Capacità di “governare” il processo di insediamento delle attività di logistica sul territorio piacentino, e creare quei presupposti, legati ai servizi e alle infrastrutture di trasporto, perché sia realmente conveniente portare non solo magazzini, ma anche “pezzi” di produzione, nel comparto di Le Mose.
Industriali e parti sociali dicono la loro sulle prospettive di sviluppo economico che potranno recare con sé gli almeno 500mila metri quadrati di capannoni, previsti all'interno del polo logistico.
E i nuovi posti di lavoro, in quantità significativa anche per invertire un trend di perdita occupazionale ormai consolidato in provincia, non appaiono per nulla scontati.
Che fino ad oggi le aziende di logistica abbiano “mangiato” più spazi, piuttosto che far attecchire nuove possibilità di impiego, lo rammenta il presidente dell'Associazione Industriali Sergio Giglio. «I dati attuali dei dipendenti delle imprese di logistica nostre associate - spiega - non si possono dire certo entusiasmanti». Secondo Assindustria, si aggirano intorno ai 200 gli addetti del settore (60-70 impiegati alla sola Ikea che ha promesso nuove assunzioni a breve), ai quali vanno aggiunti lavoratori interinali e di aziende subappaltatrici, utilizzati saltuariamente. «Finora abbiamo visto soltanto - prosegue il presidente Giglio - grandi investimenti edili, mentre non si hanno ancora riscontri occupazionali rilevanti. E' evidente che se resta questo tipo di logistica, non dobbiamo attenderci nuove grandi opportunità».
«Dobbiamo rendere il nostro territorio - aggiunge - più attrattivo per gli operatori e soprattutto dotarlo delle infrastrutture ancora mancanti, soprattutto sul versante ferroviario. Dal trasporto su gomma siamo già assediati abbastanza, per questo occorre puntare sulle rotaie, altrimenti il rischio è che tutto finisca in un grande ingorgo».
Gli studi di settore sulla logistica suggeriscono una quota di possibili neoassunti che varia da uno a 5 per ogni mille metri quadrati di capannoni: ma anche secondo il segretario provinciale della Cgil Gianni Copelli non ci sono ancora elementi sufficienti per quantificare con attendibilità i potenziali nuovi posti di lavoro. «Come sindacato abbiamo chiesto fin dall'inizio - afferma - che fossero dati dagli enti locali indirizzi chiari all'arrivo dei nuovi insediamenti produttivi. Il rischio è che spuntino capannoni come funghi, mentre ciò di cui abbiamo bisogno è una logistica integrata con altri territori, rivolta al sud dell'Europa. In questo senso occorre guardare al modello offerto dall'Ikea. L'altro aspetto da considerare con attenzione è quello che investe l'impatto ambientale di queste attività e la loro sostenibilità. Per questo diciamo che non basta far regolare solo al mercato l'insediamento degli operatori, mentre è utile la ricerca da parte delle istituzioni di forme di partenariato con le aziende». Insomma, la Cgil “richiama” gli amministratori locali a un ruolo di maggior peso in una partita che si preannuncia decisiva per il futuro economico di Piacenza. «Non possiamo offrire solo i terreni alla logistica - fa notare - ma anche un contesto adeguato, con risorse formative che consentano ai nostri lavoratori espulsi dai processi produttivi di trovare possibilità concrete di ricollocazione nel polo di Le Mose».
(Libertà del 29 agosto 2005)
Ernesto Carini è certo: una svolta per l'occupazione
«Non solo migliaia di metri quadrati di magazzini dove stoccare merci, ma anche filiere produttive in grado di creare nuovi posti di lavoro». L'assessore comunale allo sviluppo economico Ernesto Carini, ripete quello che è stato un adagio ricorrente durante la discussione in consiglio comunale relativa al nuovo polo logistico. Che i nuovi insediamenti di Le Mose saranno in grado di portare occupazione, l'esponente dell'esecutivo comunale, lo ribadisce anche oggi. «Il valore aggiunto attribuito alla logistica e le conseguenti nuove opportunità di lavoro - afferma Carini - sono cardini fissati all'interno della convenzione, che il Comune ha siglato con il consorzio impegnato nella realizzazione del comparto. Ma sarà soprattutto il mercato a fare selezione degli operatori, privilegiando quelli più qualificati e più solidi economicamente: il nostro polo infatti avrà affitti più elevati rispetto alla media, perché attrezzato con servizi all'avanguardia e perfettamente collegato al sistema infrastrutturale dei trasporti. Siamo in una fase in cui gli utilizzatori finali delle strutture non sono ancora definiti, ma possiamo dire che puntiamo ad avere anche qualche centro direzionale di rilievo, non solo stabilimenti di movimentazione merci».
Anche l'assessore all'urbanistica Pierangelo Carbone sostiene che i requisiti tecnologici e funzionali del comparto determineranno prezzi di locazione più alti: «Il risultato è che - afferma - aumenterà la qualità degli operatori in lizza per acquisire gli spazi, e più qualità significa più possibilità di creare nuovo impiego». L'accordo per la costruzione del polo logistico è stato sottoscritto dai due grandi soggetti investitori, Ikea e il gruppo immobiliare Generali Properties: il primo ha a disposizione circa 200mila metri quadrati (metà dei quali già edificati), il secondo addirittura 500mila. Nel consorzio di gestione delle aree attrezzate, che presto si andrà a costituire, entreranno anche le ditte locali raccolte in Piacenza Intermodale: il suo direttore, Carlo Merli, conferma che i fattori di eccellenza del polo di Le Mose saranno i servizi. «Tutti i capannoni - fa notare - saranno tutti raccordati al sistema ferroviario della linea Piacenza-Cremona, con appositi binari. Nei prossimi 18 mesi verrà realizzato un fascio di rotaie di presa e consegna, ovvero destinate al parcheggio dei convogli, nell'area compresa tra la tangenziale e la strada dell'Anselma. Inoltre investiremo nel raddoppio del terminal esistente». Ma saranno fondamentali anche collegamenti di altra natura, quelli telematici associati a sistemi avanzati di telecontrollo e telesorveglianza. «Alle aziende - precisa - saranno offerti tutta una serie di servizi software con tecnologie a banda larga: si tratta di quel valore aggiunto tante volte evocato, che può qualificare i semplici magazzini. A strutture di qualità, non possono che ambire operatori di qualità. Puntiamo a compiere un deciso passo avanti rispetto alla logistica vista finora». (Libertà del 27 agosto 2005)
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