Ma il consiglio provinciale si è reso conto di aver votato una diga? Pare di no ed è "giallo" sulla votazione.
Mentre la misteriosa amnesia contagia un po' tutti il contenuto di quanto approvato non cambia: questa volta non c'entrano gli ordini del giorno perché l'invaso è stato inequivocabilmente scritto nero su bianco nel Ptcp. Il che è fatto di tutt'altra portata rispetto al piano di un odg, documento sì scritto ma sicuramente meno autorevole: qui c'è di mezzo tutto il peso burocratico di un piano elefantiaco.
Ora non ci si può più nascondere dietro a un pezzo di carta, a voce il presidente Massimo Trespidi cita addirittura il Trebbia. Sotto il naso di tutti, l'osservazione di Tommaso Foti del Pdl ha tagliato il suo traguardo. Zitto zitto l'onorevole non ha creato dibattito e così, nel mezzo di quella che il capogruppo del Pd Marco Bergonzi aveva definito "bulimia da votazione", i consiglieri si sono persi la fatidica osservazione 36.6, accolta dagli uffici, che chiedeva «di indicare la realizzazione di invasi, con studi già in corso (riferimento al progetto Annibale di Confagricoltura, ndc) tra le misure di tutela quantitativa delle acque». L'osservazione era slittata nel secondo turno di votazione per poter dare al consigliere Gianluigi Boiardi (Nuovo ulivo) la possibilità di trovare un emendamento "perduto" negli uffici o mai presentato, dove si chiedeva che nel termine invaso fosse esclusa la possibilità di una diga. Dato per perso il documento, il presidente del consiglio provinciale Roberto Pasquali ha aperto il consiglio senza tante introduzioni al tema. Morale: alla votazione si sono dedicati una manciata di secondi.
Ma a distanza di un giorno si spulciano le osservazioni. E salta fuori che la diga è passata. I consiglieri non si ricordano del tutto come hanno votato, gli uffici della Provincia al sabato non rispondono e il presidente del consiglio Pasquali ammette che c'era un po' di confusione in quel momento. Trespidi è sicuro nel ricordare un verdetto di unanimità. Ma la convinzione è lontana anni luce dall'ex presidente Gianluigi Boiardi che replica: «Impossibile che io abbia votato una simile porcheria». Perché allora non ha detto niente? «Ma tanto - risponde - qui ragionano a colpi di maggioranza. Faranno uno studio, lo pagheranno. La nostra diga più grande è il Po, con lo sbarramento di Isola Serafini». Un sì del Pd suonerebbe meno strano: «Noi non abbiamo mai detto - spiega Bergonzi - di essere contrari alla diga, la metteremmo in fondo alle possibilità ma in questa circostanza sono sicuro al 99 per cento che come Pd ci siamo astenuti». Secondo Massiliano Dosi (Lega Nord) «la minoranza ha votato tutta contro e la maggioranza tutta a favore» ma precisa di non esserne sicuro al cento per cento.
Ma come mai Trespidi non ha fatto notare che lo studio sulla diga fosse passato né durante i "titoli di coda" del consiglio né quando il consigliere Bergonzi gli ha donato una margherita per chiedergli le sue intenzioni? «Non mi sembrano atteggiamenti in contraddizione - risponde - quell'osservazione fa seguito all'odg. L'amministrazione precedente con una delibera di giunta del 2008 recepiva uno studio del Consorzio di bonifica per un invaso di montagna sul fiume Trebbia. Adesso si stracciano le vesti».
Le intenzioni comunque sono chiarissime, entro la fine dell'anno si saprà cosa ne pensa la Regione.
«Lo studio che vorremmo fosse fatto - prosegue Trespidi - non è di competenza della Provincia. L'ente predisposto a costruire dighe è il Consorzio. La Regione dà il via libera, poi ci sono due ministeri coinvolti: quello dell'Agricoltura e quello dei Lavori pubblici. Credo si saprà qualcosa entro la fine dell'anno. Mi hanno detto che la portata di acqua più grossa è quella del Trebbia ma dobbiamo muoverci insieme, liberi dai pregiudizi ideologici».
Resta un'ultima domanda: nella miriade di "puntelli" regionali votati in extremis a pochi minuti dalle 22 cosa ci sarà stato dentro? Forse che non si può fare una diga? Sarebbe il colmo. Elisa Malacalza Piacenza 04/07/2010
Parenti deluso: «Poco coraggio sulla pedemontana» Il presidente della Camera di Commercio: Piacenza ha strade obsolete, la crisi ci dovrebbe far ragionare. (malac.) Si possono destinare sei milioni di metri quadrati alla logistica con tutti i camion annessi e dire no alla pedemontana? Mentre i nipotini di Giuseppe Parenti vanno al mare perché l'aria piacentina soprattutto in estate si fa irrespirabile, il presidente della Camera di commercio pensa decisamente di no e invita la Provincia a maggior coraggio. Ma non è l'unica incoerenza sottolineata dal vertice della categoria. L'autostrada a quattro corsie tra Castelsangiovanni e Fiorenzuola era un po' il "sogno di una vita" per il gruppo di Parenti. Tuttavia l'osservazione presentata resta accolta parzialmente dal consiglio e si riduce a un proposito ideale per decongestionare la via Emilia pavese e parmense. Facciamo un passo indietro. Alla fine del mandato di Boiardi, la giunta era stata definita "poco coraggiosa". Il boom di osservazioni al Ptcp arrivate in massa in Provincia con il cambio di "timoniere" era suonato quasi come un assalto alla diligenza. Inutile dire che associazioni, categorie, sindaci, cittadini ci speravano molto. Qualcosa è stato accolto, qualcos'altro no. Ma il Ptcp si è rivelato uno strumento non poi così flessibile (studio della diga a parte). Chi incassa il colpo torna a vedere lo stesso poco coraggio che era stato additato all'ex presidente.
Tra questi anche Giuseppe Parenti, primo sostenitore di quel "sogno di una vita". Deluso? «Penso che l'approvazione parziale sia stata una scelta poco lungimirante - risponde - sono rimasto molto perplesso. Il consiglio ha approvato all'unanimità l'ipotesi di una bretella che passerebbe al di là del Po. Andiamo sempre a scaricare sul territorio degli altri il nostro traffico? Per forza c'è stato voto unanime. A Piacenza abbiamo strade obsolete, la pedemontana sarebbe l'ipotenusa di un triangolo e soprattutto c'è già chi la farebbe in project financing. In Provincia si sta pensando a ipotesi senza avere i piedi piantati per terra, la crisi ci dovrebbe far ragionare. La pedemontana succhierebbe un po' di traffico da tutte le strade. La città non può più reggere, il traffico è destinato ad aumentare e non ci sono risorse pubbliche. L'amministrazione ci ripensi».
Sulla questione del coraggio e della politica del "fare" interviene Foti: «In tutti i processi decisionali se la Provincia è compartecipe finisce col fare niente. Bisogna lasciar fare ai commercianti i commercianti, agli artigiani gli artigiani e così via. Al tempo stesso le Società autostradali devono fare le società autostradali. Allora sì che i risultati saranno diversi. Una fase è finita e se ne apre una nuova. La sfida è sul percorso. Quando si dice che abbiamo votato il piano per stravolgerlo - precisa in conclusione l'onorevole - non intendiamo sotto il profilo dello spot politico: vogliamo portare la Provincia ad attrarre quei centri direzionali che fatalmente ha perso».
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