Tremonti sdrammatizza.
Consulta boccia dl 2004 su tagli alle regioni. La Corte Costituzionale: illegittima parte del decreto legge sul contenimento della spesa pubblica per tutti gli enti locali. ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità del decreto legge sul contenimento della spesa pubblica approvato con voto di fiducia nel luglio 2004 nella parte in cui vengono fissati per Regioni ed enti locali tagli alle spese per consulenze esterne, spese di missione all'estero, rappresentanza, relazioni pubbliche e convegni e spese per l'acquisto di beni e servizi. Si tratta di vincoli che - si legge nella sentenza n. 417 depositata oggi in cancelleria - «non costituiscono principi fondamentali di coordinamento della finanza pubblica, ma competono una inammissibile ingerenza nell'autonomia degli enti quanto alla gestione della spesa». 14 novembre 2005
Tremonti sdrammatizza gli effetti della pronuncia della Consulta Il premier: sentenza politica. I leghisti: spinta al federalismo "Nessun problema per i conti ma ora spieghino quei privilegi" di CLAUDIO TITO, Repubblica del 15 novembre 2005
"Non cambia niente, certo. Ma proprio per questo mi sembra l'ennesima sentenza incomprensibile. Una strumentalizzazione politica". Quando la decisione della Corte costituzionale sui tagli agli enti locali è diventata pubblica, Silvio Berlusconi ha prima di tutto chiamato il ministro dell'Economia. Giulio Tremonti, in partenza per Israele, lo ha tranquillizzato: "L'impatto sulla Finanziaria 2006 è pari a zero".
Eppure, nonostante le rassicurazioni del Tesoro, l'inquilino di Palazzo Chigi non ha affatto gradito l'intervento della Consulta. Le sue preoccupazioni, al di là degli effetti concreti sulla manovra economica all'esame del Parlamento, riguardano l'immagine del governo. Perché sull'esecutivo gravano ancora, come una spada di Damocle, tutti i rischi legati ad un possibile abbassamento del rating del nostro debito pubblico e il giudizio ancor più severo di Bruxelles sui nostri conti.
Una preoccupazione, infatti, che ha investito anche Tremonti: sebbene il ministro sia convinto che non c'è alcun bisogno di "riscrivere" la Finanziaria. "Non vorrei - ha però confessato ai suoi - che passasse soprattutto l'immagine di un paese instabile e di una Finanziaria a rischio. È una cosa non vera". Anzi, sarebbe "una cosa deleteria per tutti: per Berlusconi ma anche per Prodi se alle elezioni dovesse vincere il centrosinistra. Lo dico da ministro del Tesoro e non come esponente di Forza Italia".
L'intervento dei giudici costituzionali, poi, è stato per il Cavaliere anche l'ultima dimostrazione che le nomine alla corte costituzionale - anche le ultime varate da Ciampi - "vanno sempre nella stessa direzione". E, appunto, proprio la certezza che nulla potrà incidere sulla prossima Finanziaria ha fatto ancor di più indispettire il premier. "E' evidente - si è lamentato con i suoi - che la Corte non ha voce in capitolo sulle coperture finanziarie. Ma ora, almeno nella forma, qualcosa dovremo cambiare. Non indicheremo le voci specifiche per i risparmi degli enti locali. Vorrà dire che le regioni di sinistra, se non vorranno risparmiare, si assumeranno l'onere di spiegarlo agli elettori. Non c'è trippa per gatti e neppure per Prodi e Fassino".
La linea ufficiale, insomma, è questa: "sdrammatizzare". Tant'è che lo stesso Tremonti derubrica la sentenza della Consulta a un qualcosa che "non conta nulla". L'importo delle norme "cassate", in realtà, non è significativo: 260 milioni di euro. Nella Casa delle libertà, allora, un po' tutti sperano che non ci saranno ripercussioni sulla manovra. Per qualcuno può addirittura essere un buon viatico per la devolution. Ne è sicuro il presidente del Consiglio che coglie in questo "l'unico aspetto positivo" della sentenza, ossia "la conferma della nostra riforma federalista". Ne è certo Tremonti. Addirittura ne sono entusiasti i leghisti che vedono in questo "incidente" l'ennesima spinta verso il federalismo.
Per il capo di via XX Settembre, però, in questa fase il problema è un altro. "Il vincolo quantitativo dei tagli è stato rispettato - ha spiegato a tutti i suoi interlocutori - ed è l'aspetto più importante. È il punto che ci fa dire che la Corte ha dato ragione a noi. Eppoi anche i vincoli qualitativi sono considerati accettabili fino a quando non ci sarà il federalismo fiscale". Quindi, "basterà una norma interpretativa per rimettere le cose a posto. E alla fine sarà un boomerang per le regioni: voglio vederle che non applicano quei tagli. Vadano a spiegare che non rinunciano all'auto blu".
Aldilà della ostentata tranquillità del ministro dell'Economia, però, dei riflessi sulla manovra ci potranno essere. Non è un caso che il Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, abbia ieri manifestato con alcuni parlamentari del centrodestra molte perplessità avvertendo che oggi, nella sua audizione alla Camera, non le avrebbe nascoste.
Anche perché la decisione della Consulta potrebbe far scattare l'assalto alla diligenza che molti nella Cdl stanno già preparando nel passaggio del provvedimento a Montecitorio. Alleanza nazionale e l'Udc da giorni sono in pressing. Anche a margine dell'ultimo consiglio dei ministri lo scontro tra Tremonti e diversi ministri è stato asperrimo. Il titolare dell'Economia ha minacciato le dimissioni per ben due volte la scorsa settimana. Ed ora, con ogni probabilità, dovrà far fronte ad un nuovo assalto.
(Repubblica del 15 novembre 2005)
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