla vittoria del sindaco Pisapia a Milano, è Internet che racconta. E spinge, insiste, (s)muove.
Del resto non deriva forse, referendum, dal verbo latino che significa riferire, riportare?
Letti su Facebook in un senso e nell'altro : «Andate a votare!», «Dai dai dai», «Mandate mail ai vostri conoscenti!», «Citofonate al vicino», e anche naturalmente «se avete dignità votate no», «boicottateli», «state a casa».
Fu molto online la campagna elettorale di Obama. Un'arma vincente. Spiegò Sam Graham-Felsen, «chief blogger» del presidente americano, che il segreto è stato trattare gli utenti d'Internet come parte dello staff. Non censurarli. Piuttosto ascoltare le loro storie. Dar voce, fiato e spazio.
Un'operazione rischiosa, ha ammesso anche Roberto Basso, a capo della campagna pro Pisapia, impostata proprio su Internet, perche la «Rete non perdona». Nel senso che «ti scruta, esamina. E se necessario ti sbugiarda. Senza pietà».
Carlo Massarini, giornalista e fra i primi a credere in Internet, dice che è davvero cambiata l'aria. «La maggior parte delle persone sotto i 40 anni non si informa più attraverso la tv. Facebook ha assunto un ruolo chiave. E chi non lo capisce è in posizione di difficoltà».
Però su Internet non basta esserci. Bisogna viverci. Identificarsi.
Domanda: ma quanti saranno? Nelle ultime settimane centinaia di migliaia di persone hanno usato la Rete per creare una «massa critica». «Per noi è un trend cominciato con le scorse elezioni amministrative» sostiene Marco Cacciotto, docente di Marketing politico alla Statale di Milano. Video creati dai cittadini, fotomontaggi, elaborazioni grafiche d'ogni sorta. «La creatività diventa un grandissimo strumento di mobilitazione. E sono gli stessi utenti che mandano agli amici link e generano opinione».
Importantissime è l'ironia. «Far sorridere è tutto».
Ora sembra cambiata la maniera di far campagna. E il suo pubblico. «Per molti anni», prosegue il professor Cacciotto, «si è pensato che si vince sfruttando gli anziani. Adesso è fondamentale investire su una generazione per anni messa da parte. I giovani».
Dopo Facebook (17,8 milioni di utenti in Italia), ora anche Twitter comincia a piacere.
Benedetta Argentieri Andrea Galli 13 giugno 2011
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