di Carla Parmigiani
Arriva da lontano, perdendosi nella notte dei tempi, quella commistione tra sacro e profano che da sempre caratterizza la festa del patrono di Piacenza, quella fiera di Sant'Antonino che cade proprio oggi, mercoledì 4 luglio.
Giorno in cui si celebra e si fa festa nel ricordo di quel soldato romano che ha evangelizzato la terra piacentina e che proprio a causa della sua fede fu martirizzato il 4 luglio del 303, durante l'impero di Diocleziano.
Antonino, giovane romano del III - IV secolo, aveva scelto Piacenza per la sua testimonianza e venne martirizzato a Travo nel 303; venne quindi sepolto in città in un ipogeo della chiesa di Santa Maria in Cortina.
Fu quindi "ritrovato", la leggenda narra in seguito a un sogno, da San Savino - secondo vescovo di Piacenza - verso la fine del IV secolo.
«Va detto infatti - spiega Fausto Fiorentini, storico e studioso della tradizione piacentina - che ancora oggi oltre alla festa del 4 luglio, il 13 novembre si celebrava un secondo appuntamento in occasione dell'invenzione (ritrovamento) delle reliquie del santo patrono. In questa occasione una processione dalla chiesetta davanti al Municipale alla Basilica ricorda il ritrovamento del corpo del martire».
Una fiera, dunque, che si può leggere e vivere da angolazioni diverse.
C'è l'aspetto religioso con la benedizione rivolta alla città a precedere la solenne celebrazione delle 11 presieduta dal vescovo Luciano Monari. Quindi la consegna dell'Antonino d'oro, premio che viene assegnato ad anni alterni a un laico o a un religioso che si sia particolarmente distinto.
E poi c'è l'imprescindibile aspetto "profano", con quel "serpentone" di bancarelle di amenità varie che si snodano per centinaia e centinaia di metri tutt'intorno alla basilica promettendo affari d'oro.
«Possiamo leggere la fiera attraverso tre angolazioni diverse - spiega ancora Fausto Fiorentini -: storica, religiosa e folcloristico-popolare». Partiamo dalla storia. «La chiesa di Sant'Antonino - continua Fiorentini - è tra le più antiche di Piacenza. Un tempo tra l'altro alcuni storici tendevano a individuare in Sant'Antonino la prima cattedrale; oggi invece si è più propensi a pensare che fosse una "chiesa-sepolcro", in cui venivano sepolti i martiri e i vescovi della città. Comunque la chiesa di Sant'Antonino risale a prima del Mille ed è sorta fuori dalle mura medievali della città: proprio durante il periodo comunale, quando ancora Piacenza svolgeva un ruolo di primaria importanza nel panorama internazionale, nella piazza antistante la Basilica si svolgeva l'assemblea dei comunali, tanto è vero che Palazzo Gotico, preso spesso a simbolo del periodo comunale, in realtà è successivo, ossia della seconda metà del Trecento, quando il Comune stava cedendo alla Signoria». «Quindi - continua - possiamo affermare che da sempre la chiesa del patrono ha rappresentato un luogo socialmente privilegiato della città. Nasce proprio qui, intorno alla chiesa, il primo nucleo della fiera, e ancora oggi la fiera di Sant'Antonino a me fa venire in mente le fiere medievali quando i mercanti si spostavano come viandanti e arrivavano anche da molto lontano. Fiera Medievale che ci riporta all'origine del nostro Comune quando Piacenza era polo d'attrazione mondiale per quanto riguarda il commercio».
E, a proposito di commercio, c'è infatti la lettura folcloristica. «La vocazione per il commercio - spieg ancora Fiorentini - è rimasta una caratteristica tipica di Piacenza. A questa fiera in particolare si aggiungono tipicità che la contraddistinguono dai normali mercati e fiere. Da sempre alla fiera di Sant'Antonino si trovano cose che non si trovano da nessuna parte... Una caratteristica che ricordo fin da quando ero ragazzino. Mi rammento per esempio una bancarella in cui si mettevano all'asta delle scatole il cui contenuto rimaneva un segreto fin quando non se la si aggiudicava e si poteva aprirla. L'imbonitore era una figura molto diffusa; non mancavano ad esempio le pentole, un po' come si vede adesso in televisione». «Una cosa da dire - prosegue Fiorentini - è che la fiera si è sempre sviluppata intorno alla Basilica, piazza Sant'Antonino, via Scalabrini, via Verdi e vie adiacenti. Anni fa, per motivi di sicurezza, è stata spostata sul Facsal, spostamento che aveva creato una "frattura" tra i diversi momenti della fiera. Anche per questo, per esempio, il clero di Sant'Antonino ha sempre avvertito la necessità di riunire in un unico percorso il momento religioso e quello più tipicamente fieristico. Collegamento che è stato ripristinato negli ultimi anni, con la chiesa che è tornata a essere il fulcro dell'intero percorso».
Una festa popolare, dunque, che continua a essere la "festa" per eccellenza per tutta Piacenza e che ha sempre richiamato migliaia e migliaia di persone anche dalle località limitrofe. Una festa che è andata negli ultimi anni valorizzandosi e che ha riportato al centro dei festeggiamenti la basilica che, come abbiamo detto, per diversi anni era rimasta fuori dal percorso culturale e commerciale della fiera. Per cui accanto alle celebrazioni, che raggiungono il punto più alto con la solenne celebrazione di stamattina alle 11 presieduta dal vescovo, la chiesa diventa per l'intera giornata meta di pellegrinaggio, momento di preghiera e di riflessione. «Come dire che c'è stato sempre più un ritorno alla basilica, con la fiera che è tornata letteralmente ad abbracciarla».
Da ultimo, ma certamente non per ultimo, l'aspetto religioso. «Va precisato che la fiera di Sant'Antonino - spiega Fiorentini - è diventata via via sempre più importante anche per l'omelia delle 11. Omelia durante la quale il vescovo Monari, e questa è proprio una novità introdotta dallo stesso vescovo, affronta il tema della religione nel suo rapporto con la città. Il vescovo Monari, grande predicatore, utilizza proprio questo appuntamento per affrontare l'aspetto civico del vivere, richiamando i laici, e così pure gli amministratori pubblici agli aspetti etici della particolare professione. Anche per questo è un momento molto atteso: infatti se la festa del Sacro cuore è il momento in cui il vescovo si rivolge al clero, la festa del patrono diventa l'occasione per parlare ai laici e in particolare a chi amministra il bene pubblico, sottolineando l'etica dell'agire politico. Una comunicazione alla città, una lettura religiosa del rapporto tra religione e civitas».
E non a caso, tra l'altro, è proprio in questa occasione che la città, nella persona del sindaco, offre il cero al vescovo Monari. «Cero in onore del patrono che sarà consegnato dal sindaco Roberto Reggi a nome dell'intera comunità, dei rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni e del volontariato.
Altro momento di tradizione legato alla fiera «è quello della processione dall'Oratorio di Santa Maria in Cortina e la benedizione della città con le reliquie del santo dal sagrato di Sant'Antonino».
Da ventun anni a questa parte si è aggiunta la consegna dell'Antonino d'oro. «Premio che viene assegnato ad anni alterni a un laico o un religioso che si è particolarmente distinto. Quest'anno sarà assegnato a don Luigi Mosconi, da quarant'anni missionario in America Latina. La scelta della persona da premiare è affidata al Capitolo della Basilica di Sant'Antonino, mentre la medaglia d'oro viene offerta dalla Famiglia piasinteina: l'Antonino d'oro è collegato alla piacentinità». E la tradizione continua.
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