Questa è la battaglia che il nostro popolo ci chiede di fare. Anche lo stesso presidente della Provincia di Parma, Vincenzo Bernazzoli, che ho contattato telefonicamente, ritiene il ritorno del "ducato", cioè l'unione di Parma e Piacenza, una proposta impercorribile: accorparci a Parma, lasciatemelo dire, vuol dire accorparci a un territorio con un Comune capoluogo che ha un buco finanziario di un miliardo di euro».
Manca ancora la comunicazione ufficiale, ma il presidente della Provincia, Massimo Trespidi, nello sparare a zero su Parma, anticipa che, con ogni probabilità, sarà convocato per mercoledì il consiglio provinciale, che potrebbe essere uno degli ultimi della storia della Provincia piacentina. Un consiglio eccezionalmente convocato alla sera, alle 21, per poter spalancare le sue porte a chiunque voglia sostenere l'appello del presidente Trespidi. «Quello di continuare ad esistere - ha detto il presidente -, facendo entrare nei criteri per l'accorpamento il merito, la virtuosità. Si mantengono, invece, in vita Province in dissesto finanziario. Non possiamo far scrivere il nostro destino dai burocrati, ma vogliamo che a parlare sia la gente che conosce la storia del nostro Paese».
Il presidente, in linea con quanto dichiarato da Emilio Bolzoni, presidente di Confindustria, e dal sindaco di Piacenza, Paolo Dosi, chiede alle associazioni di categoria, ai sindaci, alle realtà rappresentative del territorio di sottoscrivere un documento, che sarà inviato al Governo. «Non si può eliminare una Provincia senza sapere quale disegno complessivo ci sia dietro - dice il sindaco di Fiorenzuola, Giovanni Compiani -. Le Province e i Comuni non c'entrano nulla con le spese folli amministrative: la percentuale complessiva di incidenza delle Province è dell'1,5% e dei Comuni del 9%. Che fine faranno i 370 dipendenti della Provincia? I Comuni non possono assumere personale. Questa è l'Italia dei paradossi: noi abbiamo sei milioni di euro bloccati, e non riusciamo a coprire le buche nelle strade». Fiorenzuola gravita già sul parmense, a livello economico e scolastico. «Noi siamo quelli meno spaventati, nell'assurdità generale, siamo un territorio di confine - prosegue Compiani -. Ma l'obiettivo, oggi, è quello di salvare la Provincia».
La chiamata del presidente lascia perplesso Federico Scarpa di Libera Associazioni Commercianti (Lac). «Si può capire lo sfogo personale di Trespidi che si vede sfilare di mano il giocattolo che con tanta pazienza ha costruito, ma prima di preannunciare ipotetici referendum sulla testa della gente con un'evidente spesa amministrativa, occorre che i legali degli enti, verifichino fino in fondo la possibilità - sostiene -. Ci sembra molto più intelligente, presentarsi al tavolo dell'unificazione con idee e progetti che salvaguardino le funzioni del personale della Provincia gestendo al meglio, assieme a Parma, i progetti a favore delle nostre comunità. Questo è il momento di mettere da parte le rivalità al nostro interno e con Parma e predisporre un piano di accorpamento serio, credibile, che non ci penalizzi». Elisa Malacalza LIBERTA' 13/07/2012
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