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La ristrutturazione del palazzo ex Enel di via Risorgimento

Il parere di Claudio Maccagni

Pur non essendo mai intevenuto direttamente nell'iter burocratico, diversi interventi sulla sorte dell'edificio ex Enel di viale Risorgimento mi sollecitavano a dire qualcosa, ma gli argomenti erano tanti e talmente diversi sia come approccio che come obiettivi che ho sempre desistito; tuttavia l'ultimo intervento di cuore (come sempre) di Bruna Milani mi ha spinto a ricostruire un po' di storia e a sollevare alcuni aspetti, secondo me importanti, come altri, che però nessuno ha mai (volutamente?) toccato e spiegato.

Fino al 1961, sull'area, ci sono alcuni edifici di proprietà della Edison Volta SpA, la società proprietaria che gestice la centrale elettrica di Piacenza.
1962 la svolta energetica Uno dei primi governi di centro sinistra decide di acquistare le centrali, le reti e tutti gli immobili degli allora 1.270 gestori italiani del servizio elettrico. L'energia elettrica diventa un bene pubblico, quindi, nel 1963, gli edifici presenti sull'area diventano di proprietà del neonato "Ente Nazionale Energia Elettrica".
Nel Piano regolatore del 1969, l'area viene classificata, come è nella realtà, "Servizi pubblici - Impianti tecnologici".
Tra il 1970 ed il 1978 viene costruita la centrale nucleare di Caorso e gli enti locali piacentini (cito, in particolare, l'assessore provinciale Pierluigi Filippi), a parziale compensazione del sacrificio imposto al territorio, chiedono / impongono all'Enel di realizzare, a Piacenza, il Centro di Formazione nazionale per tutti i tecnici, italiani e non, che dovranno studiare, progettare e operare nel campo del nucleare.
Nel marzo del 1980 (assessore all'urbanistica un dipendente Enel), ottemperando agli impegni assunti, Enel chiede la concessione edilizia per realizzare il "Centro di addestramento specialistico" in viale Risorgimento, angolo via Campo della Fiera.
Il Piano Regolatore del 1980 classifica gli edifici, analogamente agli altri dell'Enel di Piazzale Milano (oggi Ausl), come "Servizi Pubblici - Impianti Tecnologici".

Anfiteatro romano?
Nel corso dei lavori di scavo vengono trovati dei reperti di epoca romana che fanno pensare, inizialmente, al ritrovamento dei resti del "bellissimo Anfiteatro situato fuori delle mura" citato negli Annali di Cornelio Tacito; i lavori sono seguiti dal Soprintendente Mirella Calvani (che sarebbe stata ben felice di passare alla storia, oltre che per gli studi Veleiati, per il ritrovamento dell'anfiteatro di Placentia) ed il quotidiano locale ne dà puntualmente notizia.
Documentati i ritrovamenti, e rilevatane la "scarsa importanza", la conclusione della Soprintendenza archeologica è di non proseguire ulteriormente gli scavi ricoprendo il tutto per preservarlo da possibili manomissioni.

Nel 1986, l'edificio, terminato, viene accatastato al Foglio 112 mappale 137, via Campo della Fiera civico 4, non, come sarebbe stato corretto per un "edificio pubblico senza fini di lucro" "B/5 Scuole e laboratori scientifici", ma come "D5 - Istituti di Credito, Cambio e Assicurazione"; (i tecnici dell'Enel saranno stati preveggenti?). Il 26 aprile 1986 c'è il disastro di Cernobyl.

Addio nucleare.
Nel novembre 1987 un referendum sancisce, di fatto, l'abbandono del nucleare, di conseguenza, l'inutilità del nostro nuovo Centro di addestramento appena terminato.
1992 (sindaco di Piacenza un altro dipendente Enel), inizia l'era delle "privatizzazioni"; l'Enel, ente di proprietà pubblica, gestore di un fondamentale servizio pubblico, diventa società per azioni.
(Governo Ciampi - Amato). «In precedenza, le strategie di intervento degli enti di gestione erano collegate direttamente all'interesse pubblico, le nuove disposizioni producono un cambiamento della missione, spostando l'obiettivo del management verso la conduzione degli affari con criteri di economicità ed efficienza secondo le regole del mercato. L'utilizzo degli incassi delle privatizzazioni è finalizzato all'abbattimento del debito pubblico».

Il Piano Regolatore del 1998 (sindaco un noto economista, non dipendente dell'Enel), classifica, comunque, l'area come "Servizi Pubblici - Sedi Amministrative", una destinazione generica, riferibile a tutto il terziario pubblico, dalle sedi del Comune e della Provincia, al Tribunale, ecc.
Nel febbraio 1999 viene approvato il "decreto Bersani" di liberalizzazione del mercato elettrico; con la dismissione di Enel lo Stato incassa (?) 32.045 miliardi di lire.

A questo punto, inizia quel processo di "dismissione" - "valorizzazione" - "cartolarizzazione" che, tra i furbetti, assolutamente ignoranti di ogni nozione scolastica di economia, si traduce in "far girare degli assegni scoperti", cioè: sappiamo tutti che i soldi non ci sono, però, facciamo finta che ci siano e, finché gira, questo inutile pezzo di carta vale come carta moneta.
Le numerose vendite In pratica, tornando a casa nostra, nell' ottobre 1999 Enel, ora Spa, conferisce (?), assieme ad altri 150 immobili, l'edificio a Enel Produzione spa, che lo conferisce (?) a Sfera spa (società del gruppo Enel), che lo vende (?), per oltre 5 milioni di euro, a Enel Real Estate, che lo conferisce (?) a Dalmazia Trieste (sempre società del gruppo Enel); nel febbraio 2007, una immobiliare privata, Demofonte srl, acquista un pacchetto di 63 immobili, localizzati in provincia di Piacenza, tra cui il nostro palazzo. Lo Stato finalmente incassa davvero, dopo 8 anni, un po' dei 32.000 miliardi di lire, che, messi a bilancio nel '99, sono certamente già stati spesi.

Il 28 settembre 2007 (sindaco di Piacenza un terzo dipendente Enel - che non è più Enel - ma è lo stesso), l' Immobiliare "Campo della fiera" srl, fa, dal notaio, due atti distinti ma contestuali: acquista l'immobile di viale Risorgimento da Demofonte srl, sembra per una cifra vicina a 10 milioni di euro e fa un mutuo con la Banca di Piacenza, mettendo sull'immobile un'ipoteca di circa 22 milioni di euro.

permesso a costruire
Nel novembre 2007, l'Immobiliare chiede un Permesso di Costruire relativo al cambio di destinazione d'uso dell'edificio; il provvedimento è negato poiché in contrasto con la classificazione di Prg. Nell' aprile 2008 l'Immobiliare chiede un parere preliminare per la trasformazione dell'immobile esistente, tramite un Piano di Recupero in variante al Prg, ma, in ottobre, il comune risponde che la proposta, così come formulata, non può essere accolta.
Nel marzo 2009 l'Immobiliare chiede l'approvazione del Piano di Recupero in variante al Prg, recependo i criteri indicati dagli uffici comunali; adottato dal Consiglio comunale il 26 ottobre 2009, il Piano prevede, tra l'altro, la realizzazione di un secondo piano interrato di parcheggi pubblici con vista sui reperti romani riportati alla luce.
Il Piano di Recupero, a cui non viene presentata nessuna osservazione, è definitivamente approvato dal Consiglio comunale nel luglio 2010, riducendo la quota di parcheggi pubblici a favore di una piccola palestra, con relativi servizi, a disposizione delle vicine scuole. Nel corso del dibattito l'assessore afferma: «i ritrovamenti archeologici relativi all'area sono ben noti all'Amministrazione in quanto seguiti e documentati, in collaborazione con la Sovrintendenza, fin dalla realizzazione di Palazzo ex Enel; di conseguenza, ogni ulteriore intervento che interesserà l'area sarà ovviamente concordato con la Sovrintendenza medesima».

Aggiornamento
Nel luglio 2014 la Giunta comunale approva un "aggiornamento progettuale" del Piano di Recupero, con valore di Permesso di Costruire, dove non è più prevista la realizzazione del secondo interrato e, quindi, i reperti romani, come disposto dalla competente Soprintendenza, rimangono come sono e dove sono.

Oggi, sono iniziati i lavori di demolizione dell'edificio.
Chiarito che:
- l'edificio di viale Risorgimento non è mai stato classificato da nessuno, né è mai stato, un "edificio scolastico";
- la classificazione di Prg a servizi pubblici è sempre derivata, unicamente, dal fatto che l'edificio fosse di proprietà dell'Enel e utilizzato per i fini istituzionali dello stesso Ente Pubblico;
- la variante urbanistica del 2010 non elimina un "servizio pubblico", ma prende atto che un servizio pubblico esistente non è più tale, per legge;
è certamente corretto discutere e valutare (dopo 20 anni (!?) dalla dismissione e dopo 7 anni (!?) dall'acquisto da parte di un privato) tutte le ipotesi di riutilizzo a fini culturali, artistici, architettonici, parzialmente o totalmente, pubblici, però …chi e perché paga i 22 milioni di euro per togliere l'ipoteca che c'è sull'edificio?

Claudio Maccagni,
Ex dirigente dell'Urbanistica del Comune di Piacenza


da Libertà del 6 agosto 2014


pubblicazione: 06/08/2014

maccagni claudio 18994
maccagni claudio

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