In consiglio comunale i manager Viero ed Elefanti
Una dose di sana autocritica, ma per arrivare a concludere che Iren è un'azienda in salute, che produce reddito e che ha ben presente la sua responsabilità di società pubblica nei confronti degli azionisti e dei territori di riferimento, che poi sono quelli di Reggio, Parma e Piacenza della vecchia Enìa a cui si sono aggiunti quelli di Genova e Torino a seguito della fusione con Iride a inizio 2009.
E' la sostanza del ritratto della multiutility di acqua, rifiuti ed energia che esce dagli interventi di due suoi manager - il direttore generale Andrea Viero e il consigliere d'amministrazione Marco Elefanti - ieri in consiglio comunale dove i lavori dopo la pausa estiva sono ripresi par l'appunto dal dibattito sul futuro di Iren chiesto dalla minoranza.
Minoranze che non sono state tenere puntando il dito contro una serie di criticità - dalla perdita di esercizio del 2011 al maxi-debito che fino alla primavera scorsa era di 3 miliardi di euro, dalle vischiosità della governance alla minusvalenza dell'operazione Edison, dall'aumento delle tariffe alla mancata attuazione degli esiti del referendum sulla gestione pubblica dell'acqua -, a cui si sono aggiunto anche dosi di fuoco amico dai banchi della maggioranza .
C'è da dire che Elefanti, autore lo scorso luglio di un'intervista sul Secolo XIX in cui metteva in luce una serie di problematicità del modello di governo aziendale indicate come esempi di cattiva gestione, ha confermato ieri quei giudizi parlando di «ridondanza di governance» derivante da «una triade di amministratori al vertice» (presidente, ad, direttore generale) che, se aveva inizialmente il senso di «trovare equilibri di rappresentanza dei territori», si è rivelata nel tempo inefficace, anche perché complicata sia dalla eccessiva diversificazione delle deleghe sulle sei società operative del gruppo sia da una «sintonia» tra manager che non si è mai raggiunta.
Gridi d'allarme che sono stati ascoltati dai soci e portando alla costituzione di un comitato ristretto chiamato a elaborare «in tempi brevi» gli opportuni correttivi all'insegna della «semplificazione e concentrazione» del processo decisionale e di una «alleggerita articolazione» delle società sottostanti.
E comunque, ha invitato a non dimenticare Elefanti, le valutazioni sull'andamento economico di Iren non possono non partire dalla forte crisi del mercato dell'energia che ha caratterizzato quest'ultima fase, pesando oltretutto negativamente nell'operazione Edison che si è chiusa con una minusvalenza di 180 milioni di euro, una posta di bilancio straordinaria che ha zavorrato i conti 2011 finendo con l'essere la principale causa della perdita di esercizio.
Ma fatta la tara della «sventurata» avventura in Edison, si evidenzia un'azienda capace di produrre reddito (di 582 milioni di euro il margine operativo lordo 2011) come anche i risultati del primo semestre di quest'anno confermano: 330 milioni di mol e utile netto di 75 milioni, dunque «è fuori discussione che Iren nel 2012 tornerà in attivo», anche se il debito, che nel frattempo è sceso a 2,5 miliardi, resta un dato «preoccupante».
L'utile sarà «molto importante, sopra i 100 milioni di euro» e nel 2015 il rapporto mol/debito rientrerà dal livello di guardia, «abbondantemente sotto il 3%», sono le incoraggianti previsioni a cui si è lasciato andare Andrea Viero nella sua appassionata difesa dei risultati aziendali. «Non sono orgoglioso del bilancio del 2011, però dire che Iren non ha prospettive è fuori dal mondo: senza la minusvalenza per Edison (operazione che io ho ereditato e che comunque aveva una sua logica economica che però l'andamento del mercato ha poi fatto svanire) l'utile sarebbe stato di 155 milioni, a riprova che la gestione operativa è sana».
«Nei nostri territori continueremo a investire, anche non sarà più sostenibile farlo nell'ordine di 450-500 milioni di euro come è stato sin qui, scenderemo sui 250 milioni che d'altra parte consentiranno di tenere alto il livello dei servizi anche perché il grosso degli investimenti che serviva è stato fatto prima», ha assicurato il direttore generale che tuttavia non ha nascosto «alcune difficoltà» legate alla crisi generale. Un dato indicativo: «Rispetto a quattro anni fa è aumentato di cinque volte il monte bollette non pagate. Questo ci pesa tanto, ma abbiamo avviato un'azione di accompagnamento delle famigile e delle imprese e non troverete un solo caso dove siano stati tagliati i fili all'improvviso da un giorno all'altro, nessuna impresa in questi territori chiuderà per i ritardati pagamenti a Iren».
Un'anima "sociale", quella sfoderata dal manager pubblico, che viene messa a prova dai rincari delle tariffe: «E' vero, quest'anno sono aumentate tanto, però gas ed energia elettrica scontano i rialzi del mercato mentre la parte fissa del nostro compenso non cambia». Meno alibi per i rifiuti, tanto che Viero alza bandiera bianca («Accetto i rilievi»), ma non senza rivendicare che «il servizio reso alla comunità piacentina è stato notevole».
Infine il tema dell'acqua, con i gestori nel mirino per la mancata applicazione del referendum del 2011 per quanto riguarda sia la natura al 100% pubblica del servizio sia il taglio della remunerazione del capitale compresa nella tariffa (7%). Premesso che spetta agli enti pubblici «indicare a un'azienda che cosa deve fare, posso dire che Iren non ne patisce considerato che la remunerazione che ci deriva dal servizio idrico è pari solo allo 0,8%».
Gustavo Roccella da LIBERTA' 11/09/2012
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