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Santi Maurizio e compagni martiri



La piazza della desolazione

da Libertà del 24 gennaio 2007

C'era una volta il bar Romagnosi di fronte alla statua equestre del farnese, poco più in là il bar Antonella.
Il ristorante l'Agnello su via Calzolai faceva il paio con il Gotico, dal lato opposto. Le trattorie La Zocca e Liguria mescolavano i profumi in via Illica. Chiunque arrivando in centro trovava tavoli apparecchiati e la cucina più saporita. Il grande Caffè Commercio in palazzo del Governatore duettava con palazzo Gotico e su Largo Battisti il mitico "Barino" era la calamita dei dandy a spasso.
La memoria di una Piacenza che non c'è più diventa rimpianto.
Il salotto di piazza Cavalli diventa ufficio.

La desertificazione avanza, cambiano le abitudini.
L'aperitivo di una volta a fine passeggiata si trasforma nella saracinesca abbassata frettolosamente dopo le 19.30. E il tempo, grande scultore, plasma uno spazio che concede sempre meno alla vita, alle relazioni, alle pause di chiacchiera o di svago. Arriva un'altra banca, se ne va un altro negozio. L'assessore al Commercio Alberto Squeri lancia l'allarme (vd. pezzo sotto) e raccoglie anche le preoccupazioni espresse dal presidente nazionale di Confcommercio Carlo Sangalli («ogni vetrina che si spegne è una fetta di città che muore»).

Ma le ricette per imprimere una svolta non sono affatto chiare.
Parcheggi a ridosso del centro?
Norme più vincolistiche, come quelle previste nella variante al piano commerciale per non permettere cambi di destinazioni d'uso dei negozi?
Ritrovi per giovani, che svegliano la presenza degli adulti (Parma fa così)?
Negozi aperti fino a tardi?

Partiamo da qui.
Per il direttore dell'Unione Commercianti, Giovanni Struzzola, che lavora ogni giorno su questi temi, bisogna sfatare la «favola metropolitana» che in altre nazioni i negozi sono aperti fino a tardi. In una Piacenza immersa nella nebbia per buona parte dell'anno è una scelta difficile, per non dire impossibile.
«Piacenza soffre della bellezza delle periferie di Piacenza» commenta Struzzola. L'auto ci porta fuori città, sulle colline, il centro è inavvicinabile. Meglio favorire punti di ritrovo per giovani. Mettendo in conto le proteste degli abitanti per gli inevitabili disturbi alla quiete.
Struzzola è convinto che anche l'appeal dei negozi può migliorare: «L'imprenditore deve aggiornarsi, inventarsi occasioni di crescita, dove il piccolo negozio sia però trattato con pari dignità del grande». E sulla tutela delle destinazioni d'uso, ricorda che in passato una protezione c'era, poi fu cambiata, oggi la si riprende, forse un po' tardi.

Resta la piazza di una volta, piena di ricordi.
Molti li custodisce Bruno Orsi, dal 1967 al 1987 titolare del bar Romagnosi «dove tutti i piacentini giocavano a Ramino o a Scala Quaranta».
«Era uno spazio enorme - ricorda Bruno - con sale e saloni». Venivano i militari in pensione, c'era il biliardo, c'erano i flipper. «Succedeva di chiudere verso le 3 di notte, con più di cento persone ancora dentro». Il bar vede scorrere gli anni bollenti della contestazione, le battaglie politiche di piazza («mi capitò di abbassare in tutta fretta la saracinesca accogliendo giovani inseguiti, quella volta che parlava Almirante»).
Il dramma della droga negli Anni '80-'90 costringe Bruno a tornare a fare il "pugile" per tenere a bada certi avventori. «C'era però una vita incredibile, un sacco di gioventù, oggi la notte è deserta, a parte gli stranieri».

Le memorie di Renato Badini, celeberrimo gestore del ristorante che portava il suo nome (dal '60 al '94) corrono proprio al "bottegone" così si chiamava il Romagnosi, quando si mettevano fuori i tavolini, e a quei concerti davanti al Balzer.
Dopo la guerra, la piazza è il salotto della città, la culla di una vita di nuovo dolce. Poi il lento trasformarsi in qualcosa d'altro.
L'oggi è avaro di promesse.
Renato conserva la sua licenza fino ad agosto, spera che qualcuno si faccia avanti, ma chissà, potrebbe essere invece una banca. Da via Santa Franca, l'oste più famoso ogni giorno torna in quella piazza che ha lasciato a malincuore e dove «tutto è più estraneo».

Un'idea stimolante sarebbe forse liberalizzare gli orari dei negozi, ipotizza Giacomo Lamberti, gestore del Bar Italia dal '71 all'80 (Terzo Lotto) e del Barino ('81-'84, poi spodestato da un negozio). «La nostra piazza non era diversa, solo che una volta la gente era abituata a ritrovarsi nei locali, si sedeva ai tavoli, c'erano più soldi da spendere.
Certe compagnie come aperitivo chiedevano champagne».
Ma già negli Anni '80, il giro di vite, allo champagne succede lo spumantino.
Oggi ormai i bar sono chiusi la sera, non c'è lavoro, si corre piuttosto il rischio che entri qualche mascalzone. «Ma con i Venerdì e i negozi aperti, la gente arriva» prosegue Lamberti, e se il Comune desse facoltà di aprire e chiudere i negozi quando si vuole, come succede all'estero, forse le cose andrebbero meglio.
Ma che rimpianto per certi locali d'atmosfera che difficilmente torneranno:
«Ricordo la salumeria Savazzi in piazza Cavalli, aveva cacciagioni, prelibatezze. Era più bello comprare lì».
Patrizia Soffientini




«E' stata inflitta un'altra ferita al centro con l'arrivo di un nuovo istituto di credito»
di ALBERTO SQUERI, assessore al commercio del Comune di Piacenza

Alla fine quindi è successo; quella voce che nei mesi scorsi circolava sempre più con insistenza e prendeva corpo con l'inizio di pesanti lavori di trasformazione interna dei locali si è purtroppo concretizzata: un importantissimo angolo di Piazza Cavalli, sotto i portici di Palazzo Ina composto da una lunga serie di vetrine; un angolo che a memoria d'uomo tutti ricordano come sede di negozi di varie tipologie, è stato anch'esso occupato da una nuova ennesima sede bancaria.
Questo nuovo insediamento di attività terziaria al posto di un esercizio tradizionale di commercio e' un ulteriore pericolosissimo segnale di impoverimento del tessuto commerciale del centro storico e di conseguenza un passo indietro verso una attesa riqualificazione della nostra zona centrale che sta rischiando veramente la desertificazione.
Nessuno ovviamente contesta la venuta di un nuovo Istituto Bancario nella nostra città, tra l'altro prestigioso come quello di cui parliamo; anzi ben venga; questo sicuramente arricchirà l'offerta e aumenterà speriamo la concorrenza, ma se questa nuova attività bancaria istallata nel cuore della città, proprio nella Piazza centrale si sostituisce a locali e vetrine per vocazione destinate a negozi, non possono che nascere fortissime perplessità, poiché questo palesemente contrasta con gli interventi finalizzati a rendere più attrattivo, competitivo, e piacevole il nostro centro storico.
Altro discorso sarebbe collocarsi per una nuova banca che voglia una sede centrale, in un sito più idoneo, magari nei locali interni di un bel palazzo dall'ingresso prestigioso dei tanti che fortunatamente sono presenti nel nostro centro storico.
Sono convinto infatti che solo attraverso un sistema di esercizi commerciali forti, ben articolati, specializzati e di qualità si può costituire un centro storico attivo, pieno di movimento specie serale, recuperando un valore culturale cui una città come la nostra non può fare a meno.
Ora in questa ottica l'ennesimo sportello bancario che si insedia su una grande superficie a vetrine proprio nella nostra piazza principale che utilità può dare allo sforzo di rivitalizzazione del centro? Ma come è possibile che una piazza splendida come la nostra Piazza Cavalli oggi conti più sportelli bancari che pubblici esercizi e negozi?
Ma come è tollerabile che mentre tutte le altre città simili a noi come conformazione, stiano ormai da anni proseguendo uno sforzi per "sbanchizzare i centri storici" riportando nelle vetrine attività commerciali e artigianali che sono elemento insostituibile dell'opera di recupero, noi a Piacenza registriamo pericolose involuzioni negative come quella nuova lunga serie di vetrine che prima mostravano merce e oggetti destinati al commercio e oggi proteggono invece splendidi uffici bancari tutti acciaio e moderno design che inesorabilmente alle 15,30 di ogni giorno chiuderanno i battenti?
C'è veramente qualcosa in tutto questo che non funziona e ci deve tutti fortemente preoccupare!
Uscendo dal caso singolo occorre con urgenza intervenire attraverso un piano complessivo che comprenda tutta una serie di azioni, anche normative ma non solo, per dare una svolta concreta rispetto al rischio di un lento ma inesorabile decadimento del centro cittadino.
Nei prossimi anni questa città si dovrà sentire fortemente impegnata in una operazione di grande investimento nel centro storico, a tutti i livelli, urbanistico, commerciale, della mobilità.
Per fare questo però occorrono alcune condizioni e nuovi strumenti :
a) una forte e larghissima condivisione tra tutti i soggetti sugli obiettivi di questo recupero integrale del centro, che passa attraverso la salvaguardia del sistema commerciale (non esiste contro storico forte senza un commercio forte) ma che investe anche gli altri elementi di forza che sono l'arredo urbano, il recupero integrale e la valorizzazione di luoghi culturali di altissima attrattività come la bilblioteca Passerini Landi, i Musei, la Galleria Ricci Oddi e tanti altri luoghi che debbono essere recuperati e destinati ad attività che investano la cultura, l'associazionismo, gli eventi;
b) la messa in campo di metodologie di intervento e strumenti assolutamente innovativi.

Si crei finalmente uno strumento operativo quale un Consorzio del Centro che veda insieme la parte Pubblica e tutti gli operatori e associazioni private, che abbia anche compiti effettivi di programmazione coordinamento e proposta, ad esso demandati e costituisca la cinghia di trasmissione tra la progettualità strategica e la realizzazione degli interventi; per non parlare poi da parte della Pubblica Amministrazione di una diversa e totalmente nuova gestione amministrativa delle varie competenze che debbono assolutamente essere concentrate in un unico assetto organizzativo, sia esso un assessorato al Centro Storico o un assessorato di Coordinamento, ma non è possibile affrontare in ordine sparso un progetto che deve per sua natura essere unitario.
Questo sistema di gestione è quello che tra gli addetti ai lavori viene ormai denominato, mutuandolo da altri paese europei che da anni stanno facendo questo tipo di politica, "Town Center Management ( TMC)", che altro non è che un approccio nuovo, coordinato e supportato da una regia comune attraverso il quale intervenire con un disegno serio e adeguatamente supportato da risorse perché il nostro centro storico, cuore non solo della nostra città ma di un intero territorio, torni a pulsare come elemento economico e sociale che arricchirà la qualità di vita di tutti.
Tutte queste azioni impegneranno l'Amministrazione Pubblica nei prossimi anni e io credo dovranno costituirne una priorità assoluta.
*Assessore al Commercio di Piacenza


Le città vicine
Parma vince con via Farini e i locali per i giovani.

Un giro d'orizzonte tra le città vicine, grazie alla consulenza dei rispettivi quotidiani (Gazzetta di Parma, La Provincia di Cremona e Il cittadino di Lodi), ci conforta: Piacenza ha mali condivisi, forse manca di intraprendenza.
Parma
La situazione storica di Piazza Garibaldi era la seguente: lo spazio un tempo risultava circondato da bar per due lati e mezzo, poi, nel corso degli Anni '70-'80 sono fioriti i negozi, e successivamente sono tornati i bar. Il famoso Gran Caffè centrale è rinato sulle ceneri di uno storico bar per un certo numero di anni convertito in negozio di scarpe. Tuttavia, nel giro di un paio d'anni dei cinque bar della piazza, due hanno chiuso.
Però la sera il centro è tutto animazione.
Perché i locali sono molto belli, ci si può mangiare e soffia un'atmosfera parigina.
Peccato per gli spazi confinanti abbandonati, a volte mascherati con tabelloni.
Anche a Parma convivono splendore e miseria sotto palazzo del Governatore, ma non c'è la sensazione del degrado.
E' capitato che bar parmensi tenessero aperto anche 24 ore su 24 fino a qualche anno fa, oggi c'è chi non abbassa le saracinesche fino a notte fonda.
La vera arma vincente però è via Farini, che confluisce in piazza e porta gente. Nella via Farini pedonalizzata si è fatta una politica di incentivazione di locali per giovani, insomma, c'è la movida tutte le sere e specialmente d'estate. Altri setto o otto locali nei dintorni sono frequentatissimi e completano l'opera. Qualche lamentala c'è, ci mancherebbe.
Ma si sa che in via Farini, nella parte in fondo, ci si arriva anche in macchina e i vigili urbani hanno una certa tolleranza.
Non volano multe. Parma ha scommesso sui giovani, sull'aperitivo alla milanese, sugli amatissimi "happy hours". Banche? Sulla piazza ce ne sono solo due.
Cremona
Piazza Duomo ha bar storici che vi si affacciano, le vie attorno sono molto animate, specie via Pace con tanti giovani e locali dove si fa musica e dove peraltro fioccano le proteste se è vero che solo nel 2006 il Comune ha comminato 36 multe per inquinamento acustico. E per esempio accade che in questi giorni la stampa locale abbia trattato il caso di Corso Garibaldi, una via tra la più importanti, dove hanno chiuso 16 negozi (fra cui anche bar).
I lavori per le fognature che dureranno un paio d'anni sono stati il colpo finale su una situazione evidentemente non facile.
Molto preoccupati i commercianti dell'Ascom, e il Comune pensa di abbassare le imposte come supporto alle situazioni più difficili.
La piazza centrale e le vie del centro sono vive sì, ma solo il fine settimana.
In altri giorni la movida langue.
Lodi
Piazza della Vittoria?
E' il deserto dei Tartari.
I lodigiani per un colpo di vita preferiscono Crema.
Sulla piazza si affacciano un paio di banche storiche e boutique alla moda, negozi di telefonia.
Qualche bar resta aperto la sera, come il prestigioso Nazionale, che però si corre il rischio di trovar chiuso di domenica.
Anche a Lodi c'è chi batte i pugni per veder riaperto il centro storico alle auto, pena una agonia inevitabile.
Peraltro il posteggio a 50 metri dal centro, in piazza del mercato, è spesso libero.
Negli Anni '80 c'era lo struscio, una piazza molto vissuta, il bar Tacchinardi fungeva da ritrovo dei rampanti, della Lodi-bene, oggi ha chiuso e resta il simbolo del degrado che sfiora anche questa piazza. Mentre rivive la città in via Fanfulla, nuovo polmone per la residenza.








pubblicazione: 24/01/2007
aggiornamento: 27/01/2007

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