«Renzi è una risorsa dello squadrone». Nuova generazione in campo
«E' stata una splendida pagina di democrazia. La prossima avventura è il governo del cambiamento. Ora ci si mette al lavoro per allestire il programma».
Dopo la lunga notte dei festeggiamenti, Pier Luigi Bersani prova a capitalizzare l'enorme consenso ottenuto con le primarie. Un successo che, nel primo sondaggio che il Tg de La7 ha realizzato dopo il ballottaggio, vede il Pd raggiungere la cifra senza precedenti del 34,6% mentre il M5S di Grillo scende al 16,3% e il Pdl si ferma al 15,2%.
Davanti a questi numeri, Bersani assicura che se sarà lui ad andare a palazzo Chigi, cambierà tutto. O quasi. «Io intendo un cambiamento dei contenuti, dei programmi, delle cose da fare, ma anche una nuova generazione in campo, nuove persone», spiega il segretario del Pd, che vuole un partito aperto ai movimenti della società civile e pensa ad un programma di governo che non faccia scappare quel 40% di elettorato che ha votato Renzi. Il cambiamento ci dovrà essere nei programmi, per andare oltre Monti, e nelle alleanze, per superare la fase della rissa continua.
Nichi Vendola avrà la «golden share»? «Il governo che immagino» precisa Bersani «non userà il manuale Cencelli. Sarà aperto al Sel ma anche ai movimenti civici». Vendola, insomma, non potrà dettare legge anche perché il patto raggiunto con il segretario del Pd prevede su alcuni punti una «cessione di sovranità», cioè il fatto che si decida a «gruppi congiunti» o, più semplicemente, a maggioranza.
E Renzi che ruolo avrà? Il segretario del Pd assicura che la questione sarà affrontata nei prossimi giorni durante un faccia a faccia che avrà con il rottamatore, che dovrà comunque contribuire al cambiamento annunciato dal segretario: «Matteo Renzi è stato protagonista di questa bella avventura, ci ha messo energia, freschezza, è una risorsa come siamo tutti in questo grande squadrone».
Se l'asse con Vendola è uscito rafforzato dalle primarie, Bersani sa che dovrà tener conto anche dei renziani quando si faranno le liste elettorali. Tutto dipenderà dalla legge elettorale e nell'attesa di capire se il Porcellum sarà sostituito da un nuovo sistema di voto, Bersani fa capire che anche per i candidati al Parlamento ci saranno le primarie.
Quel che è certo è che il segretario del Pd, che ieri è partito per la Libia con l'obiettivo di riprendere il filo di una presenza forte dell'Italia, dare fiducia agli investitori esteri e accreditarsi come premier in pectore, non vuole chiudere le porte ad un patto di legislatura con i moderati di Casini. Anche perché andare oltre il Professore non significa certo rinunciare alla sua persona e alla sua competenza o alla politica del rigore.
«Mario Monti, nelle forme che riterrà, che si vedranno assieme, dovrà continuare a dare un contributo rilevantissimo a questo paese» taglia corto Bersani, che, intervistato da Porta Porta, comincia a far capire quale sarà il suo programma di governo.
Il segretario del Pd nega di voler introdurre una patrimoniale ma ribadisce di essere a favore di un'«imposta personale sui grandi patrimoni immobiliari». L'Imu sulla prima casa dovrebbe invece essere «alleggerita» per chi ha redditi bassi. No dunque ad una patrimoniale generica che comprenda anche patrimoni finanziari e conti correnti. Per far emergere le ricchezze accumulate dagli evasori, senza far scappare gli elettori moderati, Bersani continua a pensare che la strada migliore sia quella di rendere «visibile» la ricchezza attraverso lo strumento della tracciabilità. Un altro aspetto fondamentale del governo di centrosinistra targato Bersani sarà la riforma dello stato sociale: «Per reggere i sistemi di welfare, per esempio la sanità, inevitabilmente viene il momento dove, almeno per certi servizi, ci vuole la contribuzione diretta, anche per regolare il flusso delle spese». Bersani parla anche di produttività e lavoro. E difende il patto siglato da tutti i sindacati fatta eccezione per la Cgil di cui il segretario non si sente «collaterale». Gabriele Rizzardi 04/12/2012
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